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Derby violenti, «sempre a porte chiuse»

Alla luce degli scontri di lunedì, al Viminale si ipotizza di farli giocare alle 12.30. Ma non si escludono giri di vite

Redazione

C’è chi vorrebbe farli giocare di mattina, alle 12 o più probabilmente alle 12.30, l’orario degli anticipi della domenica. Sempre. C’è chi da tempo spinge affinché vengano spostati da Roma. Ma dopo le scene di guerriglia viste anche lunedì pomeriggio fuori dallo stadio, con i passanti costretti a rifugiarsi nei palazzi, i lacrimogeni, il traffico in tilt dappertutto, con la tangenziale est usata come un parcheggio «autorizzato» dalla Municipale, l’ipotesi allo studio è quella del derby permanentemente a porte chiuse.

Agli analisti del Viminale non sono piaciute molte delle decisioni prese alla vigilia dell’ultimo Lazio-Roma: in particolare quella di spostare la partita a lunedì pomeriggio e l’orario scelto: le 18. Ma ci sono anche altre situazioni sulle quali si cerca di rimediare per dare la svolta, per fare in modo che gli scontri al derby diventino un brutto ricordo e non una vergognosa appendice di ogni stracittadina. Ogni decisione dovrà comunque essere presa dal prefetto e dal questore che la comunicheranno all’Osservatorio del ministero dell’Interno sulle manifestazioni sportive, diretto da Alberto Intini, che già quest’anno aveva dato il suo parere affinché i derby non fossero giocati di sera e agli incontri fra Roma e Napoli - dopo l’uccisione di Ciro Esposito per mano, secondo l’accusa, di Daniele De Santis - non partecipassero i tifosi ospiti. Ma ai propositi di giri di vite senza precedenti si contrappone il tempo (ancora non si sa quando si giocherà il prossimo derby) e non solo quello. Primi fra tutti i diritti tv che da sempre hanno un peso quasi determinante.

«Se questo dovrà essere per ragioni di sicurezza così sarà - assicura il presidente della Lega di Serie A Maurizio Beretta sui derby fissi a mezzogiorno e dintorni -. Lo decideranno le istituzioni a ragion veduta. È una sconfitta per tutto il sistema». Stesso pensiero del presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio.

Ma bisogna fare in fretta anche perché le immagini degli scontri a Roma fanno il giro del mondo e potrebbero mettere a rischio la candidatura per le Olimpiadi 2024, o quantomeno creare qualche perplessità. «È vero che sono accaduti fuori dallo stadio, ma restano un fatto inaccettabile. Questo è un grande problema per il calcio italiano, ma non c’è responsabilità del Coni: siamo da sempre e sempre saremo per la tolleranza zero nei confronti dei violenti», afferma il presidente Giovanni Malagò che proprio sulle Olimpiadi spiega: «Non vedo come possano attaccare la nostra credibilità e la nostra candidatura. Mi viene in mente in questo senso il bello spettacolo prima, durante e dopo la finale di Coppa Italia fra Lazio e Juventus».

Anche se per i poliziotti-sindacalisti della Consap «il problema non è spostare orari e giorni ma legiferare per recuperare un minimo di certezza del diritto e della pena: quando un’orda di barbari decide di partire da Varsavia, piuttosto che da Copenaghen, armata fino ai denti, l’unico modo per impedire che questo si ripeta è metterli in galera e buttare la chiave».