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Rosella Sensi: “Di Francesco professionista serio. Rimpianto più grande? La cessione di Samuel”

LaPresse

L'ex presidente giallorosso in una lunga intervista: "La Roma per me è casa, è nel mio dna. Oggi si parla solo di business, ma ora lasciamo la squadra tranquilla"

Redazione

Sono ore di totale stravolgimento in casa Roma. Via allenatore, direttore sportivo e parte dello staff sanitario: l'ancora è il passato e si chiama Claudio Ranieri, uno dei tecnici più amati negli ultimi anni giallorossi e della presidenza Sensi. Ed è proprio Rosella, ex presidente del club capitolino, che si racconta senza freni: "La Roma per me è casa, è famiglia, io ho vissuto da sempre con la Roma in casa. La 'festa della donna?' Non la festeggio, anche se ricordo perfettamente il motivo per cui è nata, che è sacrosanto. Non mi ritengo però una minoranza da celebrare”. Poi su papà Franco: “Mio padre parlava sempre di calcio e di Roma – racconta a gianlucadimarzio.com - nei ricordi di mio nonno Silvio, nei suoi ricordi. Anche quando era malato, durante gli ultimi giorni di vita il suo pensiero stava sempre lì. Era talmente tifoso che era inevitabile che ne parlasse. Ed essere tifosi della Roma per me è una questione di Dna: per noi era una cosa di casa, di famiglia".

Rosella apre il cassetto dei ricordi: "La prima volta allo stadio è stata un’emozione grandissima. Portava me e le mie sorelle solo se andavamo bene a scuola. Ricordo perfettamente il gol di Turone nell’81, e tanti altri episodi. Ho vissuto lo scudetto dell’83 da giovanissima. Per me è una storia di vita la Roma. I derby? Troppa emozione e intensità. E la scaramanzia, anche se non posso rivelare i miei riti. Sono andata solo una volta all’Olimpico per il derby, e abbiamo anche vinto. In panchina c’era Ranieri.

Poi il discorso cade sull'attualità: “Di Francesco è una grande persona, lo stimo molto. In questo periodo non l’ho sentito: a Roma è pieno di persone pronte a dispensare consigli. Lui conosce la mia amicizia, la mia stima e il mio affetto. In queste occasioni però è meglio essere lasciati sereni. E’ un uomo molto determinato, serio ed un professionista. E’ stato una grande presenza anche nell’anno dello scudetto: è stato importante a 360 gradi. Ha una grande personalità, anche a dispetto di chi aveva di fronte”.

E ancora sul papà: “Di lui ammiravo la determinazione, il sacrificio, la serietà, la passione. Mi ha trasmesso i valori più importanti della vita, quelli che un padre insegna ai figli: questo è quello che mi ha lasciato”. Poi Rosella Sensi parla anche di individualità: “Per Balbo ricordo la grande soddisfazione di mio padre e la mia grande emozione. A chi sono più legata? Ovviamente Totti, con lui ho un rapporto ineluttabile, lunghissimo. La prima volta che l’ho conosciuto era in ritiro con Mazzone, era un ragazzino timidissimo. Ma sentivo quello che diceva già mio padre sulle sue capacità, per cui ero ancora più interessata nel vederlo giocare. Quelli sono stati anni bellissimi, che hanno creato rapporti umani che ancora durano. Il calcio a volte dimostra il peggio di sé, ma c’è anche tanto di bello. Non è tutto così rosa, ma a me piace prendere il bello delle cose. Poi la stagione 2004/05, quando abbiamo cambiato diversi allenatori. In quel periodo è nata però una profonda amicizia con Bruno Conti”.

Anche lo spazio per un rimpianto: “La cessione di Samuel. Era un ragazzo d’oro: anche infortunato scendeva in campo. Era silenzioso, professionale. Un esempio. La mia gestione? E’ vero, sono stata anche molto contestata, ma i romanisti hanno sempre dimostrato il loro affetto. Recentemente è venuta a mancare mia mamma e la loro vicinanza in quel periodo non è mai mancata, anzi, è stato un grande sostegno”.

Sul futuro e il presente: Purtroppo oggi si parla di business. Io non condivido: il calcio non può essere solamente quello. Una famiglia porta quel coinvolgimento giusto per non rendere troppo arido questo sport che di arido non ha nulla". La cessione fu scelta dolorisissima: "Ma inevitabile. Perché era gusto che qualcuno potesse venire a dare qualcosa in più, perché noi avevamo dato tutto e anche più di tutto. Sulla nuova società ho le mie idee, ma non dispenso consigli. Forse a campionato finito direi cosa penso, ma nel corso della stagione bisogna lasciare la squadra lavorare in tranquillità".