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Borini: “Io, l'anti-idolo”

(Il Romanista – D.Galli) La rabbia, l’orgoglio, una ferita lacero-contusa al naso rimediata sgomitando sul miliardesimo pallone recuperato.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) La rabbia, l’orgoglio, una ferita lacero-contusa al naso rimediata sgomitando sul miliardesimo pallone recuperato.

E poi il gol. Il sesto in campionato. Il settimo stagionale, contando quello alla Fiorentina in Coppa Italia. (...) Prestateci qualche aggettivo per Fabio Borini, perché quelli a disposizione sono terminati, inghiottiti dall’Olimpico, divorati da milioni di romanisti ormai pazzi per questo diamante dell’area di rigore. «Un idolo io? No, gli idoli sono Totti e De Rossi. Io sono appena arrivato e ho tanta strada da fare». Tecnica, potenza, diligenza. Macché,è un idolo. Anzi, un anti-idolo. (...)

Minuto 26 del primo tempo. Palla di Gago in profondità, Borini riceve, fa qualche metro, alza lo sguardo, osserva il piazzamento di Mirante e spedisce la palla sul palo opposto. Il resto è il coltello tra i denti, un’esultanza che è un modo di vivere, una way of life, un messaggio al difensore avvversario. «È un simbolo che mi rappresenta totalmente e che faccio per far capire che sono uno che non molla facilmente », dice sempre Fabio. Il coltello tra i denti è l’icona del calciatore perfetto, quello che sogna il tifoso, quello che se perde palla non ancheggia triste e insoddisfatto ma è disposto a morire sopra quella palla. Per riprenderla, riavviare l’azione, consentire alla Roma di partire al contrattacco. È quello che è successo ieri, è quello che capita sempre, è quello che avviene pure quando a Siena la squadra gira a vuoto. Lui si salva mettendoci il cuore, allungando la gamba, tirando fuori gli attributi. That’s amore, that’s Fabio Borini, that’s il ragazzo già uomo che Luis Enrique ha preferito a Lamela («preferito è una parola grossa», dice Fabio «io faccio il lavoro che mi chiede il mister»). E se l’ha fatto, è perché l’estro è un regalo di Madre Natura. (...).

«È importante essere continui nel lavoro che faccio io e in quello di squadra» (...) «ma è il gruppo che deve fare la differenza, dimostrando di avere voglia». Voglia innanzitutto «di mantenere la nostra posizione. Non facciamo progetti, guardiamo partita per partita». Segnare al Parma, la sua ex squadra (anche se è in comproprietà), non dà più gusto. «Un gol da ex vale nella stessa maniera. È sempre un gol importante» (...) «Per arrivare in alto (...) serviranno continuità, cattiveria e voglia di arrivare in alto. Questo farà la differenza ». Tradotto: se tutti giocheranno con il suo stesso furore. Ma lui insiste: «Non sono io decisivo. È la squadra che fa la differenza e che è stata continua e cattiva come vuole il mister ». (...)

L'AD FENUCCI - «La Champions? Dal punto di vista sportivo sarebbe un grande successo visto il grande rinnovamento fatto sulla squadra. Dal punto di vista economico il programma di investimenti varato non dovrebbe avere modifiche anche in caso di mancata qualificazione». Lo ha spiegato ieri l’amministratore delegato, Claudio Fenucci, a margine di Roma-Parma. «Stiamo cercando (...) di costruire una squadra competitiva sin da subito, anche se fa bene Luis Enrique a pensare partita dopo partita. Parlando di futuro, ci piace sottolineare il grande risultato della Primavera che ha conquistato la finale del torneo di Viareggio e finalmente torniamo a competere per questo prestigioso trofeo». Un trofeo che veniva menzionato sempre da Dino Viola quando elencava tutti i suoi grande successi alla guida della Roma. Una competizione che Luis Enrique sta seguendo passo passo. Protagonisti della finale su sponda giallorossa saranno alcuni dei migliori elementi del nostro vivaio, come Pigliacelli, Piscitella, Viviani e Verre. Ragazzi che orbitano nella prima squadra. E che sono la base per la Roma del futuro.