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Arene-teatri, show e soldi. Il (costoso) modello inglese per l’Italia all’ultimo stadio

(Corriere della Sera – P.Tomaselli) Sulla cartolina che arriva dall’Inghilterra c’è l’immagine di un luminoso scrigno azzurro, che fa da sfondo a un campo di papaveri baciati dal sole.

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(Corriere della Sera - P.Tomaselli)Sulla cartolina che arriva dall’Inghilterra c’è l’immagine di un luminoso scrigno azzurro, che fa da sfondo a un campo di papaveri baciati dal sole. La foto e il progetto dello stadio del Brighton & Hove Albion F.C. sono sulla scrivania di diverse squadre italiane, a prendere polvere. Perché il paradiso è qui in Inghilterra ma le chiavi per entrarci costano troppo per le nostre società. Eppure sulle spiagge della Manica il miracolo è riuscito: una squadra che in serie C peregrinava da una struttura provvisoria all’altra, con una media di 7.500 spettatori, ha investito pesantemente su una nuova struttura (da 110 milioni di euro) e si ritrova adesso in serie B con 26 mila persone di media a partita. Ovvero oltre 2 mila spettatori in più della media della nostra serie A.

l progetto dell’Amex Stadium di Brighton è dell’architetto Andy Simons della Kss di Londra, che è entrata in contatto col nostro calcio grazie al forum Football Avenue di Ludovica Mantovani. La Kss, con l’italiano Lorenzo Pierini, ha progettato anche la ristrutturazione per ampliare e ammodernare Craven Cottage, l’impianto sul Tamigi in cui gioca stasera la nazionale di Prandelli.

Anche qui si parla di cifre fuori dalla portata del calcio italiano: coi soldi che servono al Fulham per aumentare da 25 a 30 mila posti la capienza e migliorare la propria area hospitality (con un elegante e ambizioso impatto scenico sul fiume) le nostre squadre mediopiccole sognano di costruire uno stadio intero. «A noi interessano ovviamente anche gli impianti più grandi—spiega Pierini col suo accento fiorentino — ma troviamo che la serie B italiana stia vivendo un momento di grande dinamismo: il suo progetto sugli stadi è all’avanguardia in Europa. E cominciare da strutture più piccole può dare un input per la crescita di tutto il sistema italiano».

Se è vero che quello di Brighton è un modello irraggiungibile per il nostro calcio vale la pena comunque raccontare cosa ci perdiamo. La capienza iniziale prevista era di 22 mila posti, ma dato che erano tutti venduti è stato possibile portarla a 30 mila, grazie alla lungimiranza del progetto iniziale. Lo stadio sorge nell’area protetta di Falmer (ecco perché ci sono i papaveri) e ha solo 200 posti auto. Ma quelli per le bici sono 500, perché si arriva con la pista ciclabile. Il sistema di trasporti (gratuiti per chi va alla partita) è capillare e l’impianto nuovo ha portato grossi benefici strutturali anche all’Università del Sussex, creando così un sistema virtuoso. Non solo: nel settore per famiglie è proibito un linguaggio volgare, la sicurezza è massima (c’è il riconoscimento facciale di ogni singolo tifoso).

Il settore ospiti è il più frequentato della Championship e riproduce ogni volta, con colori, video e cibi tipici, il clima «casalingo» della squadra avversaria. «Il caso di Brighton è clamoroso — riconosce il direttore generale della Lega di B, Paolo Bedin — e dimostra come un impianto possa fare da volano per fidelizzare il pubblico. Ci siamo stati anche noi, ma abbiamo studiato tanti altri modelli e diciamo che il Liberty Stadium dello Swansea che gioca in Premier League è tra quelli più interessanti. Anche per il prezzo, sui 30 milioni. Dobbiamo essere realisti. E dimostrando a una società che può ammortare i costi dell’impianto in 20-30 anni crediamo di poter invogliarne tante a fare il passo. Entro cinque anni avremo degli impianti nuovi. Ci sono realtà da Varese a La Spezia, da Brescia a Lanciano, molto interessate ». La classe media italiana non andrà in paradiso come in Inghilterra. Ma magari prima o poi tornerà allo stadio.