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Da Montella-Capello a Panucci-Spalletti: ecco come Fonseca e Dzeko possono evitare di far male alla Roma

Francesco Balzani

L’oltraggio al Principe. Negli anni ’90 a far discutere, in una Roma che ribolliva di passione per una squadra tutto cuore, è stato il lungo ed epico scontro tra il capitano e simbolo assoluto Giuseppe Giannini e l’allenatore Ottavio Bianchi reduce dai successi di Napoli e che alla prima stagione in giallorosso era riuscito a cogliere due insperate finali, in Coppa Italia (vinta) e Coppa Uefa, arrivando a un passo dallo storico bis. Un vincente, antipatico. E infatti il pubblico di Roma non riuscì ad affezionarsi e anzi lo ricoprì di insulti (in molti ricordano lo storico coro) per la gestione cinica di due bandiere. In principio, infatti, fece discutere la gestione dell’ultima stagione di Bruno Conti lasciato spesso in panchina. Poi si passò a Giannini nel 1992. L’aggravante stavolta è che si tratta di un giocatore al culmine della sua carriera. Il Principe è relegato tra le riserve senza tanti complimenti, non gradisce e lo fa sapere pubblicamente con toni aspri. Ne nasce una polemica con il tecnico lombardo che spacca in due la squadra tra chi era pro Principe e chi era contro. La maggior parte dei compagni si schiera con Giannini, la società prende le difese dell’allenatore, che si fa forte fino a degradare il centrocampista togliendoli la fascia da capitano e affidandola per un breve periodo a Voeller. Dopo qualche panchina Giuseppe tornò a giocare con discreta regolarità e la Roma grazie a 5 vittorie di fila nel finale si guadagnò un posto in coppa Uefa. A fine stagione però sarà Bianchi a salutare su pressione della piazza lasciando il posto a Boskov.

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