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Stadio Roma, Mangosi: “Non condividevo i metodi di Parnasi, avrei lasciato a giugno”

Parla anche il responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne del Gruppo: "Non sapevo dei rapporti tra Palozzi e Luca e delle dinamiche esistenti tra i due in relazione al ruolo pubblico del primo"

Redazione

Giulio Mangosi, cugino di Luca Parnasi e responsabile della comunicazione e delle relazioni esterne del Gruppo, prende le distanze dall’ex amministratore unico dell’Eurnova nell’interrogatorio sostenuto due giorni fa nel carcere di Regina Coeli davanti al pm Barbara Zuin: “Al 30 giugno avrei chiuso ogni rapporto con il Gruppo Parnasi poiché si trattava di una società padronale, in cui non c’era alcuna condivisione nelle scelte e nella quale ogni scelta imprenditoriale non veniva fatta in base al merito ed al fine di conseguire risultati in sostanza validi, ma al solo fine di creare relazioni utili al perseguimento di interessi di Luca Parnasi“.

Secondo quanto riportato dall'agenza Agi, Mangosi avrebbe aggiunto: "Come imprenditore non condivido i suoi metodi, spesso si comportava da padrone e come ho già detto gestiva l’attività imprenditoriale dando assoluta priorità alla creazione e al mantenimento di relazioni con soggetti che potevano essergli utili anche facendo loro delle ‘cortesie’“. Quanto “al contributo professionale della Pixie per fare un favore ad Adriano Palozzi, al quale, in qualche modo, quella società era riferibile“, Mangosi precisa: “Sapevo che Palozzi era interessato al pagamento alla Pixie. Mi sono reso conto che il lavoro svolto non aveva alcun valore commerciale e non era utile alle nostre società, ma non ho detto nulla a Parnasi, perché sapevo che il contratto rispondeva ad una precisa scelta del Parnasi di far lavorare una società per fare un favore a Palozzi“. “Accadeva molte altre volte – fa mettere a verbale Mangosi – che stipulassimo contratti solo al fine di alimentare una rete di relazioni che Parnasi riteneva utile. Ma sono stato più volte criticato da Parnasi per non avere condiviso questo suo metodo, per questo non ho sentito il dovere di dirglielo. Avevo capito che quel contratto serviva per fare arrivare quel denaro a Palozzi, di cui conoscevo il ruolo pubblico. Non sapevo dei rapporti tra Palozzi e Parnasi e delle dinamiche esistenti tra i due in relazione al ruolo pubblico del primo. Parnasi mi sollecitava reiteratamente a chiudere questo contratto e ad effettuare il pagamento e avevo capito che egli veniva sollecitato da Palozzi in tal senso“.