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Gravina: “Speriamo di ricominciare a maggio. Ripresa degli allenamenti? Ce lo diranno gli esperti”

Le parole del numero uno della Figc:''L'ipotesi del campionato a 22 squadre è poco percorribile. Le polemiche non servono''

Redazione

Il presidente della Figc Gabriele Gravina è stato intervistato da Sky Sport e ha parlato della possibile ripartenza del calcio italiano se l'emergenza Coronavirus dovesse permetterlo. Ecco le sue parole: "La solidarietà è importante e il calcio ancora una volta ha dimostrato una grande sensibilità nel cercare di stare vicini ai tifosi. I nostri campioni del mondo 2006 hanno lanciato diversi messaggi, a cominciare da Cannavaro e Del Piero. Voglio poi parlare dell'ultima campagna di sensibilizzazione: oggi la Federazione mette a disposizione il suo gioiello di famiglia. Ringrazio Dario Nardella, sindaco di Firenze, e gli assessori Vannucci e Saccardi, per aver accettato la nostra disponibilità di mettere a disposizione il centro tecnico di Coverciano. Due settimane fa abbiamo messo a disposizione una palazzina per i vigili del fuoco e oggi metteremo a disposizione anche la nostra foresteria per medici e infermieri. Nella grande palestra potranno essere ricavati 20 o 30 posti per la rianimazione. Questo è il calcio che mostra il suo vero lato. Diamo la nostra massima disponibilità: il calcio è migliore di quello che si vuole far credere".

State sistemando a Coverciano dei posti letto per la rianimazione...

"Stiamo dando massima disponibilità e stiamo mostrando come il calcio sia migliore di come qualcuno vuole farlo apparire. Il calcio non chiede nulla al governo. In tanti stanno strumentalizzando la dimensione economica del nostro movimento. Stiamo cercando di adattare la storia del calcio italiano ai nuovi valori che stiamo riscoprendo in queste giornate. Dobbiamo sviluppare quella capacità di coinvolgere tutti gli altri in questi progetto e, senza false retoriche, dico che questo è un processo di autoanalisi che sta facendo il calcio è qualcosa di importante. Stiamo risolvendo i problemi che abbiamo,, ma

Il mondo del calcio è sembrato frammentato. Questa cosa non può essere accettata e la federazione può spingere per un interlocutore unico per il governo. Non tutti poi hanno capito la gravità della situazione...

"Il calcio ha ritrovato unità di intenti nel riconoscere la centralità della FIGC. Questo stato di emergenza ha reso tutti consapevoli della nostra importanza. Ci sono stati momenti di dialettica accesa, ma questo può aiutare a rafforzare le istituzioni. Dobbiamo abbandonare le polemiche ora e dobbiamo stare vicino a chi è in prima linea. Oggi abbiamo riscoperto l'esigenza che la federazione sia l'unico interlocutore a rappresentare il calcio.

Non sappiamo quando si potrà tornare a giocare e lei è già intervenuto sull'argomento. Avete già dei piani? Si può davvero giocare fino ad agosto?

"Vogliamo tutelare la competizione sportiva e saremmo contenti di portare a termine le competizioni. La FIFA ha già organizzato una task force per rivedere termini e proroghe intervenendo sui contratti. Ad oggi la deadline è il trenta giugno e siamo in attesa di comunicazioni dalla UEFA e dalla FIFA, che stanno lavorando al massimo in questo periodo. Noi potremmo andare oltre, con una deadline al 30 luglio iniziando entro maggio. Dobbiamo però attenerci a quello che ci dicono le massime autorità politiche e sanitarie, non si può pensare di prevaricare l'OMS e le indicazioni che ci daranno".

Avete pensato a cosa potrà succedere se non si riuscirà a finire entro il 30 giugno?

Se non si potrà giocare cercheremo di salvare i valori della competizione raggiunta sul campo. Abbiamo ipotesi a cui non abbiamo dato molta attenzione anche perché vogliamo essere ottimisti".

Avete già parlato del tema dell'assegnazione del titolo?

"Ne parleremo in Consiglio Federale e ne stiamo parlando. Voglio pensare che il campionato si possa e si debba finire, così toglieremmo anche grande imbarazzo all'organismo politico sportivo nel prendere determinate decisioni".

Una delle ipotesi potrebbe essere di chiudere questa stagione nella 2020-21, tipo apertura/clausura sudamericana?

"Penso di no, perché rischieremmo di compromettere due competizioni. Inoltre ci sarà l'Europeo e prenderemo le decisioni in tempi rapidi".

Non c'è possibilità che ci sia una coda sulla prossima stagione?

"Sì, ma devo precisare che il calcio italiano non vive solo per l'assegnazione dello scudetto. Ci sono anche le categorie inferiori, c'è da stabilire chi va in Europa League e chi in Champions e tutte le varie retrocessioni e promozioni".

Ha dichiarato che il calcio non chiederà soldi ma argomenti virtuosi. 

"Siamo convinti di dover cercare da soli alcuni principi di sviluppo economico. Chiediamo soltanto uno snellimento o la rivisitazione di alcune norme che impediscono la modernizzazione del nostro calcio. E' il mondo dello sport a soffrirne, non solo quello del calcio. Lo sport è regolamentato con una legge del 1981 e oggi siamo del 2020. Non si può disciplinare il nostro sport con una norma vecchia di quaranta anni. Vogliamo poi che lo sport italiano abbia un rispetto della propria dignità anche dal punto di vista economico. Credo sia un atto doveroso della politica".

Parla magari della legge sugli stadi, del taglio di tasso o delle pubblicità riguardanti il betting?

"Ci sono questi punti, ma anche altri. Tengo moltissimo a tutto quello che riguarda il diritto d'autore, oppure pensare a un fondo salva calcio. Tutti insieme, anche i calciatori, dobbiamo essere uniti. Molti pensano che loro siano una categoria ostile, mentre posso dire che ho avuto ampia disponibilità dei calciatori di partecipare a questo fondo salva calcio. Quando c'è un'emergenza se ne potrebbe attingere".

A livello di federazioni europee quanto state parlando?

"Sono in costante contatto con FIFA e con UEFA, poi parlo spesso con il presidente della federazione spagnola. Sto cercando di capire le esigenze del mondo del calcio. Sono convinto che la UEFA come organismo di sintesi ci darà una grande mano".

Ha ricevuto dalle leghe dei documenti riguardanti le possibili perdite, si parla al massimo di un miliardo di euro. Ha detto che non chiederà nulla allo stato, ma in consiglio federale si troverà un accordo per dividere le perdite tra tutte le componenti del calcio?

"Le cifre che stanno circolando siano particolarmente elevate, cifre fuori da ogni ragionevole logica. Siamo in uno stato di emergenza all'interno di una emergenza più grande. Ricordiamoci che ogni presidente di società è un imprenditore che ha le sue perdite, come i tifosi. Tutti insieme dobbiamo trovare il modo di uscire da questa di emergenza. Serve un gesto di responsabilità e di grande umanità e coerenza. Dobbiamo dimostrare che davvero si ama il calcio".

C'è sul tavolo l'ipotesi di Serie A a 22 squadre senza retrocessioni?

"Di ipotesi ne sento tantissime. Abbiamo una stella polare, ossia le nostre norme. Non è facile modificare le nostre norme e non è facile modificare un format. Il prossimo campionato partirà in ritardo e poi dovrà finire in tempo per la disputa dell'Europeo. Mi sembra poco percorribile come ipotesi".

Ha paura che in Serie C la situazione possa essere dura?

"Sono preoccupato per tutto il calcio, anche per il mondo dilettantistico. Penso alla Lega Pro, alla Lega di B e a quella di A. Sono molto preoccupato per il nostro calcio e per questo lascio fuori tutti quei luoghi comuni che attaccano il calcio. Il mondo del calcio non è esclusivo della federazione o delle società, ma è del nostro paese e di chi ama questo sport".

Roberto Mancini è stato uno dei primi a esporsi...

"Con Mancini abbiamo condiviso subito l'idea del rinvio dell'Europeo. Ci è dispiaciuto moltissimo, ho pensato a tutta la struttura organizzativa. Tutti impegnati in questo evento straordinario con l'Italia in grande spolvero. Mancini era sereno e anzi, abbiamo trovato il modo di strappare una battuta legata all'anno bisestile".

Che opinione ha su chi vorrebbe allenarsi?

"Ci sono professionisti e medici che sanno lo stato delle cose. A questi dobbiamo affidarci e invito tutti a partire insieme e ad arrivare insieme".

Cosa pensa della polemica riguardante i calciatori che hanno deciso di lasciare il Paese?

"Lascio gestire alle singole società. I calciatori sono uomini che hanno famiglie e affetti e hanno bisogno di sentirsi un po' più protetti e legati alle situazioni familiari. Rispetto quello che vivono ma non dimentichiamoci che parliamo di professionisti, quindi