(Il Romanista - G.Manfridi) - Contrastare la delusione è difficile, ma continuare a fomentare illusioni lo è quasi di più.
rassegna stampa roma
Basta fomentare ancora illusioni
(Il Romanista – G.Manfridi) – Contrastare la delusione è difficile, ma continuare a fomentare illusioni lo è quasi di più.
Questa Roma, così, non può piacere né a noi né a nessuno. Non può piacere al suo tecnico, né alla dirigenza, né a se stessa. Sappiamo che può esprimere grande bellezza, il che però non basta se non ci fa capire di quanto carattere sia provvista. Semmai, sotto questo aspetto, abbiamo dovuto sopportare ripetute conferme in negativo. Per ben tre volte durante il campionato in corso siamo stati fatti oggetto della pietà altrui: prima a Firenze, poi a Bergamo, e da ultimo, sabato pomeriggio, in quel di Lecce, dopo aver raggiunto il culmine di un’autentica mattanza calcistica. Ricordo Cosmi, a luglio, aggirarsi con umile bonomia nella tribunetta stampa di Riscone a perscrutare le alchimie captatorie di Luis Enrique. L’uomo del fiume aveva l’aria del neofita intenzionato ad apprendere. Chiunque notasse la sua sagoma massiccia e il suo collare alla Cavour, gli riservava segni di simpatia. Vederlo lÏ, attento e solerte, ci inorgogliva.
Il suo ormai remoto ma immarcescibile "Forza Roma!" esclamato in faccia ai laziali rimarrà per noi tutti un vertice poetico che nessun contrasto sportivo, nessun dispiacere che possa venirci da una squadra da lui allenata, riuscirà mai a sminuire. Al contempo, ci insuperbiva sino alla spocchia il fatto che un ottimo tecnico del suo livello avesse deciso di sacrificare giorni di vacanza per venire a visitare un laboratorio di tattiche e di strategie tanto all’avanguardia da attirare addirittura l’interesse di un navigatissimo sciamano della panchina come Arrigo Sacchi. In quei giorni si respirava davvero un clima denso di suggestioni tutt’altro che astratte. Gli alambicchi e le provette dell’asturiano lasciavano fluire nella trasparenza dei loro vetri miscele dalle potenzialità inesplorate. Molto di ciò che poteva essere lo si è visto in campo e ci è piaciuto, ma tanto di insoluto ancora resta, e questo tanto, che è in grado di esporci a tracolli sciagurati, va addebitato a parecchi. Trovo fuori luogo, al momento, stilare percentuali di demeriti che rimandano alla gestione del mercato (quello di gennaio, soprattutto), all’incapacità di trasfondere in chi scende in campo la giusta tensione agonistica, e ai giocatori in prima persona, che un certo grado di determinazione dovrebbero possederlo in proprio senza bisogno che nessuno stia lì a inculcarglielo.[...]
Questo è il punto: la fiducia estrema non tanto in un allenatore, quanto in una maniera di operare. Qualsiasi alternativa all’attuale guida tecnica significherebbe un’automatica rinunzia alla struttura per così dire ideologica del nuovo corso aziendale che si è voluto dare alla Roma venuta fuori dall’era Sensi. Il fatto che buona parte del pubblico gialorosso abbia sposato la causa ‘spagnola’ con passione intrisa di consapevolezza e maturità va inteso come uno dei veri guadagni della nostra stagione; come un risultato culturale prezioso non però sufficiente a farci accettare lo score complessivo che si va profilando. La nostra personale considerazione di Luis Enrique è sempre stata alta, ma non possiamo rischiare di trasformarla in un atteggiamento fideistico. Se così fosse, finiremmo col dare senso a frasi assurde del tipo: “Dopo il primo gol ho capito che non c’era più niente da fare”. Ma il primo gol è arrivato al 22’! Come si può giustificare una resa tanto precoce se non con una paradossale sfiducia nella propria squadra?[...]
La vera punizione è toccata ai tifosi nel vederli ridotti così. E nel vedere l’ottimo Cosmi far piazza pulita del nostro orgoglio di questa estate. Tuttavia, ripeto: tra stima e devozione c’è un discrimine che tengo per buono e che non va superato. Inutile che Heinze, con uno slancio sin troppo sacrificale, si faccia carico di ogni colpa. I quattro in pagella che sono stati dispensati quasi all’unanimità dal Romanista e non solo a tutti i responsabili della disfatta salentina impongono un esame di coscienza collettivo. [...]
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