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Mourinho: “L’ambizione deve essere più di vincere un derby. Vina, per me sì” – VIDEO

Getty Images

Le parole dello Special One: "Mi aspetto dalla mia squadra quello che dico dal primo giorno: di giocare per vincere"

Redazione

Archiviata la partita contro l'Udinese, Trigoria ormai è in pieno clima derby. Oggi alle 15:30, alla vigilia di Lazio-Roma, José Mourinho interviene in conferenza stampa per presentare la gara.

Conferenza stampa Mourinho alla vigilia di Lazio-Roma

Ho visto che nella sua carriera ha già vissuto 119 derby in 4 nazioni differenti. Questo è per la prima volta a Roma, come se lo immagina? Che facce vorrà, che atteggiamento vorrà dalla sua squadra considerando che nell'immaginario collettivo dei tifosi è la partita più importante dell'anno... I numeri solo voi sapete perché io non li so. Anche le mille panchine l'ho saputo perché la stampa ne ha iniziato a parlare quando ne mancavano 5 o 6. Sento il derby. Più di 100 derby. Sono tutte partite belle da giocare, partite che non preoccupano un allenatore perché non bisogna motivare, non bisogna stare attenti con i giocatori più o meno concentrati. Sono partite belle da giocare e belle da preparare perché non esistono questo tipo di problemi. Magari con l'Udinese un po' di preoccupazione, la gente pensa più all'Udinese o pensa più al derby, quando giochi il derby non esiste perché ovviamente la gente è concentrata al 100% nella partita. E' bello da giocare e bello da preparare. Mi aspetto dalla mia squadra quello che dico dal primo giorno: di giocare per vincere, non possiamo vincere sempre e sappiamo che dall'altra parte c'è una squadra che ha le stesse nostre ambizioni ma l'atteggiamento che voglio deve essere lo stesso di sempre. Vogliamo vincere. E se non vinciamo voglio uscire dal campo con la sensazione che i ragazzi hanno dato tutto. Questo è quello che mi aspetto.

Parlando con lei si ha molto a che fare con la storia, le 1000 panchine e i 119 derby. In questi giorni vedendo il suo passato ho avuto l'impressione che la Roma attuale è la squadra meno talentuosa che ha allenato, meno forte, meno pronta rispetto a quelle degli ultimi 20 anni. Crede che sia una delle sfide più importanti della sua carriera? Costruire con il tempo giusto una squadra vincente a Roma? Una sfida diversa, una sfida senza dubbi. Quando abbiamo parlato per la prima volta, dal primo minuto, col direttore e con la proprietà non ho avuto nessun dubbio. Sappiamo dove siamo, dove vogliamo andare e come vogliamo andare. Ho avuto già delle squadre prima con qualche dubbio, qui non esistono dubbi. E quando non esistono dubbi, non è la sfida più difficile.

Lei si colloca più sulla versione zemaniana del derby, è una partita da 3 punti come le altre, o in una dimensione alla Garcia, che il derby non si gioca, si vince? C'è un suo slogan? No. Rispetto il signor Zeman e Rudi ma non vado a commentare le loro parole né a dire con chi mi identifico. Penso che è importante parlare poco e giocare tanto. Tutto quello che puoi dire prima della partita, le parole possono andare via col vento. Perché parlare? Perché dire che facciamo questo o quest'altro. E' quello che l'esperienza mi dice. E' l'ora della verità. Non è qui. Io sono qui è un obbligo per voi, un rispetto per voi e per la gente, ma le parole sono di circostanza. Le parole sono domani, là dentro, dal primo minuto.

Pellegrini mancherà e sembra che si noti molto l'assenza di assist e gol fatti, ma soprattutto il lavoro in fase difensiva. Spesso lo schiera quasi da secondo attaccante proprio per chiudere le fonti di gioco avversarie. C'è un giocatore nella sua squadra che ha queste caratteristiche che possa fare il doppio lavoro di Pellegrini? O comunque vada dovrà essere una soluzione arrangiata? Di Pellegrini ce n'è solo uno, non volevo parlare di questo ma sei arrivato col suo nome e per me non è facile parlare di Pellegrini in queste circostanze. Potevo anche dire che la partita di domani si è iniziata a giocare al 90' della partita contro l'Udinese, perché avere Pellegrini è una cosa e non averlo è un'altra. Hai toccato diversi punti, offensivi, difensivi, come pressa. Possiamo analizzare tutto quello che rappresenta per noi dal punto di vista del calcio crudo ma anche dal punto di vista della leadership, della comunicazione, di trascinare e di fare bene il capitano. Non c'è Pellegrini. Penso che la tua domanda vuole arrivare a chi gioca e come giocheremo, come cercheremo di trovare una soluzione però non ve lo dico. In un modo molto onesto non commento perché non dirò quale giocatore potrà giocare.

Ha parlato spesso di empatia tra squadra e pubblico, quale pensa possa essere l'apporto dei tifosi romanisti rispetto alle piazze in cui ha vissuto gli altri derby e che atmosfera ha vissuto in città in queste ore? Questa settimana quello che mi ha colpito di più è il modo come la gente è stata con la squadra prima con l'Udinese e dopo la sconfitta. Quello mi fa capire che c'è empatia. Perché l'empatia dopo vittoria, vittoria e vittoria è qualche volta artificiale, che qualche volta va via con un risultato negativo. Abbiamo perso e non abbiamo giocato bene e per strada, nel pullman per arrivare allo stadio, nello stadio, nei momenti difficili della partita con uno in meno, con il risultato a rischio è lì che si sente questa empatia. Penso che i tifosi meritino tutto da noi e che i ragazzi meritano tutti da loro e loro danno ai ragazzi quello che meritano e i ragazzi in ogni minuto in campo, giocando bene o male, vincendo o perdendo, stanno rispettando la passione che la gente ha. Questo al 100%, quasi direi io, che i tifosi sentiranno che domani la squadra gioca per la nostra professionalità ovviamente ma anche per la loro passione.

Nel 2010 ha vinto uno scudetto con l'Inter grazie a una vittoria contro la Lazio passata alla storia perché i tifosi biancocelesti hanno chiesto alla squadra di scansarsi. In oltre 1000 panchine in carriera gli era capitato di trovare dei tifosi che chiedessero alla squadra di perdere e se dopo quell'episodio ha capito quale fosse la rivalità qui a Roma? Sono qui da pochi mesi, devo vivere di più, devo capire di più al dettagli delle cose. Una cosa è sentire e una cosa è essere dentro e capire tutto. La rivalità è una cosa bella al 100%. Se alleni il Real Madrid e il Barcellona non è campione, sicuramente vuole che vince l'Atletico di Madrid o Atletico di Bilbao. Se sei in portogallo e alleni il Porto, se il Benfica non vince sicuramente preferisce un'altra squadra che non sia il Porto. Questa è la normalità della rivalità. Mi piace giocare il derby, ho il privilegio di giocarne uno in più, uno che non ho mai giocato, il privilegio di essere più ricco dopo questa esperienza e capire quello che veramente è Roma-Lazio e Lazio-Roma. Al di là del derby e di quello che può significare io voglio che la mia squadra abbia più ambizione di vincere un derby, non è l'unico obiettivo di una stagione. Mi ricordo quella partita che abbiamo vinto 2-0 e ovviamente potevi sentire che dalla parte dei tifosi laziali che non erano in appoggio alla loro squadra, è una cosa che senti. Però mi sembra che l'Inter ha vinto lì come ha vinto tante partite in quella stagione.

Fino a poco tempo fa passava per essere quello antipatico... Aspetta un po', che arriverà. Litigo sicuro (Ride, ndr).

Si sono creati ottimi rapporti con i colleghi, come con Dionisi e Italiano. E' cambiato il suo modo di comunicare o gli avversari hanno meno paura di lei perché non guida la squadra più forte? Dimmi un motivo per litigare con qualcuno, dammi un motivo. Ancora non mi è arrivato. L'unica cosa che veramente mi ha dato un feeling molto molto negativo è stata l'espulsione di Pellegrini. E' giallo e rosso lì? Però che faccio, vado a litigare con l'arbitro e mi manda via e non posso stare in panchina domani? Controlli le emozioni e la frustrazione e quando vai in conferenza stampa vai a freddo. Quando la situazione arriverà, in un modo naturale e automatico, non devo essere io a cercare di litigare con la gente. Io la rispetto, loro mi rispettano. Avversari, allenatori, giocatori, arbitri... quel ragazzo giovane ha fatto una ca*ata e la prossima volta farà meglio. Avrà il suo allenatore, Rocchi, che sicuramente con la sua esperienza lo può aiutare a migliorare. Non c'è motivo per litigare con nessuno.

Ho guardato il suo primo Tottenham, le scelte che ha fatto, e nelle prime 7 partite ha giocato dal 1' solo 13 giocatori. A Roma sta usando la stessa metodologia. Qual è la motivazione? Creare un gruppo stabile all'interno della rosa? Che cosa devono fare le seconde linee per far sì che possano guadagnare il posto? Mi viene in mente gli input che sta dando nelle ultime partite ai giocatori in panchina o a Calafiori. Io non vado a litigare con te ma la domanda che mi fai sarebbe la stessa domanda se al contrario, magari non tu ma uno degli altri, se facessi giocare 20 giocatori del perché non punto sulla stabilità e sulla dinamica perché quando si cambia troppo è difficile per i giocatori trovare dinamica e automatismo. Quando si trova stabilità ad inizio stagione dove non c'è stanchezza o limiti fisici si punta sulla stabilità, dopo arriverà il momento di fare turnover. Altre persone pensano il contrario. Sono opzioni, la mia è ovvia, sono arrivato e giochiamo in un modo diverso da prima abbiamo bisogno di stabilità e di fiducia. Tanta gente che non sta giocando è gente giovane, ha bisogno di tempo e non è preparatissima per entrare diretta nella squadra. Ha bisogno di più tempo. Mi sembra un processo normale.

Sia la Roma che la Lazio scendono in campo spesso con formazioni offensive, domani servirà più il coraggio di attaccare, con un pizzico di spregiudicatezza, o attenzione a difendere per non rischiare in fase difensiva? La globalità della partita: con la palla vogliamo giocare e aggredire e segnare se possiamo. Senza palla si deve rispettare una squadra di qualità, con giocatori di qualità, con un modo offensivo di giocare il gioco. Bisogna difendere. Difficile vincere una partita, se sei bravo è una fase di gioco e si dimentica di lavorare forte nell'altra fase. Per vincere domani ho bisogno di una partita completa perché giochiamo contro una squadra di qualità.

A proposito dell'avversario, affrontate un avversario che difende alto ma è capitato che la pressione è saltata. Quanto è importante domani giocare sotto pressione? Sta pensando a qualcosa per dare solidità all'uscita palla? E' una buona domanda ma è un tipo di domanda a cui non mi piace rispondere perché rispondere è toccare i punti chiave. Hai analizzato qualità e modo di giocare, filosofia di gioco del nostro avversario in modo molto veloce, però bravo. Ma parlare di quello che vogliamo fare non vado più al di là delle cose basiche che è: con la palla vogliamo segnare, senza palla vogliamo difendere bene perché è una squadra di qualità.