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Tognazzi e gli insulti per Spalletti: “Quanta presunzione, critiche da chi non capisce di cinema”

Getty Images

L'attore che ha interpretato il tecnico: "Sui social ci si prende libertà che vanno oltre, vorrei vedere se sono le stesse che poi si prenderebbero faccia a faccia. Dai romani mi aspettavo più autoironia"

Redazione

Gianmarco Tognazzi torna a parlare del suo ruolo nella serie "Speravo de morì prima" su Totti. L'attore interpreta il personaggio di Spalletti: un lavoro che gli ha creato non poche difficoltà soprattutto sui social dove tanti tifosi l'hanno insultato. Non per l'interpretazione - e i critici hanno sottolineato la somiglianza tra Tognazzi e Spalletti - quanto per una trasposizione della rabbia nei confronti dell'ex tecnico per gli ultimi mesi tra Totti e il tecnico. L'attore è intervenuto nella trasmissione "Lavori in corso" su Radio Radio. Ecco le sue parole.

Sul ruolo di Spalletti e la serie.

A me non sta antipatico, capisco che possa esserlo ai tifosi della Roma. I fatti parlano: la serie non è quello e basta, è tanto di più. Per me il gesto di Totti è stato di grande generosità, ha raccontato il suo punto di vista. Ha avallato in toto di essere interpretato da Castellitto, la serie è una serie pop e anche commedia. Non è una serie giornalistica che ripercorre i passaggi giornalistici ma il lato privato di Totti. Non mi piace la presunzione di sapere più dei diretti interessati, oppure chi dice "avete rovinato l'immagine di Francesco". A Totti piace come è stato fatto, tutto il resto conta zero per me. L'opinione più importante è la sua, tutto il resto non mi interessa.

La serie ha fatto discutere.

La discussione fa bene, i social danno illusione e non solo per quanto riguarda la serie ma tutta la nostra vita. Si passa dai social alla critica senza passare dal via. Fortunatamente la realtà è che uno scrive una cosa e lo leggono in 4 o 400, nulla in confronto alla collettività. È bello lo sfottò, la divergenza di opinioni, ma ci si prendono delle libertà che vanno oltre. Voglio vedere se sono le stesse che poi si prendono faccia a faccia. Non credo.

È risultato antipatico, vuol dire che ha centrato il personaggio.

Non sono d'accordo. L'antipatia è soggettiva, ma è una questione di atteggiamento. Su cosa ho lavorato, non conoscendo Spalletti e non standomi antipatico? Il punto di vista era unilaterale, a me è stato attribuito il ruolo dell'antagonista. Ma è il punto di vista dell'altro protagonista, non è una realtà totale. Dal punto di vista di Spalletti avremmo raccontato le cose in maniera diversa. Ho eseguito la linea editoriale. Se il punto di vista è di Totti e Spalletti mi dà un punto di vista diversa, io come attore entro in crisi perché non so cosa rappresentare. E io non ho la libertà di poterlo fare. Sarebbe stato inutile parlare con Spalletti e mi avrebbe complicato la vita. Sono simpatizzante romanista, ho amici ed ex fidanzate, ho pianto all'addio di Totti al calcio, ma sono tifoso del Milan di curva. Non mi sono avvicinato emotivamente coinvolto, non ho vissuto lo scontro tra i due in maniera diretta. Ho visto la storia che veniva raccontata e ho cercato di mettere in Spalletti un filo conduttore che era un disagio di tornare in una piazza difficile. Di dover affrontare un gruppo e una società nuovi rispetto a prima, di trovarmi con un rapporto che si era chiuso in maniera controversa o non del tutto chiara, dovendo riprendere il rapporto con un giocatore con 5-6 anni in più. Questo ho fatto, senza entrare nel merito di chi avesse ragione e chi torto.

Ha accettato subito questo ruolo? Si aspettava critiche o sono andate oltre?

Ho accettato subito, una sfida che mi mette di fronte a una difficoltà è ciò che mi fa accettare. C'erano gli elementi per dire sì subito. Avevo già affrontato il tema calcio a Roma, sapevo si sarebbero create polemiche. Conosco la difficoltà della piazza, i pregi come i difetti. Mi aspettavo più autoironia dai romani, come ne ha tanta Francesco Totti. Ma evidentemente su questo argomento è difficile fare ironia o stemperare perché questa situazione è ancora legata al dito. Le polemiche me le aspettavo, quando sono analisi o confronto mi sta bene. Mi dispiace anche per Pietro Castellitto perché il grado di difficoltà più alto ce l'avesse lui. Ha fatto un lavoro straordinario, al di là delle somiglianze con Perin, che sono robe di quarta categoria di chi di cinema ne capisce zero. Non dovevano entrare nel giudizio tecnico. Dopo dieci minuti che è cominciata la serie ti dimentichi delle somiglianze.