rassegna stampa roma

Pallotta: «Gli arresti accelerano il progetto dello stadio»

Un’entrata a piedi uniti, che ha rischiato di accendere una zuffa nel campo della politica capitolina, già sufficientemente movimentato da espulsioni (arresti) e cartellini gialli (avvisi di garanzia).

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Un’entrata a piedi uniti, che ha rischiato di accendere una zuffa nel campo della politica capitolina, già sufficientemente movimentato da espulsioni (arresti) e cartellini gialli (avvisi di garanzia). E’ stato James Pallotta, il presidente della Roma, al termine dell’incontro di ieri in Campidoglio con il sindaco Marino, a dare un’interpretazione «forte»dello scandalo di Mafia Capitale.. «Le cose stanno procedendo nel modo giusto e questa “rivoluzione” capitolina andrà a velocizzare i lavori per lo stadio», ha premesso il primo dei tifosi giallorossi, andando subito al dunque. «Prima stavano rallentando e non riuscivamo a capire il perché, ora le cose dovrebbero andare in maniera molto più fluida. Tutte le persone che hanno rallentato questo procedimento non ci sono più», ha detto testualmente. Un po’ spiccio, forse. Specie se si considera che rallegrarsi per chi «non c’è più», oltre che jettatorio, rischia di essere una generalizzazione antipatica, che mette tutti nello stesso mucchio.

Le reazioni sono state soprattutto di parte pd. Umberto Marroni, attuale deputato ed ex capogruppo in Comune, considerato da molti nel suo partito fin troppo «dialogante» con il centrodestra, si è limitato ai 140 caratteri di un tweet: «Inquietanti dichiarazioni Pallotta, non capisco nesso tra positivo intervento magistratura e delibera stadio. Faccia i nomi!». Più argomentata la replica di Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza. «Vorrei rassicurare Mister Pallotta sul fatto che nessuno ha mai rallentato l’iter di approvazione della delibera sullo stadio, come dimostrano i precedenti passaggi d’aula. L’accelerazione in questione nasce da uno snellimento dell’odg, alleggerito da delibere non pronte per il voto d’aula. Solo una nuova calendarizzazione, pertanto, nient’altro».

L’inchiesta Mafia Capitale, insomma, non penalizzerà i super progetti per la capitale, a partire dal mega-impianto pallonaro a Tor di Valle. Nei giorni scorsi, per la verità, alcuni esponenti di Sel e del Pd qualche perplessità a «Ignazio» l’avevano espressa. «Sindaco, sicuro che è il caso di andare avanti con un’opera così colossale? Non rischiamo di impantanarci in nuove inchieste?». La reazione era stata cauta, nel timore che dalle carte trapelassero interessi dello sgangherato e rapace affarismo del «Mondo di mezzo». Dalle migliaia di pagine, fortunatamente, non è comunque emerso nulla. E così l’iter per il nuovo stadio riparte, su impulso diretto del primo cittadino. La nuova aula Giulio Cesare sotto la presidenza di Valeria Baglio, subentrata al dimissionario (e indagato) Mirko Coratti, già oggi potrebbe porre la prima pietra. Dopo la sua prima riunione dei capigruppo, ieri la Baglio ha spiegato che «l’assemblea è pronta a fare la sua parte. Siamo motivati, dobbiamo mettercela tutta per dimostrare che Roma non è marcia, non è mafia».

La seduta, fissata per le 12, si occuperà di «punti molto chiari: tra le delibere, in ordine, c’è quella di iniziativa popolare sui rifiuti zero, quella sui regolamenti urbanistici per uniformare il contributo straordinario all’amministrazione, quella su piazza Corazzini in III Municipio e infine il parere sull’utilità pubblica dello stadio».

Il successivo step, a meno di uno stop che molto scontenterebbe il presidente giallorosso un tempo «pazzo» del basket e dei Boston Celtics (e ora di Rudi Garcia), potrebbe verificarsi già martedì, con la messa ai voti e la scontata approvazione in aula Giulio Cesare.

Oh yes... «Ci aspettiamo l’ok auspicabilmente martedì prossimo. Tutti i cittadini dovrebbero essere contenti di quello che il sindaco sta facendo. Sarà spettacolare. Auspicabilmente nel 2017 Roma potrà avere il proprio stadio», ha concluso. Lo stesso avverbio ripetuto due volte in una frase: deve aver capito, mister Pallotta, che in fatto di certezze politico-amministrative Roma non è Boston, e allora è meglio «auspicare» (toccando ferro) che tutto vada per il meglio.