"Ho sparato, ma la pistola non era la mia: ce l'aveva un tifoso napoletano, non del gruppo di Esposito". A parlare è Daniele De Santis, per gli amici "Gastone", rispondendo alle domande del pubblico ministero in relazione ai tragici fatti risalenti alla finale di Coppa Italia del 2014, quando prima del match tra Napoli e Fiorentina venne ucciso Ciro Esposito, giovane sostenitore partenopeo, colpito a morte dagli spari esplosi da De Santis, gestore del Ciak Club e noto ultras giallorosso.
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Morte Esposito, De Santis: “Ho sparato, ma la pistola non era mia”
L'ultras giallorosso è accusato di aver sparato e ucciso il giovane tifoso napoletano il giorno della finale di Coppa Italia del 2014. "Mi hanno colpito alla testa col calcio di una pistola, io l'ho presa e ho esploso dei colpi". La famiglia...
"Penso sempre a Ciro e mi dispiace. Ricordo di aver cercato di chiudere il Ciak, ma non ci sono riuscito e mi hanno aggredito, erano napoletani e mi hanno ferito a una gamba". De Santis ha poi proseguito, come riferisce l'Ansa, raccontando della colluttazione. "Sono stato colpito alla testa dal calcio della pistola - prosegue - sono riuscito a strapparla di mano al possessore, ho sparato, non ricordo quanti colpi. Non mi sono reso conto che ci fosse qualcuno a terra".
Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito, la ricostruzione di "Gastone" è contraddittoria e non credibile. "Rappresenta un'ulteriore grande prova della sua colpevolezza. Auspichiamo - conclude Pisani - che il pubblico ministero chieda ed ottenga la condanna all'ergastolo, perche' la massima punizione del colpevole sara' unico modo per rendere giustizia alla memoria di Ciro e alla sua famiglia".
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