Un altro stop per Nicolò Zaniolo, già costretto a fermarsi per la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro nello scorso gennaio. Contro l'Olanda, in Nations League, il centrocampista si è infortunato all'altro ginocchio e ne avrà per almeno sei mesi. Daniele Tozzi, preparatore atletico del Coni, intervistato da "iNews24.it", ha parlato della vicenda. Queste le sue dichiarazioni: "Partiamo dal presupposto che parliamo di recidiva, a prescindere dal fatto che il ginocchio interessato sia l’altro. Io, come i miei colleghi, eseguo continuamente una serie di test per evidenziare limitazioni del movimento. Limitazioni che devono essere eliminate prima di rimettere un atleta in campo, a prescindere dallo sport praticato. Test funzionali che si eseguono su tutti gli atleti e a maggior ragione su quelli che arrivano da un infortunio, essendo la probabilità di recidiva molto alta. Va identificato un punto debole, che tutti hanno dopo un infortunio serio, e da lì si inizia a lavorare con esercizi correttivi. Il fatto che ad essere interessato, nel caso di Zaniolo, sia l’altro ginocchio è del tutto ininfluente. Il rischio di recidiva è in partenza elevato".
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Infortunio Zaniolo, Tozzi: “La probabilità di recidiva era molto alta”
Il preparatore atletico del Coni: "Un conto è allenarsi, un altro è tornare a giocare. Dovrà essere stimolato anche sul piano emotivo"
Molti si interrogano sulla massa muscolare dei calciatori attuali, di molto superiore rispetto ad anni fa. Può effettivamente essere anch’essa un fattore di rischio?
I lavori di forza si fanno in presenza di un’ottima base in termini di qualità dei movimenti, altrimenti si rafforzano anche le problematiche. Di per sé una massa muscolare particolarmente sviluppata non è assolutamente un fattore di rischio, ogni atleta poi va valutato e seguito singolarmente. Per esperienza personale posso dire che l’infortunio è causato, quasi sempre, da un livello insufficiente di qualità del movimento. Aver subito un altro infortunio in precedenza è un fattore determinante. Uno degli elementi comuni di tutti gli atleti infortunati è la scarsa mobilità, lo scarso controllo motorio e delle asimmetrie posturali negli arti inferiori.
Che tempistiche possiamo ipotizzare per un ritorno in campo?
Bisogna distinguere tra i tempi di recupero per l’intervento chirurgico, quindi tornare a camminare bene sostanzialmente, e quelli per tornare in campo. Ad esempio, nel caso di un giocatore dell’Nba, i tempi di recupero per una rottura del crociato sono pressoché doppi rispetto alla Serie A, dai 9 ai 12 mesi. I tempi per la riatletizzazione cambiano da caso a caso, non si può fare una stima accurata a monte. Almeno sei mesi direi ma poi devono essere i test a dirlo.
Quanto conta la componente psicologica nel recupero da un infortunio grave?
Sicuramente c’è, si tratta comunque dell’infortunio più grave per un calciatore, a maggior ragione in caso di recidiva. Gli infortuni al crociato non avvengono praticamente mai per un contatto di gioco, avvengono “spontaneamente”. Il calciatore quindi deve essere stimolato anche sul piano emotivo, deve superare la paura, ci deve credere lui per primo.
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