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Benevento, Ciciretti: “Il mio sogno è tornare a Roma”

Parla il calciatore cresciuto a Trigoria: "Faccio anch’io un fioretto: se si realizza, faccio la strada Benevento-Roma a piedi! Totti è il mio idolo, all'ultima partita ho pianto"

Redazione

Storica promozione per il Benevento: dalla prossima stagione anche la squadra campana potrà calcare i campi della Serie A. “Se ce lo avessero detto ad inizio stagione, nessuno a Benevento ci avrebbe creduto. Già il salto dalla Lega Pro alla serie B dello scorso anno era stata accolta come una grande impresa. La città è impazzita di gioia”, parola di Amato Ciciretti, calciatore del Benevento cresciuto nelle giovanili della Roma. Ecco il resto delle sue dichiarazioni ai microfoni di Centro Suono Sport:

Su Benevento e i romani.

Benevento è una città piccola, ma c’è una grande passione per il calcio. Mi ci trovo molto bene, anche perché sono a due passi da casa mia, a Roma. Noi romani, inizialmente, veniamo accolti con diffidenza. Ci classificano come coatti. Poi, però, siamo i primi a farci volere bene. Così, è accaduto a me a Benevento. Amato di nome e di fatto”.

Sul futuro.

Penso che resterò anche la prossima stagione a Benevento, dato che ho ancora un anno di contratto. Poi, se dovesse chiamare qualche grande club, si faranno le opportune valutazione con la società. Il mio sogno? Tornare a Roma. Sono romano e tifoso della Roma. Se da Trigoria mi chiamassero, parlerei subito con il mio presidente. Lui già lo sa. Non ci penserei due volte a ritornare a casa. Tutta la mia famiglia, del resto, è giallorossa. Faccio anch’io un fioretto: se si realizza il sogno, faccio la strada Benevento-Roma a piedi!”.

Su Totti.

È il mio idolo. Sono cresciuto guardando le sue giocate. Lui è inimitabile. Si può solo ammirare. Ho visto la sua ultima partita mentre ero in viaggio verso il ritiro per la partita di Perugia. Piangevo e mi asciugavo le lacrime con le tendine del pullman. Sono nato nel 1993, quando Totti debuttava in serie A; giocherò in serie A l’anno in cui lui smette di giocare. Che strano il destino…”.