Walter Casaroli, ex attaccante di Roma e Como cresciuto nel settore giovanile giallorosso, è stato ospite del consueto podcast pre-partita "Serie A Preview". Quattro stagioni nella Capitale per Casaroli, tra il 1974 e il 1979, intervallate da un prestito ai lariani nel 1976/77. Ecco le sue parole a poche ore dal match odierno:


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Casaroli: “Con il Como serve concentrazione. Angelino è all’altezza di Dimarco”
Con Ranieri le cose stanno migliorando. "Sicuramente, soprattutto rispetto a come eravamo partiti...".
Facendo un passo indietro, l'anno 1976 era cominciato benissimo. "Ho fatto tre gol nelle prime quattro partite nel febbraio '76, quando ho esordito, poi praticamente mi sono fermato lì e Liedholm mi ha rimandato in Primavera".
In passato era più difficile arrivare in prima squadra, vero? "Dipendeva sempre dal personaggio, dall'allenatore che credeva nei giovani. Ora non facciamo esordire i giovani così velocemente, è più le volte che li mandiamo in giro e poi li ricompriamo spendendo un sacco di soldi. In generale di giovani italiani ne escono fuori pochi, all'estero hanno un'altra mentalità. Noi eravamo un po' lanciati alla 'viva il parroco', eravamo un po' lasciati a noi stessi. Dovevi cercare di risolvere da solo i tuoi problemi, secondo me il giovane invece va seguito sotto tutti i punti di vista".
Che emozione è stata l'esordio? "Io ho saputo nello spogliatoio che avrei giocato, se ne parlava ma Liedholm non mi aveva detto niente. Con incoscienza entri in campo e giochi, ma da professionista la situazione cambia: c'è il pubblico, ci sono i giornalisti. Se i giovani non sono seguiti rischiano di perdersi, come mi è successo. Nella mia Primavera c'erano Di Bartolomei, Rocca anche se già giocava in prima squadra... quanti però sono arrivati in prima squadra? Pochissimi".
Ha anche allenato alla Roma, con giocatori come Galloppa. "Era uno di quei ragazzi che volevano arrivare, si impegnava e faceva sempre il suo dovere. Era uno di quelli che voleva arrivare e poi è arrivato, mentre si è persa tanta gente che aveva più qualità di lui ma che non avevano la stessa testa. Landolina era un giocatore straordinario ma non è arrivato perché era indolente e svogliato, aveva qualità enormi. Il gruppo '88 giocava a memoria, ma di loro non ha mai esordito nessuno".
Come è stata l'esperienza a Como? "Eravamo in Serie B, giocai a Como. Fu un anno un po' sfortunato, presi la pubalgia e non giocai moltissimo. Ho dato un contributo, ma le aspettative erano superiori sia da parte degli altri sia da parte mia".
Che cosa si aspetta da Roma-Como? "Da quando è entrata questa società il Como sta facendo bene, possono spendere e vanno a cercare il meglio. La crescita c'è, evidentemente hanno visto qualcosa di propositivo lì a livello di business. Bisogna stare molto attenti, secondo me non esistono partite facili o difficili. Se la Roma gioca come ha giocato le ultime partite, con quell'intensità e determinazione e crescita di ogni singolo giocatore... Prima i giocatori non erano questi, giocavano i fratelli: prima non rendevano per quello che sapevano fare. Secondo me la Roma ha un'ottima rosa, ora stanno dimostrando di essere giocatori veri. La Roma deve avere la giusta concentrazione, facendo capire fin dai primi minuti che non torneranno a casa con dei punti".
Dybala e Angelino stanno rubando l'occhio in questo momento. "Eppure sentivo dire di Angelino 'chi lo ha mandato'. Ora ha trovato la giusta collocazione, si sente osannato ed è diventato il giocatore che magari ha visto chi lo ha preso. E' un buon giocatore, che se adesso lo mettessi nell'Inter farebbe molto meglio di Dimarco: è alla sua altezza, tranquillamente. Dybala lo conoscevamo tutti, forse non rendeva perché la squadra non rendeva ma non ne possiamo discutere".
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