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Reynolds: “A Roma accolto benissimo dalla squadra. Un sogno lavorare con Dzeko”

LaPresse

Il terzino giallorosso, intervistato dal canale YouTube della Roma, parla del suo arrivo a Trigoria: "Non potevo chiedere di più, è una grande opportunità. Qui il livello è altissimo"

Redazione

Bryan Reynolds parla del suo arrivo a Roma. Il terzino statunitense, giunto a Trigoria a gennaio in prestito con obbligo di riscatto - il 1 luglio la società giallorossa verserà circa 7 milioni all'FC Dallas per il suo acquisto definitivo -, è stato intervistato dal canale YouTube ufficiale della Roma. Queste le sue parole.

Come ti stai trovando in Italia? "Quando sono venuto a sapere dell’interesse della Roma e quando ho saputo che sarei venuto in Europa, pensavo sarebbe stato molto difficile ambientarsi. Sono giovane e sarei andato a vivere da solo, dall’altra parte del mondo. Pensavo sarebbe stata dura lontano dagli amici. Ma sinceramente credo che non sarebbe potuta andare meglio di così. I miei compagni di squadra mi hanno accolto benissimo. C’è una persona che mi accompagna in giro per la città, come quando ho dovuto farmi mettere il Wi-Fi. Non è semplice perchè molte persone qui non parlano inglese, quindi è un po’ difficile. Ma dal punto di vista calcistico, dello stile di vita, non potrei chiedere di più".

Il lato calcistico è stato qualcosa di diverso per te? Come è andato il primo allenamento? "Il primo allenamento l’ho fatto nel Campo C. Il primo giorno ho visto Dzeko, Mkhitaryan, Pedro e pensavo “Wow, mi alleno davvero con questi giocatori adesso. Sono i miei compagni di squadra!”. Non mi comportavo come un fan ovviamente, cercavo di comportarmi normalmente. Al primo allenamento abbiamo fatto degli esercizi, torello e ho pensato “Wow, qui il livello è altissimo”. Ero molto contento di essere qui, di avere questa possibilità".

Hai visto anche una partita all’Olimpico prima di iniziare… "Quando sono arrivato lì ero con Stephan (El Shaarawy, ndr) e abbiamo parlato un po’ prima della partita. Era il giorno in cui sono arrivato a Roma. Poi è arrivato Edin (Dzeko, ndr), mi ha dato un colpetto sulla spalla. Mi sono girato e ho visto Edin… ho pensato “oh mio Dio”. Non pensavo mi conoscesse. Mi ha dato il benvenuto, ha detto che era felice che fossi lì e che non vedeva l’ora di lavorare insieme. Sentire queste cose da un giocatore che gioca ad alti livelli da così tanto tempo è stato un sogno che si avvera per me".

Deve essere stato particolare… "All’inizio sono stato un po’ travolto da questa cosa, ma ora mi sono abituato".

Quanto ci è voluto prima che ti abituassi? "Ci sono volute 2-3 settimane. Non capita tutti i giorni di vedere Mikhi, Pedro e giocatori di questo calibro. Ora li vedo tutti i giorni e ovviamente li considero tuttora esempi per me. Ma sono miei compagni di squadra adesso".

Come è stato il tuo esordio contro il Parma? "Ho pensato che avrei potuto esordire, visto che ero stato convocato. Ma poi eravamo in svantaggio, quindi non ero convinto che sarei sceso in campo, ma alla fine sono entrato. All’intervallo mi era stato detto di andare in campo e iniziare a scaldarmi. Lì ho pensato  che sarei potuto davvero entrare. Ho pensato che sarebbe potuto arrivare il mio momento. Poi è arrivato, ho sentito chiamare il mio nome e ho pensato: “Appena un anno e mezzo fa giocavo nelle serie inferiori americane”, e ora stavo per esordire in Serie A. Quando sono entrato ero un po’ agitato, ma ero contento di esordire e di poter crescere con le prestazioni. Di poter continuare ad allenarmi ogni giorno per crescere e migliorare".

Che cosa hai pensato quando sei arrivato? "Appena esco dall’aeroporto ci sono 40-50 persone con la telecamera e che urlano il mio nome. Mi sono detto che non poteva essere vero. Mi era stato detto che ci sarebbero state persone fuori e io ho pensato che ce ne sarebbero stato 4 o 5 e invece c’erano tantissime persone che facevano foto. So quanto sono appassionati i tifosi della Roma e mi piace questo aspetto".