Ah, il potere della semplicità e della sintesi. Se Ilary Blasi fosse mia moglie, scrive Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera, e avendo postato sui social una foto innocente della sua bambina intenta a giocare alle costruzioni, si fosse sentita rispondere da un odiatore: "Spero che le tue figlie non seguano il tuo esempio: sei diventata un mostro, brutta, sei riuscita a rovinarti, povera ignorante", avrei replicato più o meno così: "Gentile signore diversamente gentile, tra i danni collaterali delle nuove tecnologie va annoverato quello di avere messo una bomba atomica nelle mani di gente come Lei. La possibilità di rinfacciare con linguaggio brutale un presunto ritocco estetico a una persona famosa, nella fondata speranza di essere letto dall’interessata, è una specie di droga che la ricompensa per le tante frustrazioni da cui deve essere intasata la sua vita. Consentendole di entrare nell’intimità di una diva da copertina e di destabilizzarne l’umore con una serie ben assestata di insulti che mai avrebbe il coraggio di rivolgerle guardandola negli occhi, i social offrono anche a Lei l’illusione di sentirsi qualcuno. Mi spiace deluderla: Lei non è nessuno, se non la vittima di se stesso".
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Ha ragione Totti
Ottima la replica del capitano a chi sui social aveva appena definito sua moglie "povera ignorante"
Ricevendo un messaggio simile, l’odiatore avrebbe aggrottato le sopracciglia e continuato a digitare insulti con rinnovato vigore. Per fortuna il marito di Ilary è Totti, che a chi aveva appena definito sua moglie "povera ignorante", ha replicato: "Tu invece sei un demente". Basta, finita lì. Come si dice a Bolzano, quanno ce vò, ce vò.
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