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Stadio Roma, Coordinamento Associazioni Lazio Mobilità Alternativa: “Temiamo spregiudicatezze”

Il futuro dell'impianto giallorosso torna a far discutere: "Le criticità sono sono enormi: Regione e Comune hanno aperto la Conferenza dei servizi senza molti documenti richiesti dagli enti pubblici"

Redazione

Sono giorni importanti per il futuro dello stadio della Roma. In attesa della seduta della Conferenza dei servizi (in programma il 31 gennaio), il Coordinamento Associazioni Lazio Mobilità Alternativa ha pubblicato un comunicato per chiarire la propria posizione, oltre che sulla metro C, anche sul progetto del nuovo impianto giallorosso. Ecco uno stralcio del comunicato:

Con grande sbigottimento e allarme constatiamo che in differenti circostanze e su temi diversi vi è una inquietante mancanza di informazioni e di comunicazioni adeguate da parte dell’Amministrazione Raggi.

Si tratta di aspetti molto importanti, come ad esempio la situazione e il destino della Metro C e della speculazione immobiliare connessa allo Stadio di Tor di Valle, che pur richiedendo scelte da parte dell’Amministrazione comunale, riguardano evidentemente la Città tutta, la vita di chi la abita e di chi ne fruisce. Le informazioni sono quasi esclusivamente quelle che i media rilanciano. Circostanza che suscita sconcerto, alimenta supposizioni, determina confusione e incertezza. Fino al punto di generare un fondato timore sulla capacità e la stessa volontà dell’Amministrazione di porre mano al degrado di Roma. Eppure i temi della comunicazione, della corretta informazione e del coinvolgimento degli abitanti nei processi partecipativi erano stati impegni centrali nella richiesta dei voti.

Prima di cedere alla sconforto, constatando che la nuova Amministrazione si muove nei fatti nel solco della cattiva amministrazione degli anni passati, chiediamo che si riprendano e onorino quelle promesse, rendendo davvero trasparente, perché spiegata e chiarita, ogni operazione e azione, soprattutto quelle che riguardano la città nella sua interezza. A cominciare, intanto, dalla metro C e dalla speculazione denominata surrettiziamente Stadio della Roma.

Surrettiziamente perché la Roma ne sarà semmai affittuaria, essendo servito l’accordo per l’affitto a presentare la speculazione sotto la più accettabile veste della realizzazione di un impianto sportivo per la città.

In realtà lo Stadio costituisce meno di un terzo della spesa prevista e meno di un quinto degli immobili programmati nell’operazione definita Business Park. Nomen omen azzeccatissimo.

Peraltro la Delibera della Giunta Marino istitutiva dell’interesse pubblico alla realizzazione del progetto, poi approvata dal Consiglio comunale con l’opposizione del M5S, prevedeva dei vincoli che non sono stati tutti osservati e che dovrebbero già costituire fondamento della revoca, come previsto dalla Delibera del 2014.

Sembra però che non se ne tenga conto tanto che senza alcuna remora Regione e Comune hanno aperto la Conferenza dei servizi decisoria senza molti documenti richiesti dagli enti pubblici ai proponenti o con documenti “non esaustivi”. In parte restati tuttora tali. A cominciare dal gravissimo rischio di esondazioni testimoniato dai documento dell’Autorità di Bacino e dalla nebulosità che avvolge le necessarie indagini archeologiche preventive.

Per quel che riguarda specificamente la mobilità, le “criticità” per usare l’eufemismo in voga con i tempi della sostituzione delle narrazioni alla realtà, sono effettivamente enormi: dalla priorità assegnata alla diramazione della linea B verso Tor di Valle, un errore gravissimo proposto da chi sa quali tecnici, giustamente sottolineato da Atac e Agenzia della mobilità di Roma, alla situazione della ferrovia concessa Roma Ostia Lido su cui il previsto finanziamento di ammodernamento prescinde dall’esistenza del Business Park, all’insufficienza dei parcheggi, all’errore di calcolo sui flussi stradali già oggi insostenibili nelle ore di punta (i comitati pendolari testimoniano che l’attuale intollerabile flusso dei veicoli sulle vie del Mare e Ostiense sarà raddoppiato da quello indotto dal Business Park).

Disinvoltamente si parla sui giornali di accordi per la riduzione di alcune cubature e tuttora mancano agli atti della Conferenza dei Servizi i documenti di VAS, di VIA e soprattutto la Variante al PRG e la Convenzione urbanistica che ne possano permettere la chiusura. Variante e Convenzione dovrebbero essere sottoposte al confronto pubblico e votate dal Consiglio comunale entro il 1° febbraio prossimo.

C’è il rischio che la Conferenza non si esprima e sia messa i in stand-by o che si tramutino in “prescrizioni” le modifiche del progetto iniziale in linea con accordi “politici” successivi e che la Variante urbanistica e la Convenzione siano un ulteriore pasticcio. Temiamo, data l’assenza di informazione e pubblico confronto e per la forza degli interessi speculativi, possibili spregiudicatezze.

Spetta alla Giunta Raggi fugare queste nostre paure, proponendo al Consiglio Comunale la Delibera di revoca dell’interesse pubblico riconosciuto nel 2014. (...)".