news as roma

Di Francesco: “Con il Liverpool ci siamo pianti addosso. Balotelli? L’ho già cercato in passato”

Il tecnico giallorosso: "Under più che turco è napoletano, capisce al volo quello che gli dici"

Redazione

Con la trasferta di Sassuolo si concluderà la prima stagione di Eusebio Di Francesco alla guida della Roma. Il tecnico abruzzese sta per mettere agli archivi un'annata comunque indimenticabile, soprattutto grazie alla fantastica cavalcata in Champions League, con la garanzia di poterci riprovare tra qualche mese. L'allenatore giallorosso è stato ospite della trasmissione di Italia Uno 'Tiki Taka' che ha parlato della stagione della Roma, a partire dalla partita di ieri sera: “Abbiamo fatto un’ottima ora di calcio, attaccando e pressando la Juventus nella loro metà campo, ma non siamo stati bravi a concretizzare la grande pressione e le opportunità, con meno lucidità negli ultimi 20 metri. Poi, dopo l’espulsione di Nainggolan, quella pressione l’abbiamo un po’ persa e la Juve ha cercato di non farci giocare per portarsi a casa il punto che serviva per lo scudetto".

Ci ripensa ad Anfield?

Ci ripenso, perché abbiamo dimostrato di poter competere con il Liverpool: abbiamo avuto quella parte centrale di gara a Liverpool in cui la squadra si è un po’ disunita e ha perso le distanze, a livello mentale abbiamo subito la partita e abbiamo pensato troppo alle qualità offensive dell’avversario e meno alle nostre. Peccato anche per il ritorno, abbiamo perso un po’ troppo tempo a pensare a quello che era successo all’andata, se avessimo avuto una testa migliore o comunque più concentrata avremmo potuto fare meglio, nonostante qualcosa a livello di episodi ci è stato tolto.

Ha temuto di perdere a gennaio Dzeko?

La trattativa c’è stata, è inutile nasconderlo, ma lui ha sempre dimostrato grandissima professionalità anche nell’affrontare le partite durante il mercato: per noi è un giocatore troppo importante. Voglio parlare di atteggiamenti, però, non di numeri: si è sempre messo sulle spalle la squadra, ha trascinato i compagni ed è stato il messaggio più importante. È esattamente quello che voglio dalla squadra: ognuno deve giocare non per sé stesso, ma per il compagno vicino, questo serve per maturare come squadra.

La città è maturata?

Mi interessa in maniera relativa. L’importante è trasmettere il messaggio per prima cosa all’interno, a Trigoria: non deve esserci vittimismo nei miei calciatori, dobbiamo guardare quello che dobbiamo fare e non quello che abbiamo fatto. Non ci si deve fermare agli errori arbitrali, così si fa il gioco degli altri e questo è successo con il Liverpool. Abbiamo fatto il gioco degli altri perdendo tempo in quei minuti di recupero che potevano essere determinanti. Dobbiamo sempre crederci, mai abbattersi e fare le vittime: le persone che si piangono addosso non mi piacciono, da abruzzese.

Sulla polemica tra bel gioco Sarri e la sostanza di Allegri.

Io vorrei vincere i campionati attraverso il bel gioco, ma criticare Allegri è impossibile, per i risultati che ha ottenuto, è un ottimo allenatore sotto tutti i punti di vista. Io cerco di trasferire un messaggio diverso, ma l’unica verità è che in questo momento Allegri è un allenatore vincente. Io devo ancora crescere e imparare tanto, sto cercando di portare la mia mentalità e il mio pensiero, magari modificandolo col tempo.

Chi meritava lo scudetto?

Nell’analisi generale la pecca del Napoli è che si è sentito già quasi vincitore quando ancora era a meno uno dalla Juventus e con i bianconeri non puoi permettertelo perché hanno grande abitudine a vincere. L’ambiente può anche condizionare la squadra e la capacità è quella di rimanere fuori. La mia sensazione non è la verità assoluta. La Juventus è più pronta, ha avuto la freddezza e la capacità di reagire a certe pressioni e alla fine ha vinto meritatamente lo scudetto. L’orario? Quando ci si avvicina alla fine del campionato un po’ può condizionare. Però giocare in altri orari fa parte del gioco e attaccarsi a queste cose lascia un po’ il tempo che trova.

Schick è una scommessa?

È già un giocatore con grandissime potenzialità, non una scommessa: lui deve mettersi a disposizione come ha fatto, io devo metterlo nelle migliori condizioni per potersi esprimere e lui deve continuare a lavorare. Nel 4-3-3 era un po’ penalizzato, ora capisce di più cosa voglio io. Gioca sia da esterno con caratteristiche diverse da Under, così come può giocare più centrale, con caratteristiche diverse da Dzeko.

Chi merita di più la Champions tra Inter e Lazio?

Dico la Lazio perché in questo momento è davanti e sta facendo qualcosa di straordinario. Ha due risultati su tre, ma è una partita secca e può succedere di tutto, ci sono tante varibaili. Come ieri, sembrava avessimo il pallino del gioco e l’espulsione di Nainggolan ha fatto cambiare la gara.

Nainggolan spesso sbaglia in partite importanti.

Ci sta fare errori, ma chi non fa non sbaglia. Alla lunga vince chi sbaglia meno, ma a Radja si può dire tutto tranne che gli manchi la personalità e che si nasconda. A volte lo ha fatto anche in maniera negativa.

Quanto vale Alisson?

Non so quanto vale, ma è un grandissimo portiere, le sue qualità migliori sono disponibilità e personalità, che mette a disposizione dei compagni. Mi piace che sia orientato ad aiutare i compagni. E’ un portiere di sostanza e non pensa a fare la parata scenica. E' tra i più forti in Italia, forse il più forte.

C’è mai stato un momento in cui in campo avresti voluto Totti?

È una presenza costante nel mio spogliatoio, è un grande punto di riferimento: non rimpiango niente, sono felicissimo di aver fatto una grandissima avventura con lui da giocatore e ora di poter continuare con lui, io da allenatore e lui da dirigente.

Dove potete migliorare?

Siamo cresciuti molto in mentalità, nel cercare di trattare tutte le partite allo stesso modo. Ma dobbiamo ancora crescere qualitativamente, ci è mancato qualche gol, mentre in difesa abbiamo lavorato bene anche se sono ritenuto uno zemaniano. Paradossalmente qualche gol zemaniano in più mi avrebbe fatto comodo.

Se mi aspettavo l’impatto di Under?

È partito con qualche difficoltà, anche per colpa della lingua: è un ragazzo molto sveglio, io dico che più che turco è napoletano, perché capisce al volo quello che gli dici, e ti dice che ha capito anche quando magari invece non ha capito. Ha grandi qualità, specialmente nell’andare al tiro, non fa mai capire dove calcia e può solo migliorare.

La Roma al primo posto delle sviste arbitrali in alcune classifiche: cosa ne pensa?

Non ho letto la classifica. Cerco di non trasmettere questa mentalità alla mia squadra, lamentarsi e guardare gli arbitri. Sono tutti alibi. Si può sbagliare durante il campionato, chi più chi meno. E’ il gioco delle parti. Ci si augura che siano meno, ma diventa una giustificazione. Io devo migliorare altre cose. Come quando i miei colleghi parlano sempre con l’arbitro, io non condivido. Se parlo con l’arbitro non curo i particolari e non vedo gli errori che fa la mia squadra.

Cosa pensa quando vede il discorso sul Sassuolo che si scansa?

Sono cose da social, lasciano il tempo che trovano. Ognuno di noi non scende mai in campo per prendere 7 gol ed essere ridicolo. Scendiamo sempre per dare il nostro meglio, il campionato italiano sta dando un segnale. Tutte le squadre si giocano ogni partita, è una grande crescita. A Sassuolo ho vissuto anni fantastici, mi piace la mentalità con cui hanno affrontato l’Inter, è quello che ho cercato di trasmettere.

Che reparto dovete rinforzare sul mercato?

Difesa, centrocampo e attacco.

Ti piace Balotelli?

Mi avevi promesso che saresti stato bravo su questo (ride, ndr). Lo avevo già cercato quando ero a Sassuolo. A queste valutazioni penseremo più avanti, dobbiamo ancora definire le strategie di mercato. Sappiamo cosa serve, ma è indubbio che Mario sia un giocatore dalle qualità importanti.