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Pirlo il testimonial perfetto, ma Beckham resta inarrivabile

In un mondo dove il calcio si unisce spesso alla moda, Andrea Pirlo potrebbe rappresentare il successore di Beckham, che per anni ha fatto - e fa tutt'ora - sognare milioni di donne nel mondo.

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Chi sarà il nuovo maschio calciante da spingere in passerella, da vestire con il logo in bella vista, quello capace di far vendere uno sconsiderato numero di jeans, mutande o telefonini? Chi sarà (se ci sarà) il nuovo emulo di David Beckham, che ha radicalmente scompigliato l’immagine del calciatore diventando una stella globale di fascino e stile? I mondiali brasiliani non saranno soltanto una ghiotta vetrina-asta per goleador e terzini concupiti dai club più ricchi del mondo ma pure un festival in cui pescare i nuovi eroi della pubblicità, gli scalatori della classifica di consigli per gli acquisti.

Se un tempo, al di là del valore in campo, la prova del successo stava nel diventare una figurina Panini, oggi è mettere la faccia (magari diversificando) su qualche prodotto da promuovere. Specialista del genere, proprio come nei calci di punizione, il fuoriclasse di nazionale e Juventus Andrea Pirlo: è comparso o comparirà in campagne di Jeep Fiat, Sisal Match Point, poi Mediaset Premium con Balotelli, Sky con Totti e Ambrosini, Nike con Cristiano Ronaldo, Neymar, Rooney, e, a celebrazione di chiome fluenti, lo shampoo Garnier Fructis con Claudio Marchisio. Che il sex appeal da bel tenebroso piuttosto che da Bronzo di Riace sia uno spunto per colpire gli specialisti di marketing è evidente: basta constatare quanto l’immagine del Balotelli descamisado con pettorali in 3D dopo il supergol alla Germania sia ancora la più gettonata degli Europei 2012.

Per non parlare del maxi-murale pubblicitario di David Beckham in mutande Emporio Armani, che maliziosi dibattiti aveva ispirato dal punto di vista del contenuto e della campagna di Freddie Ljungberg, ex Arsenal, mutandato da Calvin Klein. Pure Dolce e Gabbana hanno messo in slip moltissimi altri top player come Fabio Cannavaro, capitano campione mondiale 2006 e perfino il numero uno assoluto, cioè Lionel Messi. Ma la moda e il mercato in generale non guardano ai calciatori soltanto per esaltarne il fisicaccio o solennizzare le creste alla Hamsik o El Shaarawy, testimonial rispettivamente di Vodafone e Samsung. Proprio Beckham insegna che si può diventare modelli planetari con venti pettinature diverse, posare svestiti ma saper mettersi lo smoking con la stessa nonchalance di Sean Connery ai tempi di 007.

Claudio Marchisio, disinvolto sul set Pepsi Cola come promuovendo il profumo Hugo Boss, viene soprannominato il principino per la raffinatezza dei vestiti che si fa cucire su misura dal sarto di fiducia. E sempre per stare fra i nazionali, analogo gentleman-style praticano il laziale Antonio Candreva e il milanista Riccardo Montolivo, che purtroppo è restato nello spogliatoio non per mangiarsi la scatoletta di Simmenthal (come da spot) ma per grave infortunio. Difficile che i migliori del mondo restino senza sontuosi contratti come confermano anche quelli firmati recentemente da Cristiano Ronaldo, vestito da manager per Emirates e da Zlatan Ibrahimovic, in look da fine settimana per Volvo.

In Italia però il fatto che Andrea Pirlo dotato di frangia e barba da pittore maledetto ma abbigliato con borghese proprietà, sia un recordman dello spot, dimostra come alla fine prevalga la tipologia affidabile più di quella trasgressiva. Non si spiega altrimenti la lunga, storica militanza di Alessandro Del Piero, con o senza uccellino, su Uliveto- Rocchetta e, a proposito di coppie, di Francesco Totti-Ilary Blasi per Vodafone, di Billy Costacurta-Martina Colombari per Roncato e Gianluigi Buffon-Alena Seredova per Ferrarelle. Anche se come abbiamo visto, non c’è spot (e spesso nemmeno coppia) che tenga.