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Amedeo Carboni

Amedeo Carboni

  • Nazionalità:Italia
  • Età:58 (6 aprile 1965)
  • Altezza:1.80 m
  • Peso:73kg
  • Piede:Sinistro
  • Valore di mercato: mln

PROFILO

CARBONI, LA BIOGRAFIA

Amedeo Carboni è un ex giocatore di calcio, difensore, terzino sinistro di spinta, poi diventato dirigente sportivo e ora imprenditore e titolare di una società di ristrutturazione, con cui ha letteralmente ridisegnato diversi stadi spagnoli e il mitico Azteca, in Messico. Di lui si ricorda la sua lunga permanenza nella Roma, dove, pur essendo stato capitano per solo un anno, è considerato ancora oggi una delle bandiere del passato. Così come a caratterizzare la sua carriera è stata sicuramente la sua avventura in Spagna, a Valencia, dove ha trovato una sorta di seconda giovinezza, all’età di 32 anni, fino alla fine della sua attività agonistica da professionista.  Andando per ordine, l’ex calciatore ha indossato la maglia giallorossa per sette lunghi anni e ne è stato anche il vicecapitano, per diventarne il capitano quando Giuseppe Giannini ha dato l’addio alla Roma, lasciando la fascia proprio all’ex difensore. L’arrivo di Carboni nella capitale è avvenuto dopo una serie di avventure avute in diverse squadre cambiate tutte nel giro di pochi anni, prima di stabilirsi, invece per lungo tempo, nella squadra romana. Nato ad Arezzo il 6 aprile del 1965, Amedeo Carboni ha cominciato la sua carriera proprio nelle giovanili del club della città toscana, nel 1983. 

LA CARRIERA

Proprietaria del cartellino, la società ha scelto di mandare spesso il calciatore a crescere lontano da casa cedendolo in prestito a Fiorentina, Bari ed Empoli. Anche se in realtà con la maglia viola non è mai sceso in campo, era la stagione 1983-84. Così è tornato all’Arezzo con cui, nella stagione successiva, ha indossato 22 volte la maglia del club e segnato un gol. Nel giugno del 1985 è passato invece al Bari, ancora una volta a titolo temporaneo, collezionando tredici presenze e nessun gol. Così, dopo una parentesi trascorsa ancora nella squadra di casa, è partito di nuovo questa volta per non tornare ed è arrivata la svolta per la sua carriera. Dopo aver collezionato in tutto 23 presenze con la maglia dell’Arezzo, nella stagione 1987-88 la è andato all’Empoli (dove ha indossato 13 volte la maglia da titolare), prima di un nuovo cambio di maglia che lo ha portato, alla fine dell’anno, a firmare per il Parma (dove scenderà in campo 34 volte con un gol all’attivo). Amedeo Carboni, all’epoca, ha 23 anni ma ancora non sembra aver trovato la sua dimensione, almeno fino a che non è approdato alla Sampdoria dove ha cominciato ad avere dei risultati importanti, per sé e per la squadra. Con i blucerchiati, infatti, ha vinto la Coppa Italia. Sono gli anni in cui a Genova, sponda Doria, ci sono Gianluca Vialli e Roberto Mancini. Oltre a Beppe Dossena, Marco Lanna e Pietro Vierchowod e alla guida della squadra c’à Vujadin Boskov. Carboni è cresciuto sotto l’ala protettrice di giocatori di esperienza, tecnica e intelligenza tattica. Alla Samp ha acquisito un’esperienza importante giocando 88 partite e segnando anche tre gol. E’ rimasto a Genova fino al 1990, l’anno in cui è approdato alla Roma, dove per la prima volta, dall’inizio della sua carriera, ha trovato un po’ di stabilità. Fino a quel momento, infatti, ha cambiato maglia diverse volte, mentre in quel periodo evidentemente deve aver pensato che fosse arrivato il momento di fermarsi. E’ rimasto così in giallorosso fino al 1997, ha giocato in tutto 230 partite e segnato anche quattro reti. Con la maglia dei capitolini ha vinto una coppa Italia nella stagione 1990/91. La seconda e ultima della sua carriera, dopo quella vinta con la Samp due anni prima. La Roma è stata la squadra italiana in cui Carboni si è fermato per più tempo e, quando sembrava fosse arrivata la fine della sua carriera, a pochi giorni dalla chiusura del mercato è arrivata un’offerta dalla Spagna. 

Il passaggio al Valencia

Il Valencia di Mendieta con Cuper in panchina ha messo proprio gli occhi addosso al terzino toscano che per la sua nuova avventura – questa volta all’estero – ha scelto la maglia numero 15, senza sapere che l’avrebbe indossata per i successivi 9 anni. L’anno dopo il suo arrivo, il club ha ingaggiato Benitez per la panchina, proprio il tecnico che è riuscito ad interrompere la serie positiva di vittorie in campionato dei soliti Real Madrid e Barcellona. E’ così che Carboni, con la maglia degli spagnoli, ha vinto due campionati (a quasi 40 anni), una coppa del Re, una coppa Uefa, una Supercoppa Europea e una di Spagna. Senza contare le due finali di Champions, il trofeo che invece non arriverà mai a colmare la bacheca del terzino. Tra i suoi traguardi però può sicuramente vantare un record: a 39 anni è stato il giocatore più anziano ad assicurarsi una coppa Uefa. A Valencia ha trascorso nove anni intensi e felici, come più volte ha detto, ha vissuto una seconda giovinezza. L’addio al calcio è arrivato nel 2006, senza separarsi però dal club spagnolo. Quando appende gli scarpini al chiodo Carboni ha collezionato 245 presenze nella Liga (e segnato un gol), arrivando a sfiorare le presenze registrate in serie A: 267. Alla fine della sua carriera saranno 10 le volte che ha mandato la palla in rete e tra campionati italiani di Serie A e Serie B, Liga spagnola e coppe nazionali ed europee è arrivato a 745 presenze in campo. Meno gloriosa la sua avventura in Nazionale dove, nel suo ruolo, Panucci e Di Livio non gli hanno concesso mai molto spazio. Alla fine, ha indossato solo 18 volte la maglia azzurra e segnato una rete.

La carriera da imprenditore

Dopo il suo addio al calcio, dato nel 2006 con lo stadio del Valencia praticamente tutto in lacrime, nel 2007 Carboni è diventato un dirigente della società. Per un solo anno ha firmato il contratto come direttore sportivo e proprio in quell’occasione è arrivato ad un passo dal portare Cristiano Ronaldo al Valencia. Alla fine, Ferguson convinse il Manchester ad alzare lo stipendio al portoghese che quindi scelse di rimanere in Inghilterra. La sua carriera da ds è finita subito, ma la collaborazione con il club è andata avanti. L’ormai ex terzino è diventato infatti, un consulente per il restauro dello stadio degli spagnoli, il Mestalla. Anni dopo racconterà che, partito da Roma, aveva detto si al Valencia perché voleva fare un’esperienza all’estero. Alla fine, la sua esperienza è diventata invece la sua seconda casa e in Spagna è rimasto a vivere per oltre 20 anni e dopo aver restaurato lo stadio di quella che è diventata la sua seconda città, ha collaborato con altre società iberiche per lo stesso motivo, fino ad arrivare in Messico. Le altre strutture su cui ha lavorato con la sua società - partner di multinazionali del calibro di Lamborghini, Ferrari, e Bayer – sono il Wanda Metropolitano a Madrid, il Pizjuan e il Benito Villamarin a Siviglia, la Rosaleda a Malaga, il Balaídos a Vigo. Fino all’Azteca in Messico in vista del Mondiale 2026.

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Redazione