Chiara Rocca, figlia di Francesco, ex calciatore della Roma entrato nella Hall of Fame giallorossa nel 2012, dopo la premiazione di Totti di ieri ha voluto esprimere tutte le emozioni provate nel rivedere il padre allo stadio Olimpico e il dispiacere di non averlo potuto guardare mentre allenava. Queste le sue parole sul proprio profilo Facebook:
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La figlia di Rocca: “A mio padre negata la possibilità di formare calciatori dediti al sacrificio”
Parla attraverso il proprio profilo Facebook dopo aver assistito alla premiazione della Hall of Fame di Francesco Totti
“Una giornata importante, commovente, eccitante per Francesco Totti. Senza ombra di dubbio. Così come per tutti i suoi tifosi, che provano per lui un amore profondo, immenso. Ma ieri era una giornata magica anche per mio padre. Voi non lo sapete ma io le sento le sue emozioni, anche se non sono urlate, le riconosco quando si mette in tiro perché non vuole in alcun modo mancare di rispetto ai suoi tifosi, quando esce di casa alle 16 per una cerimonia che inizierà alle 20, sempre per lo stesso motivo, quando tiene la sciarpa stretta tra le mani e quando gli si riempiono gli occhi di lacrime durante l’applauso della Sud, quando ridendo mi racconta dei suoi compagni e quando con un fare paterno, perché sono stati anche i suoi ragazzi, abbraccia Francesco, Alessandro e Stephan. Lo riconosco da questi piccoli gesti a cui molti non danno peso perché non sono eclatanti, come quelli di tanti altri. Ma mio padre la Roma, la squadra, l’ha amata e la continua ad amare. Così come quei tifosi che da sempre lo rendono orgoglioso, lo fanno commuovere. Le vedo le lacrime trattenute quando legge i messaggi che arrivano sulla sua pagina Facebook. E sapete perché? Perché più di qualsiasi altro ex giocatore lui ha dato la vita per la maglia giallorossa. Vorrei, per questo, che non venisse dimenticato, che non venisse considerato meno “buono” degli altri perché, credetemi, è esattamente il contrario. Vorrei che nessuno mai, guardando quella gamba, si dimenticasse il dolore con cui ogni giorno mio padre deve lottare e i sacrifici che ha sempre fatto, senza farci mancare mai, e sottolineo mai, nulla.Vorrei che guardando quella gamba qualcuno si rendesse conto di cosa significa amare lo sport, dedicargli la vita, comportarsi da signore anche in circostanze non semplici, perdonare anche chi, senza professionalità o umanità, ha permesso che quel ginocchio gli desse da soffrire per tutta la vita. Anche questo ve lo posso raccontare soltanto io, anzi io, mia madre e mio fratello, che stamattina, ad esempio, l’abbiamo visto pedalare su quella cyclette per ore, per tentare di mettere a tacere quel dolore che si acuisce con il cambiare del tempo. Vi racconto queste cose perché vedendolo ieri in campo ho pensato a tutto questo, alle volte in cui è stato definito, senza alcun tipo di competenza, “sergente di ferro” o alle volte in cui non gli è stata data la possibilità di formare calciatori dediti al sacrificio e al sudore, valori che questo mestiere dovrebbe naturalmente portare con sé. E ve le racconto anche perché vedendo la gamba di mio padre in foto, mi rendo conto di quanto possa soffrire per questo e di quanto poco nell’arco dei miei 25 anni di vita se ne sia lamentato, praticamente mai. Perciò la vita non è stata buona con mio padre ma l’orgoglio, la stima, l’amore che provo nei suoi confronti spero possano in parte ripagarlo. Sei un eroe.”
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