rassegna stampa roma
Cesena torna in A, trionfo di Bisoli Latina frena a un passo dalla storia
Il Cesena batte il Latina 2-1 e torna in SerieA
Un anno e mezzo fa il Cesena era tecnicamente fallito, anzi al tecnico Pierpaolo Bisoli era stato informato e, magari, si era già messo in moto per un’altra panchina da occupare. Poi Giorgio Lugaresi (figlio del mitico Edmeo) e un gruppo di imprenditori hanno preso in mano il club, gli hanno dato ossigeno e, da ieri sera, pure la serie A.
Vittoria sul campo del Latina, un 1-2 che fa il paio con il 2-1 ottenuto al Manuzzi domenica scorsa. E questo porta il Cesena dritto alla quinta promozione nella massima serie (‘72-’73 con Gigi Radice, ‘80-’81 con Osvaldo Bagnoli, ‘86-’87 con Bruno Bolchi; 2009-10 con Pierpaolo Bisoli). I 1.500 i tifosi in tripudio nell’angolo di stadio Francioni a loro riservato sono solo la rappresentanza di una città che ieri sera ha festeggiato tingendo di bianco e di nero il cuore della Romagna, addobbata di bandiere e con l’enorme stendardo a sventolare nel centralissimo corso Sozzi, appeso a palazzo Rognoni dove nel 1940 nacque tutto.
Eppure il Latina ci credeva eccome. I tifosi il messaggio l’avevano issato in curva, ben in vista perché fosse letto e recepito dai loro giocatori in campo, citazione dotta di Maurits Escher, pittore olandese dei primi del Novecento: «Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile». Rende bene. Solo che anche il Cesena aveva un sogno ed è stata proprio la società romagnola a realizzarlo.
Però la battaglia è stata combattuta eccome e infatti anche il Latina ha visto svanire il proprio sogno di una storica prima volta, ma in mezzo all’applauso dei propri sostenitori. E di questi tempi non è poco. Anche perché l’illusione di vincerla, la battaglia, era stata cullata almeno per un tempo. E non era stato interpretato come un caso che al minuto 12 a sbloccare il risultato fosse proprio Alessandro Bruno, 31enne nato a Benevento e transitato in varie squadre di serie C, da quella della sua città al Taranto, alla Nocerina, Catanzaro e via dicendo. Era il pupillo di Autieri, è diventato anche quello di Roberto Breda a prezzo di un po’ di panchina e di tantissimo sudore. A Latina, anche per questo, è e resterà per tutti «il colonnello». Sul campo aveva appena piovuto dopo aver grandinato, nel cielo si vedevano lampi minacciosi. Ti aspetti il gol nell’acquitrino e invece spunta il gesto tecnico raffinato, uno di quelli che oggi come oggi si possono vedere in Brasile: il cross pennellato di Ristovski, il giustiziere del San Nicola, stop di petto di Bruno al limite dell’area e palombella accompagnata dal silenzio dello stadio fino ad insaccarsi dietro le spalle di Coser.
Ma il Cesena è squadra di rango, ha già visto la serie A per tante volte, ha in panchina un tecnico scafato come Pierpaolo Bisoli ed è infarcita di specialisti in promozioni, da Cascione a De Feudis, a Manuel Coppola. Organico impreziosito da Marilungo, stellina transitata in serie A prima di un brutto infortunio. E infatti è lui, ad inizio ripresa, che gela i tifosi del Latina, innescando la festa dei romagnoli: il cross dalla sinistra è perfetto e Defrel ha un appoggio comodo che non sbaglia nonostante il tentativo estremo di Iacobucci. Ed è ancora Marilungo, infatti, a mettere fine alla questione conquistando un rigore quasi allo scadere che Cascione realizza mandando in orbita i suoi.
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