Dybala dice addio. Non alla Roma, ma ai 75 milioni sauditi

Sembrava un addio, era il più dolce degli arrivederci. Paulo Dybala ha inventato un'altra magia, questa volta fuori dal campo: ha detto no ai 75 milioni dell’offerta saudita dell’Al-Qadsiah. Mancava solo l’accordo tra i due club. Mai attesa è stata più clamorosa nei suoi effetti. In mattinata, tutto tirava in direzione ostinata e contraria. L’argentino, visibilmente commosso, si è fermato per firmare autografi e scattare foto con i tifosi fuori Trigoria, qualcuno gli ha regalato qualcosa di giallorosso da portare in Arabia, in tanti gli hanno chiesto di non andare.

La Saudi Pro League - raccontano Alfredo Gigliotti e Gianluca Piacentini su 'Il Corriere della Sera' - aveva tentato Dybaka a gennaio, con i primi contatti, rispediti al mittente dal calciatore. Il secondo approccio sarebbe poi arrivato a giugno, ma anche in quella circostanza la risposta non era cambiata. Dybala si vedeva protagonista ancora, per almeno due anni, nell’Europa che conta. Da qui le prime crepe con la società, al seguito di una richiesta esplicita di cessione qualora fosse arrivata l’offerta di un club in grado di garantirgli la partecipazione alla prossima Champions League. Il terzo avvicinamento, mosso dal fondo PIF in prima persona, sembrava quello vincente. Il no di Dybala, in pratica, ha fatto saltare un affare da 100 milioni di euro tra ingaggio, commissioni e costo del cartellino. Agli agenti, vero motore di quest’operazione, sarebbero andati 8 milioni di commissioni. La palla torna alla famiglia Friedkin e al direttore sportivo Florent Ghisolfi, che in questi giorni aveva intrecciato molte trattative (Assignon, Danso, Djalò, Riquelme, Boga, Zhegrova, forse il più interessante di tutti).