(Repubblica.it - M. Pinci) - ROMA - "Cessioni sì, ma De Rossi non parte". Parola di Fenucci. Quasi un'anticipazione di quello che sarà il rinnovo del contratto del centrocampista romanista,
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Fenucci: "Rosa da sfoltire ma De Rossi non parte"
(Repubblica.it – M. Pinci) – ROMA – “Cessioni sì, ma De Rossi non parte”. Parola di Fenucci. Quasi un’anticipazione di quello che sarà il rinnovo del contratto del centrocampista romanista,
ormai imminente: "Noi lo vogliamo tenere e credo che rimarrà". Anche qualcosa di più, anche se è probabile che per l'accordo serva attendere ancora qualche giorno. Un passo importante per una società alle prese con un'eredità pesante lasciata dalla gestione Sensi. "Ma gli azionisti della Roma - continua Fenucci in un'intervista a Milano Finanza - hanno già previsto due aumenti di capitale per finanziare lo sviluppo del progetto, ma è certo che nei prossimi due o tre anni, oltre ai ricavi che possono venire da competizioni internazionali, dovremo trovare risorse riducendo il monte ingaggi, sfoltendo una rosa di 29 giocatori e valorizzando al massimo il vivaio. Non si può andare avanti con rose ampie di calciatori".
"PUNTARE SUL VIVAIO" - Il progetto della Roma, per far fronte al sovraffollamento delle rose - nonostante quella del club giallorosso sfiori i 30 elementi - è però chiarissimo: "Io penso che sia importante il progetto del vivaio, non solo perché il nostro è uno dei migliori, ma perché serve un nuovo modello, molto più sostenibile". Spazio anche per una proposta: "Rose di 14, 15 giocatori e poi un numero adeguato di giovani pronti ad entrare in prima squadra. Però per questo modello non basta ricorrere alla squadra primavera, ci vuole una seconda squadra che giochi nella Lega Pro". A preoccupare ancora di più, l'imminente introduzione dei criteri del fair play finanziario: "Che ci sia bisogno di regole economiche - spiega l'amministratore delegato della Roma - per permettere alle società calcistiche di operare in un ambiente competitivo non c'è dubbio".
CONTRO IL FAIR PLAY FINANZIARIO - Ma c'è un "ma", anche per le finanze romaniste: "La Uefa e le Leghe fanno bene a vigilare sulla solvibilità ed a chiedere competizioni fair in cui chi opera abbia le risorse necessarie per farlo, ma era possibile - precisa l'amministratore delegato della As Roma - raggiungere lo stesso obiettivo con altre regole. Il problema è che, per come è stato configurato il meccanismo del fair play finanziario si rischia di cristallizzare i rapporti di forza oggi esistenti all'interno delle competizioni europee, ma anche dentro gli stessi singoli campionati nazionali". L'obiettivo del club giallorosso, non è una novità, è l'incremento delle entrate grazie a sponsorizzazioni, partnership e, nel medio periodo, di uno stadio di proprietà: "Lo sviluppo, in un club, te lo danno gli investimenti sportivi, che ti fanno aumentare i ricavi, che ti permettono maggiori investimenti e quindi ulteriori ricavi. E' un volano virtuoso che aumenta la competitività. Il che non significa tornare agli ingaggi pazzeschi, alle spese dissennate e ai debiti fuori controllo".
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