rassegna stampa roma

Il riposo dei famosi

Tanti gli allenatori famosi rimasti senza panchina: si va da Ancelotti a Spalletti, da Mazzarri a Prandelli, da Trapattoni a Lippi

Redazione

Sarà un autunno caldo per gli allenatori che hanno conservato o trovato una panchina. E non soltanto in Italia. Perché mai come questa volta sono rimasti senza squadra (per scelta o per una congiuntura astrale) allenatori famosi e vincenti. Ce n’è per tutti i gusti, a cominciare da Carlo Ancelotti: avrà anche perso la Liga dal Barcellona e non sarà arrivato alla finale di Champions, irritando molto Florentino Perez, che guarda solo gli almanacchi, ma è pur sempre l’allenatore campione del mondo in carica (Marrakesch, 20 dicembre 2014, Real-San Lorenzo 2-0). Il Milan lo ha corteggiato moltissimo, ma, come si dice in questi casi, la salute viene prima di tutto e allora il tecnico che ha vinto in quattro Paesi (Italia, Inghilterra, Francia e Spagna) ha deciso di fermarsi almeno per ora.

Sono senza panchina di club anche gli ultimi quattro c.t. azzurri prima di Conte: Trapattoni e Lippi, per scelta (sono disponibili, eventualmente, solo per le nazionali), Donadoni e Prandelli, perché vengono da esperienze traumatiche. Il primo ha passato mesi difficilissimi a Parma, dove deve aver visto di tutto e forse, per ricaricare le batterie, avrebbe bisogno di un anno intero di meditazione. Il secondo, nonostante il precipitoso esonero di novembre, non deve aver preparato male i giocatori del Galatasaray, se il 25 maggio hanno vinto il campionato (20° titolo). E a proposito di ex c.t., c’è anche Alberto Zaccheroni, che ha chiuso al Mondiale in Brasile il suo faticosissimo quadriennio sulla panchina del Giappone (storica vittoria nella Coppa d’Asia 2011), e che per ora si diverte a fare il commentatore per la tv nipponica (anche alla finale di Berlino).

Non è ancora arrivato il momento di tornare in panchina per Spalletti, esonerato dallo Zenit San Pietroburgo (dopo due titoli consecutivi) il 10 marzo 2014, quando era secondo in classifica. Ci sono stati sondaggi (Napoli), ma non vere trattative, anche perché risulta in orbita Zenit fino a dicembre. Resta sotto contratto (scadenza giugno 2016) Walter Mazzarri, che era stato costretto a lasciare l’Inter il 14 novembre 2014, quando era stato richiamato Mancini. Si era parlato di lui come del successore di Garcia alla Roma, poi fra Pallotta e tecnico è tornato il sereno. È stato invece tempestoso il finale tra la Fiorentina e Montella, sollevato dall’incarico e ora fermo ai box, in attesa di tempi migliori (e di un club che paghi 5 milioni di euro per liberarlo), dopo il triennio viola. Restano sempre sotto contratto con il Milan sia Clarence Seedorf sia Filippo Inzaghi e con loro c’è una serie di tecnici rampanti, costretti a segnare il passo: si va da Stramaccioni, che non è stato confermato all’Udinese a Zola, reduce dalla dolorosa esperienza con il Cagliari, a Mangia, sotto contratto con il Bari.

Appena si è capito che Francesco Guidolin è pronto a tornare, dopo l’anno sabbatico nell’orbita Udinese, sono stati molti i club che hanno pensato a lui, ma al momento un contratto non c’è. Come non c’è per Ranieri e Delneri. Del resto ha deciso di tirare il fiato anche Jurgen Klopp, l’uomo che aveva portato il Borussia Dortmund al titolo e alla finale di Champions League. Ha deciso di staccare la spina, per vedere l’effetto che fa. Come Di Matteo, esonerato dallo Schalke 04. L’Italia ha fatto scuola: nessuno ha più pazienza.