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In fin di vita Ciro, il tifoso del Napoli La famiglia: “Il suo cuore batte ancora”

Ha un cuore fortissimo che in questi cinquanta giorni ha già resistito a tre arresti cardiaci. Tutti gli altri organi ieri hanno dato forfait.

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Ciro non ce la fa più. Dopo cinquanta giorni di lotta tra la vita e la morte, ieri i primi segni di una resa. Il tifoso del Napoli si è aggravato, senza lasciare troppe speranze. Un’infezione polmonare che ha devastato un fisico già molto provato. Adesso è attaccato ad una macchina che lo fa respirare ed è sedato da farmaci che non lo fanno soffrire. Ciro Esposito il 3 maggio scorso fu ferito dai colpi sparati da Daniele De Santis, tifoso romanista, subito prima della finale di Coppa Italia, fra Napoli e Fiorentina. 

Il cuore di Ciro batte ancora. Ma è perché il ragazzo non ha nemmeno trent’anni ed ha un cuore fortissimo che in questi cinquanta giorni ha già resistito a tre arresti cardiaci. Tutti gli altri organi ieri hanno dato forfait. 

Per questo all’una e mezza Padre Mariano («sono napoletano prima che prete») è entrato nella stanza di rianimazione del Gemelli insieme con la mamma Antonella e un pastore evangelico per impartire l’ultima benedizione a questo ragazzo che lavorava in una pompa di benzina a Scampia e amava il calcio e la sua bella Simona. 

Immobile Simona, per tutta la giornata di ieri. Dopo cinquanta giorni di lotta sempre attiva davanti alla porta del pronto soccorso, la ragazza di Ciro ieri ha trovato soltanto la forza di piangere. Nemmeno il coraggio di entrare nella stanza di Ciro dove nel pomeriggio sono sfilati invece ad uno ad uno tutti i parenti e gli amici per quello che senza dirselo temevano essere l’ultimo saluto. 

Ciro Esposito non ce la fa più. E adesso è in prima linea lo zio Enzo Esposito, fratello di papà Giovanni, a chiedere che venga fatta giustizia per il ragazzo e per loro la prima giustizia sono le dimissioni del questore e del prefetto di Roma. «Il questore e il prefetto di Roma hanno sbagliato tutta l’organizzazione dell’ordine pubblico», dice lo zio Enzo. E spiega: «Non dovevano permettere con l’organizzazione dei parcheggi dei pullman che i tifosi del Napoli incontrassero i tifosi della Roma. Non dovevano permettere che mio nipote Ciro rimanesse un’ora in terra senza soccorsi». Polemiche dalla famiglia di Ciro anche nei confronti del sindaco di Roma Ignazio Marino: «In 50 giorni non si è fatto mai vedere», ha detto il padre Giovanni rifiutando l’offerta di una visita che proprio ieri il sindaco avrebbe voluto fare: «Ora è tardi, non lo vogliamo». 

Da Ciro sono arrivati invece Giorgio e Cristiano Sandri, padre e fratello di Gabriele, il tifoso della Lazio ucciso da un poliziotto nel 2007.