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Pellegrini: “Un giorno vorrei essere capitano della Roma”

LaPresse

Il centrocampista giallorosso alla vigilia della sfida col Parma: "C'è un senso di appartenenza che provo insieme alla mia famiglia. Sarebbe un onore rappresentare la città e tutti i suoi tifosi. Sarebbe un'ulteriore responsabilità, e a me...

Redazione

"Non mi stanco mai di dirlo che giocare qui per un ragazzo romano, dà un senso di responsabilità e orgoglio. Perché quando scendi in campo ti sembra di rappresentare la tua famiglia che è cresciuta con questi colori addosso", parola di Lorenzo Pellegrini. Alla vigilia del match tra il Parma e la Roma, il centrocampista giallorosso è tornato tra i convocati di mister Di Francesco dopo un doppio infortunio muscolare. "Totti? Inizialmente facevo fatica a dargli confidenza - prosegue Lorenzo - lui per tutti i romani è Francesco Totti, non solo Francesco oppure Checco... Stavo sulle mie, ero timido, poi è stato lui a dirmi 'Oh! Guarda che dobbiamo diventare amici, me lo devi dire quello che pensi e come posso aiutarti!', oggi infatti abbiamo un bel rapporto...".

In un'intervista rilasciata ai microfoni di DAZN, Pellegrini si è soffermato anche sui problemi cardiaci che lo hanno tormentato in passato: "Avevo avuto una infezione della quale non mi ero accorto e con la quale avevo continuato a giocare per diversi mesi, e questa infezione mi ha portato ad avere dei battiti irregolari, che si chiamano aritmie. Queste aritmie mi portavano ad essere in affanno anche solo a muovermi, in un giorno per intenderci ne avevo 20.000 in più. Ho vissuto tutto molto serenamente, senza un dubbio che sarei tornato a giocare. La mia prognosi era di 6-7 mesi, e io al quarto mese mi sentivo con la mano il cuore, e sentivo che stavo bene, infatti sono tornato prima ad allenarmi".

Sul ruolo di trequartista: "Mi piace tanto questo ruolo, io mi metto a disposizione dell'allenatore e posso fare anche il mediano, ma da trequartista mi diverto. Qui puoi muoverti, prendere palla, giocare e buttarti negli spazi. Questo ti fa stare più libero mentalmente. Non dai punti di riferimento agli avversari. Mi auguro di riuscire a fare qualche gol in più perché ne ho fatti solo due fino ad ora".

Inevitabile un commento sui migliori colleghi di reparto: "Visione di gioco? Il più forte è Daniele (De Rossi), dico lui perché altrimenti litighiamo (ride, ndr). A parte gli scherzi, prima che arrivi la palla, lui sa già quello che deve fare, e quello che dovrà fare con la palla quello a cui la passerà. Impressionante. Tecnica di base? Modric è il migliore al mondo. Fase di interdizione? Kantè. Quando ci abbiamo giocato in nazionale, ricordo che ti stava tre metri dietro e lo sentivi arrivare. Non si ferma mai! Tempi di inserimento? Khedira, sa sempre il momento giusto in cui andare".

Chiosa con un desiderio: "Mi piacerebbe un giorno essere capitano della Roma per questo senso di appartenenza che provo insieme alla mia famiglia. Sarebbe un onore rappresentare Roma e tutti i suoi tifosi. I miei amici e le persone a cui voglio bene. Sarebbe un'ulteriore responsabilità, e a me piace assumermele. Sarebbe veramente una bella cosa".