(Corriere della Sera-Luca Valdiserri) La Roma - anche in dieci (Maicon espulso al 20’ del s.t.) e senza gli infortunati Totti e Gervinho – sa soltanto vincere. La Banda Garcia passa a Udine, facendo saltare l’imbattibilità casalinga dei friulani che durava dal 2 settembre 2012 (Udinese-Juventus 1-4) ed era lunga 22 partite. Mantiene così cinque punti di vantaggio su Napoli e Juve, dando un colpo al fegato delle rivali, che speravano di guadagnare terreno sulla capolista.
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Stavolta ci pensa Bradley a tenere in alto la Roma
(Corriere della Sera-Luca Valdiserri) La Roma – anche in dieci (Maicon espulso al 20’ del s.t.) e senza gli infortunati Totti e Gervinho – sa soltanto vincere.
È stata la vittoria più difficile delle nove di questo campionato da 27 punti, 23 gol segnati e uno solo subito. E lo è stata per le ragioni scritte sopra e per l’ottima preparazione della gara fatta da Guidolin, almeno nel primo tempo: un doppio trequartista, dietro Di Natale, tra le linee. In un primo tempo Pereyra e Muriel, dopo 20’ Lazzari e Muriel. Un piano tattico che ha messo in difficoltà De Rossi, preso tra due fuochi, e che nel primo tempo ha portato al palo di Muriel (3’), a un’occasionissima sprecata da Di Natale (18’) e a un disperato salvataggio sulla linea di Castan su «scavetto» di Gabriel Silva, che aveva saltato De Sanctis. La Roma, con Borriello centravanti, era orfana del genio di Totti.
La squadra, troppo lunga in campo, è sembrata incapace di sviluppare un nuovo gioco, anche se qualche occasione l’ha avuta. L’uso incerto dei cartellini gialli, da parte dell’arbitro Bergonzi, ha avuto un peso importante nella gara. Ma, paradossalmente, lo ha fatto al contrario di quanto si poteva pensare. L’espulsione di Maicon – netto il secondo giallo, inesistente il primo – ha lasciato la Roma in dieci ma l’Udinese non è stata minimamente capace di approfittarne. È questo, probabilmente, l’unico limite di Guidolin: bravissimo nel controgioco, meno quando si deve imporre il proprio.
I friulani non hanno mai dimostrato, in quasi mezz’ora, di avere un uomo in più. Garcia è stato costretto a un doppio cambio e, come il 99% delle decisioni che ha preso quest’anno, non ha sbagliato: dentro Torosidis per Pjanic (al 23’, per formare un 4-4-1) e soprattutto dentro Bradley per Borriello (al 33’). Ljajic è passato a fare l’attaccante e la squadra ha ritrovato il suo gioco solito. Al 37’ Strootman ha riguadagnato palla e puntato la porta: perfetto il «ricciolo» di Ljajic, che ha portato via due uomini dalla difesa, e Bradley, che aveva seguito l’azione, ha potuto calciare con grande libertà dal limite dell’area. Gol. Nona vittoria su nove partite. Impazzimento al fischio finale. La Roma continua a sognare. Ora ancora di più.
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