Ma il voto in Aula sullo stadio della Roma slitta almeno a metà settembre a causa dei dubbi del gruppo M5S, come riporta il Corriere della Sera.
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Il nuovo stadio va avanti tra i mal di pancia grillini
Raggi vuole accelerare, ma il voto decisivo slitta a settembre
Dal summit sull’opera andato in scena ieri in Campidoglio non emerge una conta a certificare l’ok politico all’opera (o la spaccatura nella maggioranza). Il check è semmai rimandato ad "altre riunioni", dicono alcuni consiglieri prendendo tempo. Significa che, dopo il nullaosta da parte degli uffici a seguito di due diligence, i grillini non hanno sciolto ancora le riserve a licenziare in Assemblea capitolina il progetto di Tor di Valle.
Certo, chi spinge per il sì porta due validi motivi. Il primo è che, a questo punto dell’iter, tornare indietro porterebbe i consiglieri a sudare freddo di fronte a maxi richieste di risarcimento da parte della Roma di Pallotta, intenzionato a capitalizzare gli sforzi anche in funzione della trattativa per la cessione della società. Il secondo consiste nel fatto che calare la carta dello stadio alla viglia delle elezioni, certamente garantirebbe a molti grillini, sindaca compresa, più chance di essere rieletti rispetto alle attuali. Se questi sono gli obiettivi, però, il cammino per centrarli presenta ancora delle asperità. Politiche e di tempi.
Finché non ci sarà la cessione dei terreni di Tor di Valle da Eurnova, la società dei Parnasi, al gruppo immobiliare Vitek, il Campidoglio si troverà a votare in Consiglio Convenzione e Variante che recano ancora la firma di un imprenditore finito in carcere per corruzione. Molti consiglieri, col timore di inciampi mediatici, spingono perché ciò non accada e chiedono di aspettare. Tutto questo fa sì che il progetto vada avanti su due binari: sui media si accelera, nella pratica si prende tempo.
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