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D’Agostino: “Alla Roma manca saper vincere e soffrire. A Udine match spettacolare”

L'ex centrocampista, che ha militato sia in giallorosso che in bianconero, ha presentato la sfida di domenica: "Sono due squadre che fanno quello che vogliono, l'Udinese se la giocherà tatticamente"

Redazione

Domenica alle 15 alla Dacia Arena si affronteranno Udinese e Roma nella prima giornata di ritorno dopo il 4-0 giallorosso dell'andata all'Olimpico. Ad osservare il match con un occhio particolarmente interessato, considerando il suo passato è Gaetano D'Agostino, che ha militato in entrambe le squadre. Attualmente allenatore dell'Anzio Calcio 1924, club di Serie D, l'ex centrocampista ha parlato della sfida in Friuli a mondoudinese.it.

D’Agostino, che rapporti ha oggi con Udinese e Roma?

Adesso vivo a Roma e ho un buon rapporto con l’ambiente. Ho il piacere di tenere i contatti con alcune radio e di seguire le vicende giallorosse. Per quanto riguarda l’Udinese, la porto nel mio cuore. Sento ancora qualcuno che abita lì. Per quanto mi riguarda è un rapporto d’amore, perchè a Udine ho trascorso i quattro anni più belli della mia carriera, e non si possono dimenticare.

Domenica bianconeri e giallorossi si affronteranno allo stadio Friuli, che gara si aspetta?

Sarà una partita molto bella. Sono due squadre che fanno quello che vogliono. Anche l’Udinese, che non era partita benissimo, con l’arrivo di Delneri ha ritrovato una propria quadratura, la squadra sa quello che fa. Ora se la gioca a viso aperto con tutte. Inoltre ha uno stadio stupendo, quindi ci sono tutte le carte in regola per vedere una partita spettacolare. La Roma è una squadra che gioca a calcio e sta maturando per quanto riguarda le gare in trasferta. Non è solo bella, ma anche cinica. Sono due squadre in salute, anche se la Roma dal punto di vista dei singoli è più forte, credo che tatticamente l’Udinese se la giocherà bene. Delneri tatticamente è molto bravo.

Una curiosità: ha citato lo stadio Friuli, l’ha mai visto dopo l’opera di riammodernamento?

Ahimè no. Magari tornerò da allenatore (sorride, ndr). L’ambizione è quella, con i suoi tempi ovviamente. Sarebbe un sogno…

Il principale realizzatore della Roma è Edin Dzeko. L’Udinese dovrà concentrare le sue attenzioni sul bosniaco?

Sì, per quanto riguarda la fase di attacco. Però credo che la Roma sia una squadra forte, tecnica, veloce. Il terminale offensivo è lui, ma anche sugli esterni ha giocatori che possono fare male.

L’assenza di Salah, impegnato con l’Egitto in Coppa d’Africa, peserà?

Già si sapeva che non ci sarebbe stato per oltre un mese. Sicuramente Salah è un giocatore importante, che attacca gli spazi, veloce, che può fare la differenza. Pur mancando Salah, la Roma sta comunque avendo la continuità di risultati.

Cosa manca alla Roma per insidiare la Juventus?

La mentalità di saper vincere e saper soffrire. La Roma la sta acquisendo in questo ultimo mese e mezzo, ma ci vuole tempo. La Juventus è abituata a saper vincere, anche non esprimendo un gioco stratosferico. Anche in Coppa Italia con l’Atalanta, ha disputato una gara sofferta ma è riuscita a portare a casa il risultato.

Rispetto a qualche anno fa, quando lei era protagonista in serie A, come valuta questo campionato?

Non di altissima qualità, per quanto riguarda l’estro. Si tratta di un campionato fisico, tattico. Ed è un campionato molto equilibrato. Anche se la Juventus ha preso un certo vantaggio, quelle dietro stanno tutte lì. Così come la corsa per la salvezza non è ancora decisa.

Tanti calciatori stanno scegliendo destinazioni calcisticamente sconosciute (o quasi) ma economicamente più interessanti come Cina, India o Canada. Se fosse arrivata a lei la chiamata da Oriente o da Oltreoceano, avrebbe colto questa opportunità?

Credo fortemente che il D’Agostino dell’Udinese avrebbe avuto più di una richiesta. Però è anche vero che la vicenda con la Juventus è stata gestita male. Personalmente ci ho messo diversi anni per farmi amare calcisticamente dal popolo friulano. E adesso, invece, ci sono ragazzi che dopo 10 partite valgono 40 milioni… Non c’è più un equilibrio. Trovo più giusto che un tifoso valuti la continuità di un giocatore e la sua crescita. Non bastano dieci partite. Io sono arrivato a Udine nel 2006, ma è soltanto nel 2009 che mi hanno fatto i primi applausi, quelli “veri”, ma è giusto così. Ora, invece, si ricorre subito a giudizi affrettati sia in positivo che in negativo. Ringrazierò sempre l’Udinese, che mi ha preso, mi ha aspettato, ed è una società che aspetta di far emergere il talento. Cosa che non fanno tutti, perchè c’è questa fretta di spendere e prendere. Io ci ho messo quattro anni e credo sia giusto valutare un giocatore dopo almeno un paio di campionati, per avere un corretto prezzo per il suo cartellino. Altrimenti ci rimette sia la società che il giocatore, per il quale le aspettative sono immense. Continuità e costanza sono il giusto prezzo per un giocatore.

Quanto è difficile passare dal campo alla panchina?

Non è semplice, perchè un giocatore pensa che sia tutto facile quando sta per smettere di giocare. Crede che potrà fare il dirigente, l’allenatore, il procuratore… Invece non è proprio così. Ci vogliono competenza, studio quotidiano, e soprattutto, mentre da calciatore pensi con la tua testa e solo alla tua testa, da allenatore devi pensare con la testa degli altri, cioè devi pensare cosa ne pensano gli altri, cosa stanno pensando i tuoi giocatori ed essere credibile in quello che fai.

Qual è il tecnico che maggiormente l’ha ispirata nella sua nuova carriera da mister?

Fabio Capello per la sua disciplina e per la voglia di vincere. Tatticamente, invece, Pasquale Marino perchè l’ho avuto per tanto tempo e credo che nel gioco offensivo sia uno dei più bravi. E poi gli allenatori che sto seguendo ora sono Spalletti, Sarri e Conte, perchè oltre alla mentalità vincente ha le idee chiare sia nella fase difensiva sia nella fase offensiva e sta dimostrando anche in Inghilterra, in un campionato non facilissimo, di essere uno dei migliori al mondo.

Infine, oggi è possibile individuare un nuovo D’Agostino?

Il calcio sta sviluppando altri tipi di gioco e un’altra velocità. Giocatori con le mie caratteristiche o con quelle del Maestro Andrea Pirlo non ce ne sono in giro. Ci sono giocatori più metronomi, vanno di moda Jorginho, Verratti,… ma non vedo più giocatori in grado di lanciare 40, 50 metri la palla e dare un assist all’attaccante. Sono tutti passaggi brevi, tra le linee. Ricordo ancora un lancio che mandò in gol Di Natale contro Reggina, oppure i lanci di Pirlo. In questo momento caratteristiche alla Pirlo non ne vedo. Vedo giocatori bravi tecnicamente, più dinamici rispetto a noi, ma che hanno meno visione di gioco.