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Bombardini: “La mia Roma era stellare. Adesso serve un allenatore con personalità”

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Le parole dell'ex giallorosso: "La partita con l'Atalanta è apertissima. Con Totti e Cassano un'atmosfera incredibile. Si capiva che Guardiola sarebbe diventato allenatore. Soulé ha trovato la sua dimensione"
Redazione

Davide Bombardini, ex calciatore di Roma e Atalanta, ha parlato ai microfoni di Derbyderbyderby. Nel corso di una lunga intervista ha raccontato alcuni aneddoti dei suoi anni in giallorosso e ha detto la sua sul big match di lunedì. Ecco le sue parole.

Lunedì ci sarà Atalanta-Roma, una sfida che può dire molto nella corsa alla Champions League. Che tipo di partita ti aspetti? E se dovessi indicare una squadra leggermente favorita, su chi punteresti?

"Lunedì si gioca Atalanta-Roma e mi aspetto sicuramente una partita aperta, tra due squadre che scenderanno in campo per vincere. Tra le due, forse la Roma potrebbe guardare un po’ di più al risultato: un pareggio potrebbe anche andarle bene. Però ci sono altri scontri diretti importanti in questa giornata, quindi sarà fondamentale per entrambe. Se l’Atalanta vince, può chiudere definitivamente il discorso Champions. La Roma, invece, potrebbe ancora sperare e lottare fino alla fine. Sarà quindi una gara combattuta ma allo stesso tempo anche un pareggio potrebbe far comodo ad entrambe.Conoscendo però l’atteggiamento di Gasperini, mi aspetto una partita giocata a viso aperto. Vedo leggermente favorita l’Atalanta, soprattutto perché gioca in casa, e vincere a Bergamo è sempre difficile. Detto questo, la Roma nelle ultime settimane ha dimostrato di poter fare risultato ovunque, quindi non mi sorprenderei se uscisse con dei punti anche da questa sfida. Dico Atalanta favorita perché ha fatto un campionato di altissimo livello, da terza forza, e merita la Champions. Ma questa Atalanta-Roma resta una partita apertissima a qualsiasi risultato".

A fine stagione Ranieri saluterà la Roma. Secondo te, la società sarà in grado di trovare un allenatore all’altezza del suo profilo ed esperienza? C’è qualcuno in particolare che ti piacerebbe vedere sulla panchina giallorossa? "Si, Ranieri saluterà. Peccato, perché ha fatto davvero una stagione strepitosa. Da quando è arrivato, la squadra è prima in classifica, e questo la dice lunga sul suo lavoro. Io l’ho sempre detto: quando un allenatore arriva a Roma, non basta che sia bravo. I tecnici bravi sono tanti, ma Roma è una piazza particolare. Mi accodo un po’ a quello che aveva detto anche Francesco Totti: il sogno resta Ancelotti. Però al di là dei nomi, quello che davvero serve è un allenatore con grande personalità. Se penso agli allenatori che ho vissuto a Roma, Capello era un grande tecnico con una personalità fortissima. Mourinho, negli ultimi anni, ha portato identità e carisma. Ranieri stesso, oltre alla competenza, è sempre stato ben voluto dalla piazza, dai tifosi e dai giocatori. Quindi, per il futuro, vorrei un allenatore esperto, con carisma e personalità. Qualcuno che sappia farsi rispettare, ma anche amare. Uno che, appena arriva, venga accolto con entusiasmo dalla gente. Questo, secondo me, è fondamentale a Roma".

In vista di Atalanta-Roma, restando in tema Champions, al netto di Inter e Napoli, su chi punteresti per gli altri due slot disponibili? Hai una tua griglia di favorite?"Sì, Inter e Napoli in Champions ci andranno sicuramente. Per gli altri due posti, invece, la lotta si è riaperta. C'è l'Atalanta che continua a fare bene, e poi tutto il resto è ancora molto incerto. Io vedo leggermente in vantaggio l'Atalanta, e poi dico anche la Juventus, anche se con Tudor non mi sembra sia cambiato molto rispetto a prima. Però forse ha un calendario leggermente più favorevole rispetto alle concorrenti, e questo potrebbe pesare. Quindi, dopo Inter e Napoli, vedo Atalanta e Juve in Champions. Ma chiaramente è difficile fare un pronostico preciso, perché ci sono ancora tanti scontri diretti e tutto può succedere. Questa Atalanta-Roma può essere decisiva".

Se dovessi indicare un giocatore per parte tra Atalanta-Roma che ti ha colpito positivamente in questa stagione, e uno che invece ti ha un po’ deluso, su chi cadrebbe la tua scelta? "Tra Atalanta-Roma, chi mi ha sorpreso positivamente è sicuramente Retegui. Non pensavo potesse arrivare a segnare così tanto, anche se va detto che il gioco di Gasperini lo favorisce molto. Certo, bisognerebbe vederlo anche in un contesto diverso per una controprova, ma portarlo a Bergamo si è rivelata una mossa davvero azzeccata. Per quanto riguarda la Roma, in positivo dico Soulè. Anche se sapevo che fosse già un buon giocatore, all’inizio non è mai facile imporsi in una grande squadra. Però ora sembra aver trovato la sua dimensione e sta dimostrando le sue qualità. Delusioni? A dire il vero nessuno in particolare. Forse da alcuni ci si aspettava di più, ma bisogna anche ricordare che tanti giocatori hanno bisogno di tempo. Oggi si è sempre molto veloci nel giudicare: bastano tre, quattro, cinque partite sottotono per etichettare un giocatore come scarso o inadatto, e questo è sbagliato. I calciatori hanno bisogno di continuità, di tempo per adattarsi e crescere. E se uno ha qualità, prima o poi viene fuori".

Anche in previsione di Atalanta-Roma, hai fatto il nome di Soulé, che Ranieri ha anche schierato in un ruolo più arretrato rispetto al solito. Secondo te rende meglio lì o lo preferisci vicino alla porta, dove può incidere di più? "Soulé è un giocatore che, personalmente, farei giocare il più vicino possibile alla porta. Questo per evitargli di dover percorrere troppo campo e permettergli di arrivare più lucido in zona gol, dove può davvero fare la differenza. Detto questo, se l’allenatore lo schiera più arretrato, evidentemente vede in lui anche un ottimo portatore di palla e un buon rifinitore. Alla fine, è il mister che lo allena ogni giorno e sa bene dove può rendere al meglio. Va anche considerato che una squadra non si costruisce su un solo giocatore: ci sono altri dieci da mettere in campo, e bisogna trovare il giusto equilibrio. In questo momento, il tecnico ha scelto di utilizzarlo più dietro, e bisogna rispettare questa scelta, perché evidentemente è quella che ritiene migliore per il collettivo".

Facciamo un salto nel passato: nella stagione 2002-2003 eri in una Roma stellare, guidata da Capello e con compagni come Totti, Batistuta, Cafu, Emerson. Che ricordi hai di quell’annata? C’è un aneddoto che ti piace ricordare?"La mia annata alla Roma? Ho dei ricordi bellissimi. Era una Roma stellare, reduce dallo scudetto, con fuoriclasse veri, giocatori di enorme personalità e caratura internazionale. Mi ricordo che quell’anno giocavamo spesso con Cassano e Totti davanti, ma in panchina c’erano nomi come Batistuta, Delvecchio, Montella, una panchina del genere oggi non ce l’ha nemmeno la maggior parte delle big europee. Per farti capire il livello di quella rosa: Cafu, Candela, Emerson, Samuel, campioni veri, giocatori straordinari. È stata un’esperienza enorme per me. Li avevo sempre visti in TV e dal giorno alla notte me li sono trovati come compagni di squadra. Emozionante, formativo, e qualcosa che porterò sempre con me".

E a proposito di Totti, com’era condividere lo spogliatoio con lui? Hai un ricordo particolare legato a Francesco? "Il mio ricordo più bello legato a Francesco Totti riguarda i momenti trascorsi insieme fuori dal campo. Spesso andavamo a cena con Antonio Cassano, e tra battute e risate, si creava un'atmosfera davvero speciale. Francesco era un ragazzo molto tranquillo, molto diverso da come me lo immaginavo prima di conoscerlo. Pensavo fosse più estroverso, invece era sempre misurato, parlava poco, ma quando lo faceva, le sue parole avevano peso. Era consapevole del suo valore, ma non lo faceva mai pesare.  Aveva una leadership naturale, riconosciuta da tutti, ma sempre esercitata con umiltà".

In quella squadra c’erano anche Cassano e Guardiola. Partiamo da Antonio: che tipo era nello spogliatoio? Hai qualche episodio curioso che ti è rimasto impresso? "Antonio Cassano era un vero personaggio: sempre pronto a scherzare, fare battute e prendere in giro tutti. Lo frequentavo spesso anche a casa sua, dove sua madre ci preparava delle lasagne al forno con la salsiccia davvero indimenticabili. Ne mangiavamo tre piatti a testa! Eravamo giovani, ci divertivamo e festeggiavamo insieme. Antonio aveva sempre la battuta pronta, era vivace e verace. Portava allegria ovunque andasse e sapeva come far sorridere tutti. Era un compagno di squadra speciale, capace di creare un ambiente positivo e spensierato",

E Guardiola? Ti dava già l’idea di essere un “allenatore in campo”? Avevi percepito che sarebbe arrivato così in alto? "Si capiva subito che Pep Guardiola sarebbe diventato allenatore. Quando uscivamo a cena, si parlava sempre di calcio e lui, con le mani, disegnava schemi e spiegava tattiche. Era evidente che aveva una passione autentica per questo mestiere. Glielo dicevo spesso: 'Pep, diventerai sicuramente un allenatore'. E infatti così è stato. Aveva una grande attenzione per i dettagli e un amore profondo per il gioco. Non immaginavo che sarebbe diventato uno dei migliori al mondo, ma la voglia di allenare in lui era chiarissima fin da allora."