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Gol-simbolo. La Roma riparte da De Rossi

(Corriere della Sera – L.Valdiserri) Più che un gol, un simbolo. Daniele De Rossi che ritorna a segnare con la maglia della Roma (l’ultima rete il 13 maggio 2012, Cesena-Roma 2-3, l’ultima gara di Luis Enrique) è un segno di giustizia...

Redazione

(Corriere della Sera - L.Valdiserri)Più che un gol, un simbolo. Daniele De Rossi che ritorna a segnare con la maglia della Roma (l’ultima rete il 13 maggio 2012, Cesena-Roma 2-3, l’ultima gara di Luis Enrique) è un segno di giustizia per il calcio, visto che il Livorno si era rifiutato di giocare, e di speranza per la nuova avventura di Rudi Garcia. Non è un mistero che quest’estate i dirigenti giallorossi abbiano cercato in tutti i modi di scaricare l’ingaggio da 10 milioni.

C’è chi dice che abbiano offerto De Rossi pure in prestito. Poco importa che abbia giocato sempre e solo per la stessa maglia e che il suo amore per la Roma sia sconfinato. Così è bello pensare che il destro da fuori area, nelle stadio dove papà Alberto giocò con la maglia amaranto, sia telecomandato dalla voglia di dire: ci sono ancora.

Vittoria meritata perché solo la Roma ha fatto gioco. Vittoria che nasce anche da una mossa di Garcia che, dopo aver sbattuto contro il muro del Livorno per un’ora, toglie Borriello e mette Totti centravanti. In sette minuti la Roma fa molto di più di quello che aveva fatto prima e lo fa a doppia velocità: palo di Florenzi al 19’, gol di de Rossi al 20’ e raddoppio di Florenzi al 22’. Sono tre punti fondamentali: per partire bene e per non pensare che Lamela, ieri naturalmente in panchina, oggi sarà a Londra per garantire, via Tottenham, 35 milioni di euro (30 fissi più 5 di bonus) alle casse giallorosse. Ci sarà da comprare — magari Ljajic e Matri, o Abel Hernandez — ma qualcosa si è già visto.

La squadra non è più un progetto giovani ma un istant team (età media dei titolari di ieri: 29 anni): ha perso, almeno per chi scrive, molto del suo fascino ma per i tifosi della Roma—e a loro devono pensare i dirigenti—dopo tante umiliazioni devi dare risultati. Il piano tattico di Nicola, al debutto in serie A, era semplice: Livorno con la difesa sempre a cinque e Schiattarella a fare il terzino su Totti; centrocampo con Belingheri più mediano che trequartista; Paulinho isolatissimo in avanti. Più che calcio, puro istinto di sopravvivenza. Per salvarsi servirà molto di più. Nella ripresa Garcia recupera il suo vice Bompard che, come d’abitudine, ha visto il primo tempo dalla tribuna per avere una visione migliore del campo, restando in contatto di telefonino con il «capo» (non si può: multa in arrivo). Entra Gervinho per Borriello, Totti passa centravanti e cambia la gara. La palla corre e gli inserimenti di Florenzi non sono più a vuoto. Arrivano i gol, arrivano i punti, arriva il coro dei tifosi: «Lamela, resta con noi». L’unica nota triste è che non è possibile