rassegna stampa roma

Aerei, hotel e la (bella) vita di mister 25%

(Corriere della Sera-G.Santevecchi) Membro di rilievo della nomenklatura comunista, uno dei 2.270 delegati al Congresso nazionale del partito. Ma anche miliardario, buddista, calligrafo. Se abbia un cuore giallorosso si vedrà, ma tanto rosso...

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(Corriere della Sera-G.Santevecchi)Membro di rilievo della nomenklatura comunista, uno dei 2.270 delegati al Congresso nazionale del partito. Ma anche miliardario, buddista, calligrafo. Se abbia un cuore giallorosso si vedrà, ma tanto rosso politicamente non è, quello del signor Chen Feng. Basta sentire questo suo ragionamento: «La Cina ha sperimentato il cosiddetto socialismo, ma abbiamo scoperto che limitava la consapevolezza e la produttività della gente. Così abbiamo deciso di studiare il capitalismo di alcuni Paesi. Ora non attaccateci l’etichetta di capitalisti, vogliamo solo trovare il modo di aumentare la nostra produttività». Chen Feng, che secondo gli identikit tracciati è l’investitore cinese in trattativa per rilevare il 25 per cento del pacchetto azionario della A.S. Roma detenuto da UniCredit, non sembra un intenditore di calcio. Ma il mondo degli affari lo conosce bene. E sa come si gestisce una società. Ha fondato dal niente una compagnia aerea nel 1993: aveva poco più di un milione, prese in leasing un Boeing 737 negli Stati Uniti. Per decollare riuscì a trovare l’appoggio di George Soros: il grande finanziere credette nel giovane cinese (che oggi ha appena compiuto 60 anni).

Da allora la Hainan Airlines di Chen Feng ha imparato a volare: 129 apparecchi, circa 500 rotte comprese alcune in Europa. Chen Feng ha allargato il business con acquisizioni nei grandi alberghi (ha preso il 25% della catena spagnola NH Hotels), nel campo immobiliare e dei servizi. Con una strategia precisa, elaborata alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino 2008: «La gente volerà qui per vedere i Giochi e avrà bisogno di una camera d’albergo, ecco spiegati i miei investimenti ». Previsione azzeccata: oggi Chen Feng ha 120 mila dipendenti e asset valutati in 46 miliardi di euro. Vive in una bellissima villa nell’isola di Hainan, paradiso tropicale nel Sud della Cina. E gli piace offrire cene hawaiane. Ma non è un arricchito rozzo, questo è un uomo che ha studiato management aereo in Germania e ha due master, uno olandese e uno di Harvard. Un intellettuale che tiene corsi in varie università, parla di industria sostenibile, filosofia aziendale, ha donato 100 milioni di dollari alle ricerche mediche contro la cecità.

Diventerà l’azionista di minoranza della Roma? Fonti di Pechino molto esperte di trattative commerciali dicono al Corriere che «in Cina, quando si diffondono notizie su un affare prima che sia chiuso, di solito si blocca tutto». Per vari motivi: «Anzitutto, nella mentalità di un imprenditore cinese finire sui giornali durante un negoziato internazionale equivale a prendere ordini dall’estero». Poi, investire in Europa 30 o più milioni di euro non è semplice: il renminbi non è convertibile liberamente, sono necessarie approvazioni governative a vario livello. E qualcuno a Pechino potrebbe dire al signor Chen Feng: se vuoi spendere nel calcio, fallo con una squadra di qui.