Roberto Pruzzo
- Nazionalità:Italia
- Età:69 (1 aprile 1955)
- Altezza:1.75 m
- Peso:73kg
- Piede:Destro
- Valore di mercato: mln
PROFILO
Biografia
Roberto Pruzzo è un ex calciatore, che giocava nel ruolo di attaccante, degli anni ’80 e faceva parte della rosa della Roma ha vinto lo scudetto con nel 1983. È nato il 1 aprile del 1955 a Crocefieschi, comune di 523 abitanti in provincia di Genova. È sposato con Brunella da quando ha 20 anni ma per il resto non si conosce molto della sua vita privata. Sempre molto riservato e schivo, Pruzzo è noto come “O Rey de Crocefieschi”, un appellativo che si è conquistato mentre era un calciatore del Genoa. Da quando ha dato l’addio al calcio si è trasferito a Pietrasanta, in provincia di Lucca. Ha giocato nel Genoa, nella Roma e nella Fiorentina, ma la sua carriera l’ha trascorsa quasi interamente in maglia giallorossa. Nel 1998 è diventato allenatore.
La carriera
La carriera di Roberto Pruzzo è cominciata nelle giovanili del Genoa, nel 1971. Dal 71 al 73 ha giocato nella squadra under 19 del club, per poi passare in prima squadra all’età di 18 anni, dopo essere stato convinto dal presidente della società rossoblù a firmare il contratto da professionista. In quegli anni la proprietà del Genoa era di Fossati che, in prima persona, ha persuaso Pruzzo ad intraprendere la carriera da calciatore professionista. Nella stagione 73-74, con Arturo Silvestri sulla panchina, ha fatto il suo esordio in Serie A. L’attaccante ha giocato la sua prima partita nella massima serie, il 2 dicembre del 1973 contro il Cesena. Novanta minuti in campo per una gara terminata 1-1. Da quel momento in poi, Pruzzo, è sceso in campo con continuità, sempre dal primo minuto, per oltre un mese. Il 20 gennaio del 74, infatti, contro l’Hellas Verona è uscito dopo 16 minuti. Nella sua prima stagione da professionista ha giocato 19 partite, tutte in campionato, senza segnare una rete. Sicuramente non un’annata positiva per il Genoa che ha chiuso il campionato in penultima posizione in classifica ed è quindi retrocesso. E Roberto Pruzzo ha seguito la squadra nella serie cadetta. Dopo le tre stagioni passate in A, ha giocato due anni in serie B: nel 74/75 e 75/76. Proprio in questo campionato, il Genoa si è piazzato al primo posto in classifica ed ha riconquistato la Serie A. L’attaccante ha lasciato il segno anche in B. Nel primo anno ha giocato 37 partite e segnato 12 reti. Mentre nel secondo è sceso in campo 32 volte in campionato e 6 in coppa Italia. I gol in B, in questa stagione, sono stati 18 (oltre ai 2 in coppa Italia), che gli sono valsi il primo posto nella classifica dei cannonieri. E una volta tornato nella massima serie ha continuato a confermare i suoi numeri, con 30 partite in campionato (e 4 in coppa Italia), e 18 gol all’attivo (oltre ai 5 della coppa nazionale. Sono stati questi i numeri collezionati nella stagione 76/77; l’anno successivo ha giocato 29 volte in Serie A e segnato 9 gol, mentre in coppa Italia sono state 4 le partite e 2 le reti. Alla fine della stagione, dopo aver attirato le attenzioni di molte grandi squadre, è stata la Roma (ancora di proprietà di Gaetano Anzalone), ad assicurarsi il suo cartellino versando circa 3 miliardi di lire nelle casse del Genoa. A seguito del suo ingaggio, c’è stato un altro trasferimento importante rientrato nell’affare: Bruno Conti, infatti, è stato mandato in prestito nella squadra dei grifoni. La prima stagione in giallorosso non è stata come avrebbe sperato, la Roma infatti non navigava in buone acque e proprio nella stagione 78/79 si è trovata a dover lottare per rimanere nella massima serie, anche se ha vinto la Coppa Italia, conquistandosi così il diritto di giocare in Europa nell’anno successivo (in Coppa delle Coppe). Pruzzo ha chiuso con 28 presenze in Serie A e 12 reti, 9 le gare giocate in coppa Italia con 6 gol. Il rendimento del gruppo non è stato il massimo neanche nella stagione successiva. La Roma era passata nelle mani del Presidente Dino Viola, ma le prestazioni della squadra non riuscivano a trovare la giusta continuità e Roberto Pruzzo inevitabilmente ne ha risentito. Nell’80/81 ha giocato 33 partite e segnato 19 reti tra campionato e coppe, diventando per la prima volta - di quelle che poi saranno in totale tre – capocannoniere del campionato. Un gol è arrivato anche in Europa, contro il Carl Zeiss Jena. La sua terza stagione nella squadra capitolina è coincisa con una ripresa del club e, inevitabilmente, anche personale. Nuovamente vittoriosi in coppa Italia, i giallorossi hanno giocato di nuovo in Coppa delle Coppe, competizione in cui l’attaccante ha disputato 4 gare e segnato 2 reti entrambe contro il Ballymena United (una squadra dell’Irlanda del Nord), il 30 settembre del 1981. Alla fine, sono state 31 le presenze in campo totali e 17 i gol segnati da ‘O rey de Crocefieschi’, diventato ancora una volta capocannoniere della Serie A. Di tutte le stagioni quella dell’82/83 è stata sicuramente la migliore, per l’attaccante e per la squadra. La Roma ha vinto il secondo scudetto della sua storia, grazie anche alle reti di Pruzzo, 12 in campionato in 27 presenze. Sicuramente nella memoria è rimasto il gol scudetto segnato proprio contro il ‘suo’ Genoa su cross di capitan Di Bartolomei. Era l’8 maggio del 1983 e, con una giornata di anticipo, i giallorossi sono diventati campioni d’Italia potendo festeggiare davanti ai loro tifosi una settimana dopo, nella gara contro il Torino (contro cui ha segnato ancora Pruzzo e vinta 3-1). Con la Roma, l’attaccante, ha giocato 10 stagioni e l’avventura nella capitale è stata sicuramente la più importante della sua carriera. Tanto da detenere il record, per numero di gol segnati, nella storia del club, fino all’avvento di Francesco Totti. Pruzzo ha segnato 106 reti in serie A con la maglia della Roma, 138 tra tutte le competizioni in 315 presenze totali (240 sono state quelle registrate solo in campionato); oltre ad aver conquistato diversi trofei (4 coppa Italia, uno scudetto e tre volte il titolo di capocannoniere). È finita così l’avventura nella Capitale di Roberto Pruzzo che uno dei 138 gol lo ha segnato anche nella finale di Coppa dei Campioni giocata il 30 maggio del 1984 e persa ai rigori, contro il Liverpool. Mentre sono stati tutti suoi i gol fatti contro l’Avellino il 16 febbraio del 1986, in una partita vinta proprio 5 a 1 in casa, contro i biancoverdi. Nell’estate del 1988, l’attaccante genovese è passato alla Fiorentina dove però ha giocato decisamente poco. In tutto 16 partite ma solo 6 da titolare e ha segnato una sola volta, ironia del destino proprio contro la Roma regalando ai viola un posto in Uefa al posto dei giallorossi. Era il 30 giugno del 1989 e quella è stata la sua ultima partita da calciatore professionista. La Fiorentina ha cambiato proprietà, ad acquistarla in quegli anni è stato Vittorio Cecchi Gori e Pruzzo ormai aveva 34 anni, un’età che in quegli anni era considerata piuttosto avanzata per un calciatore, così ha deciso di smettere. Da attaccante, ‘O Rey’, è passato a dirigente della Fiorentina, ma solo per un anno, poi i programmi del club sono cambiati e lui non è rientrato più nel progetto.
Palmares
I trofei conquistati da Roberto Pruzzo sono arrivati praticamente tutti con la maglia della Roma. Dieci anni passati in giallorosso hanno segnato la sua carriera, anche in questo senso. L’attaccante ha conquistato 5 volte il titolo di capocannoniere: 3 volte in Serie A negli anni 80/81, 81/82 e 85/86; nel 79/80 è stato il calciatore più prolifico della Coppa Italia, mentre nel 75/76 ha vinto la classifica dei cannonieri in serie B con il Genoa. Nell’82/83 è stato uno dei protagonisti della vittoria dello scudetto della Roma. Sempre con la squadra della capitale ha vinto 4 volte la Coppa Italia: 79/80, 80/81, 83/84 e 85/86. Pruzzo ha vinto un campionato anche in serie B, con il Genoa, nel 1975/76. Nel 2012 è stato inserito tra i primi 11 giocatori della Hall of Fame della Roma.
Nazionale
L’esordio con la maglia della nazionale risale al 23 settembre del 1978, - sulla panchina c’era Enzo Bearzot - ma l’avventura di Pruzzo con la maglia azzurra è durata poco, nonostante i suoi numeri in campionato fossero più che convincenti. In totale ha giocato solo sei partite e non ha segnato neanche un gol. Ha preso parte alla spedizione del Mundialito del 1980 e ha giocato entrambe le partite previste dal torneo. È stato convocato anche per gli europei dello stesso anno, ma non è mai stato scelto dal C.t. per giocare. Nel 1982, in occasione del mondiale di Spagna, poi vinto dagli azzurri, Bearzot non lo ha proprio preso in considerazione e Pruzzo non ha fatto parte neanche della spedizione, nonostante avesse appena vinto la classifica cannonieri. Al suo posto sono partiti Paolo Rossi, rientrato dopo due anni di squalifica e Franco Selvaggi. Così come non è stato incluso nella lista dei disponibili quattro anni dopo, nel 1986, ai mondiali del Messico.
La carriera dopo l’addio al calcio, prima allenatore poi dirigente
Dopo aver dato l’addio al calcio, Roberto Pruzzo è diventato allenatore, nel 1998. Ha cominciato la sua carriera alla guida del Viareggio per poi passare al Teramo e all’Alessandria Nel 2000 ha allenato la squadra piemontese, in serie C1, in due diverse riprese nel corso della stessa stagione. Esonerato in corsa, è stato richiamato a fine stagione ma alla fine la squadra è retrocessa. Nella sua carriera ha allenato anche il Palermo di Franco Sensi quando era ancora proprietario anche della As Roma. Solo che l’avventura è durata pochissimo, solo quattro giorni, perché poi Maurizio Zamparini ha acquistato il club siciliano e ha preso altre decisioni. Nel 2008 è passato in Serie D, alla guida del Centobuchi, una squadra delle Marche. Ha chiuso la serie D al 12mo posto, poi è stato chiamato dal Genoa per diventare responsabile tecnico delle giovanili del club. Dopo circa un anno, nel 2011, ha cambiato ruolo diventando dirigente del Don Bosco, una squadra di Genzano di Roma. La carriera da direttore sembrava andare bene, tanto da essere stato chiamato dal Savona per ricoprire il ruolo di direttore sportivo. Con il club ligure è riuscito a salire in Lega Pro al termine della stagione 2012/13. Nella stagione successiva la squadra ha sfiorato la promozione in serie B, ma all’inizio della stagione 2014/15 il suo rapporto di collaborazione si è interrotto. Due anni dopo è stato chiamato dal Como, in serie D. E’ rimasto in carica fino al 2019.