Pallotta sicuramente chiamerà oggi a Trigoria. E, come scrive Alessandro Vocalelli su radioradio.it, ribadirà il suo ultimatum: se non arrivano i risultati, sappiate che mi verrete a cercare a Boston. Gli spiegheranno che il risultato di Firenze sì, è pesante, comprendiamo la sua rabbia. Macchè, risponderà, intendo il risultato dello stadio. Se non arriva il risultato sullo stadio, mi verrete a cercare a Boston. Anzi, aggiungerà, come è andata su quel terreno? Sì, gli diranno, il terreno di Firenze era un po’ scivoloso, ma non è questo che ha determinato i sette gol. Il terreno di Firenze? Macchè, io intendevo il terreno di Tor di Valle: non è che basta un po’ di acqua a rovinarlo, no? Però – e questa volta andrà dritto al cuore al problema – non era questo il progetto che intendevo io, non si può rinunciare così passivamente, è assurdo. Sì – gli diranno stavolta – il progetto tecnico non era quello che avevamo in mente, però abbiamo dovuto fare a meno di Alisson, di Salah , di Rudiger, di Paredes e via via di tutti gli altri… Alisson? Salah? Macchè, io intendevo che abbiamo rinunciato alle torri, erano queste le torri di cui parlavo.
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La telefonata di Pallotta
La Roma, il giorno dopo la cocente umiliazione in Coppa Italia, aspetta di sapere quale potrebbe essere il futuro del suo tecnico e non solo
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Gioco? Ma che avete capito? Le squadre di operai devono essere pronte per quando avremo il via libera, non voglio aspettare un giorno in più. Pallotta, sorpreso e amareggiato da così tanta mancanza di concentrazione sul problema reale della Roma, spiegherà che lui aveva promesso un ponte sul futuro, qualcosa di cui avrebbero parlato in tutto il mondo, e invece non vede ancora nulla. Sì, è vero, lo rassicureranno, nove anni fa abbiamo garantito che il ponte sul futuro avrebbe funzionato e la Roma avrebbe vinto una serie infinta di scudetti, più qualche coppa Italia.
Invece niente, ha ragione presidente… Ma che dite? Io dicevo questo benedetto ponte su cui non abbiamo ancora risposte: ma ce lo fanno o no? Sapete, è importante per essere pronti anche sul mercato. Ah – finalmente – gli diranno che è il caso di tornare immediatamente sul mercato. Noi lo chiamiamo supermarket e all’interno dello stadio deve esserci anche quello: insieme ai negozi, al cinema. Pallotta, dopo essersi sfogato, a questo punto dirà che la pazienza – però – è arrivata davvero all’ultimo stadio. Quella dei tifosi?, che da nove anni non vincono nulla e incassano mortificazioni come quella di Firenze? Macchè i tifosi. La sua, di pazienza. La sua pazienza è davvero all’ultimo Stadio. Continuate così e verrete a cercarmi a Boston. Click.
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