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«Abete è un nemico del calcio»

(Il Romanista – D.Galli) – Adesso tutti grideranno allo scandalo. Adesso tutti diranno che Zeman ama sollevare i polveroni. Quasi che ci provasse gusto.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) - Adesso tutti grideranno allo scandalo. Adesso tutti diranno che Zeman ama sollevare i polveroni. Quasi che ci provasse gusto. Quasi che lo facesse per noia, per professione o per passione. Ma che ha fatto Zeman di nuovo? In un’intervista che sarà pubblicata domani da  Sette, gli viene chiesto se andrebbe a cena con Abete. E il tecnico della Roma risponde, candidamente: «Abete? Perché no? Abete non è nemico mio. È nemico del calcio». È una frase forte, senza dubbio. Ma il bersaglio è Abete solo indirettamente. Lo è solo per quello che il presidente della Federcalcio rappresenta. Il concetto viene precisato in serata all’Ansa dallo stesso Zeman: «Quanto dichiarato non era riferito alla persona del presidente della Figc, ma al sistema calcio nel suo complesso, che negli ultimi anni ha perso occasioni importanti per riformarsi».

Da parte del presidente della Federcalcio non c’era, e non c’è, nulla di personale, ma il ruolo di Abete quello imponeva, e impone. Zeman si è scagliato contro quello. Anzi, contro le norme difese da quel ruolo. Contro, appunto, «il sistema-calcio nel suo complesso». Facciamo un passo indietro. È Ferragosto, il patteggiamento è saltato e Conte è stato appena squalificato per 10 mesi dalla Disciplinare. Squalificato, ma per modo di dire. Almeno, così la pensa Zeman, che l’ultimo giorno di ritiro a Irdning accusa non tanto Conte, quanto i princìpi della giustizia sportiva. «Credo che un allenatore che abbia una lunga squalifica - dice - non dovrebbe poter allenare». Apriti cielo. La Federcalcio si schiera contro Zeman. Prima parla Prandelli, poi parla Abete: «Le parole di Zeman su Conte? Io penso che il modo migliore di fare sia quello di porre i problemi solo quando si è direttamente interessati o coinvolti nelle polemiche, perché è troppo facile chiedere modifiche o dire che le cose non vanno bene nel momento in cui c’è l’occasione di fare polemica. Se si vuole coinvolgere la Federazione all’interno di polemiche fini a se stesse, si sappia che non è questo il ruolo della Federazione. La Federazione non ha il ruolo di opinionista, la Federazione è un soggetto istituzionale. Oggi le regole dicono che un allenatore che è inibito ha tranquillamente la possibilità di allenare durante la settimana».

Abete ha ragione, la Federazione non è un’opinionista, ma è il garante di un complesso di norme. È possibile, è umanamente possibile, che ora - pure qui a domanda precisa - Zeman abbia risposto alla sua maniera. Limpida, netta, senza compromessi.  Zeman è questo. Il maestro continua a dire quello che pensa, come tredici anni fa. E non solo di Abete. Di tutto. Perché di tutto parla nell’intervista a Sette. Della sua idea di calcio che si basa su «serietà e impegno» e dell’ambiente calcistico: «C’è qualche miglioramento. Ma temo che sia più paura di essere scoperti che per convinzione. Servono più esempi positivi». Per Zeman, il calcio «dovrebbe essere semplicità» e «bisogna vincere dimostrandosi superiori sul campo e non fuori dal campo».