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La Samp certifica il crollo Roma. Garcia: “Non sarò un peso per il club”

Un disastro che, purtroppo, ha nell’allenatore e nel direttore sportivo Walter Sabatini, che ha pesantemente indebolito la squadra al mercato di riparazione, i punti focali

Redazione

La Roma e Rudi Garcia offrono qualcosa di peggio a chi si lamentava della pareggite: la prima sconfitta casalinga del campionato, contro la Sampdoria. Un disastro che, purtroppo, ha nell’allenatore e nel direttore sportivo Walter Sabatini, che ha pesantemente indebolito la squadra al mercato di riparazione, i punti focali. E’ una squadra che non vince in casa dal 30 novembre 2014, 4-2 all’Inter; che ha segnato la miseria di due gol nelle ultime cinque partite; che vive di scelte che non sono meritocratiche ma si avvicinano al nonnismo; che fa entrare dalla panchina un Primavera (Verde) che viene mandato allo sbaraglio e un giocatore (Doumbia) che non sta fisicamente in piedi. I fischi del pubblico — con Gervinho nel mirino più di tutti, anche per via del rapporto privilegiato con il tecnico — e il coro «tifiamo solo la maglia» hanno scritto la parole fine sulla partita peggiore della stagione giallorossa.

Mancano undici giornate alla fine del campionato, più l’impegno di Europa League contro la Fiorentina, giovedì sera all’Olimpico, ed è difficile capire come arrivare in fondo. Garcia, in conferenza stampa, ha detto parole pesanti: «Ho imparato a innamorarmi di questa Roma e di questa città ma non sarò mai un peso per questo club. Faremo i conti alla fine della stagione». Se non un addio, l’idea che ci possa essere. La Sampdoria ha rischiato nel primo tempo ed è venuta fuori nel secondo, quando ha segnato con De Silvestri su azione da calcio d’angolo, in cui la Roma ha difeso da squadra amatoriale, con Iturbe fermo come una statua ad osservare Eto’o, e raddoppiato con Muriel, fatto entrare al momento giusto da Mihajlovic dalla panchina. Un cambio produttivo, esattamente il contrario del povero Doumbia.

Il secondo posto che la Roma conserva in classifica è, in questo momento, uno dei grandi misteri del mondo, come i moai dell’isola di Pasqua. La squadra è implosa, la Lazio adesso è a un solo punto e ne ha guadagnati 11 nelle ultime cinque giornate. Non solo è a rischio la qualificazione diretta alla Champions League, in questa situazione la Roma può anche arrivare settima. La Lazio è a un punto, il Napoli a quattro, la Fiorentina e la Sampdoria a cinque. Ma il problema vero sono la sparizione del gioco e la testardaggine di Garcia di puntare sempre e solo su Totti e Gervinho. Il primo paga il conto alla carta d’identità: ieri ha ricamato qualche bel passaggio, ma ha fallito due occasioni da gol che fino a due anni fa avrebbe segnato a occhi chiusi. Il secondo è rimasto in Coppa d’Africa, dopo il trionfo della Costa d’Avorio, e in questo momento lascia la squadra in dieci dal primo minuto. Quanto a Iturbe, pagato 31 milioni, è ancora fermo a un gol in campionato, un sesto di quelli segnati dallo stopper torinista Glik. Ieri, oltre a un campionario di nefandezze offensive, ha anche spalancato la porta per il primo gol blucerchiato. Alla Samp restano due mesi e mezzo per sognare. Alla Roma per cercare di rimettere insieme i pezzi. Non continuare con Garcia nella prossima stagione sarebbe il sigillo del fallimento.