Dalla Gazzetta dello Sport apprendiamo che da quando è in Italia Rudi Garcia ha violato per ben 11 volte la norma (Fifa) che proibisce l’utilizzo di mezzi di comunicazione in panchina. E che per 11 volte ha pagato (lui o la Roma, il dettaglio non è chiaro) la multa relativa: in totale 122 mila euro. Il tecnico francese è stato colto in castagna anche domenica all’Olimpico nella gara con il Torino, impegnato in telefonate proibite con il proprio vice, sistemato in tribuna per monitorare la partita dall’alto. Che la regola sia obsoleta e meritevole di abolizione non ci piove ma, fino a prova contraria e in base a un elementare principio di diritto, se una norma non risulta abrogata si intende pienamente in vigore.
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Il telefono rovente di Rudi Garcia. Divieto da abrogare
Il tecnico francese è stato colto in castagna anche domenica all’Olimpico nella gara con il Torino, impegnato in telefonate proibite con il proprio vice, sistemato in tribuna per monitorare la partita dall’alto.
Per questo motivo stupisce: 1) l’incapacità della giustizia sportiva di sanzionare in maniera più efficace (squalifica) chi, infischiandosene dell’ordine costituito, somma una serie di recidive da Guinness dei primati; 2) l’incapacità da parte di Garcia di comprendere la negatività del messaggio trasmesso: chissenefrega delle regole, il pagamento della multa lava tutto.
Se l’ottimo tecnico giallorosso lo consente, avremmo un suggerimento ad hoc: scateni i suoi dirigenti in un’azione diplomatica tesa alla cancellazione dell’anacronistica norma, lasci il cellulare nello spogliatoio e versi ogni settimana i 10 mila euro (circa) di multa risparmiati a chi ne ha realmente bisogno. In questi tempi di disperazione avrà soltanto l’imbarazzo della scelta.
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