Roma-Parma 2-1 LE PAGELLE: Atletico Hermoso. Mancini, una battaglia dopo l’altra

Un brivido coi piedi dopo due minuti. Ma proprio quei piedi salvano la Roma dal gol dello svantaggio al 35’ sul tiro in area piccola di Ordonez. Al menù ci aggiunge un miracolo con le mani sul tentativo da fuori di Sorensen. Sul gol non può nulla. Quanto pesa avere un grande portiere. Ha lo spirito dei giorni buoni, quelli in cui battagliava per Simeone e infiammava il Metropolitano. Va di anticipo, lotta, è pulito nei passaggi e soprattutto si fa trovare pronto di testa Suzuki scivola. Questo è il Mario che ricordavamo, questo è un Supermario. Dirottato a destra dove cerca anche di aumentare il tasso di spinta come dimostra il pallone comodo per la testa di Dybala. A volte si scontra i buoni propositi sul muro del Parma ma lui ha la testa dura e mica lascia perdere. La usa pure per mettere paura a Suzuki. (85’ Ghilardi sv: esordio col trauma, poi si riprende) Spostato al centro dove deve tenere a bada Pellegrino, uno che sa usare gomiti e fisico per creare pericoli. Lo fa con classe e calma, senza mai andare in affanno. E dove è bravo a deviare un tiro a colpo sicuro di Bernabè. Crea subito scompiglio con una palla non sfruttata da un Ferguson barcollante. Sfortunato nell’azione del gol annullato a Soulè, per il resto garantisce la solita serietà soprattutto nei momenti caldi del secondo tempo quando non abbassa mai lo sguardo. Da tempo ha fatto sfumare i fischi come si fa con il ragù. Arpiona e custodisce il reparto lasciando per un tempo nel cassetto le belle ambizioni offensive di Reggio Emilia. Nella ripresa torna con la faccia verso la porta e la Roma gira decisamente meglio. Rende facile ciò che è difficile. Lo fa con una naturalezza che sorprende il giovane centrocampo del Parma e che mette spesso la Roma col tappeto rosso verso Dybala. Il vero neo è quando prova a calciare in porta, lì che da lavorare parecchio per diventare un top assoluto. La punta aggiunta di Gasp ci prova dopo 10 minuti trovando la comoda presa di Suzuki. Poi trova più di un disagio a recitare bene l’ultima battuta, ma quando il Parma dopo lo svantaggio lascia spazi è sempre pronto a usare il coltello. (85’ Rensch sv: addormentato sul gol del Parma e Gasp si infuria) Mezz’ora di incertezze palla al piede. Poi squarcia le nuvole col sinistro ma l’arbitro non è a San Siro e decide di annullare per fuorigioco di Celik. Serve uniformità. Quella che Mati utilizza nel secondo tempo pur senza trovare il riscatto. (73’ Dovbyk 7: mette lo zampone sul primato. Lo fa in silenzio, lo fa con un grande piacere. E combatte pure) Al servizio di Ferguson ci resta il tempo di un caffè consumato al bancone. Poi torna centrale, anche se non proprio da falso nove. Non è pulito nell’ultimo passaggio e soffre per un tempo la gabbia del Parma prima di sfiorare di testa il gol del vantaggio trovando un grande Suzuki. Nella ripresa mostra un’intesa quasi naturale con Cristante e aumenta anche la corsa. In maniera sorprendente. Mezzo voto in più per il bacio dalla bandierina. Il Kinder di Gasp stavolta tira fuori la sorpresa irlandese che però dura poco più di cinque minuti. Un calcione di Valenti, infatti, lo obbliga a uscire praticamente subito. Poteva stringere i denti? (7’pt Bailey 4,5: entra ballando sulle punte più che tra le stelle. E quando si ritrova davanti a Suzuki calcia come si fa alle partitelle post pranzo in campagna, per fortuna era fuorigioco. Un po’ meno Jamming sarebbe meglio. Gasp lo lascia negli spogliatoi. Dal 1’st El Aynaoui 7: Concentrato, con pochi fronzoli e il giusto lavoro di raccordo con Cristante) Schiera la punta pesante, poi ci ripensa e quando Ferguson si fa male ricostituisce l’attacco leggero. I primi 40 minuti sono la brutta copia di quanto fatto vedere dalla Roma in trasferta. Così nella ripresa cambia ancora riproponendo l’assetto di Reggio Emilia e bocciando Bailey. Le cose dal punto di vista della costruzione vanno decisamente meglio e dopo vari tentativi arriva il capoccione di Hermoso a ristabilire le giuste gerarchie. Azzecca pure il cambio Dovbyk.