rassegna stampa roma

«Presidente, non venda Mire alla Juve»

Lettera aperta a Pallotta: «A Boston c’è già stato il caso di Babe Ruth»

Redazione

Caro Presidente Pallotta, le scrivo da romanista, preoccupato dalle voci insistenti che Miralem Pianjc starebbe per migrare dall’AS Roma alla FC Juventus.

La Juve, infatti, secondo alcune fonti starebbe pagando i 38 milioni di clausola rescissoria per assicurarsi il bosniaco. Di più, nonostante le smentite, lei starebbe trattando al ribasso con i dirigenti bianconeri. Non entro nel merito. Lei saprà trovare il giusto equilibrio tra rafforzamento della squadra, fair play finanziario, e ragioni del cuore.

Ma a Lei, che viene da Boston e che ha vissuto in prima persona il mito dei Red Sox, vorrei rammentare una storia che è entrata nella narrazione collettiva del baseball americano. Tra il 1914 e il 1919 i Boston Red Sox vinsero tre World Series, il campionato professionistico americano, portando a cinque i loro successi totali. Nessuna squadra di baseball lo aveva mai fatto prima. Protagonista e trascinatore fu un giovane pitcher di grande talento, George H. Ruth, affettuosamente chiamato the Babe o The Bambino.

Ma nel 1920, Harry Frazee, proprietario del club, decise all’improvviso di vendere il ragazzo ai New York Yankees per 125 mila dollari. E lo fece per poter finanziare un musical a Broadway dove la sua fidanzata avrebbe recitato da protagonista.

Il resto è storia. Grazie a Babe Ruth i New York Yankees, che non avevano mai vinto una World Series, ne conquistarono quattro di fila e, da allora, diventarono inarrestabili, arrivando a inanellarne ben 26. Dinventarono la Juventus del baseball americano. Al contrario, i Boston Red Sox non vinsero più le World Series per i successivi 86 anni. Un maleficio sciolto soltanto nel 2004 dopo l’arrivo al vertice del club del mio amico Larry Lucchino.

Caro Presidente Pallotta, Miralem Pianjc non è Babe Ruth e l’AS Roma non è i Boston Red Sox. Ma nel calcio, come nel baseball, le suggestioni e i presagi sono spesso premonitori. Ecco perché proprio Lei, che è cresciuto nel North End, il quartiere italiano di Boston, forse dovrebbe pensarci non una, ma 86 volte, tanti quanti furono gli anni del digiuno dei Red Sox, prima di lasciar andare un giovane di così grande talento e classe.  Tanto più se la destinazione è quella del club torinese, l’avversario con il quale dobbiamo necessariamente misurare le nostre ambizioni.

Ci provi, Presidente Pallotta. Faccia un gesto verso Pianjc. Non vorremmo che Lei diventasse nella storia dell’AS Roma quello che Harry Frazee è stato in quella dei Boston Red Sox.

Con stima e immutata fede giallorossa.

(Lettera aperta di Paolo Valentino verso il Presidente James Pallotta)