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Pjanic sulle orme di Assunçao: 4 punizioni-gol. Solo due in meno del brasiliano

(di Alessio Nardo) Il momento d’oro della Roma è anche il suo momento. Miralem Pjanic sta finalmente uscendo dal guscio, dopo due anni di tante splendide premesse e pochi fatti concreti. Il centrocampista bosniaco, trattenuto in estate da...

Redazione

(di Alessio Nardo) Il momento d'oro della Roma è anche il suo momento. Miralem Pjanic sta finalmente uscendo dal guscio, dopo due anni di tante splendide premesse e pochi fatti concreti. Il centrocampista bosniaco, trattenuto in estate da Garcia e piazzato al fianco di due assi del calibro di De Rossi e Strootman, sta dando prova di carattere, classe ed efficacia. Ora, rispetto a prima, si assume maggiori responsabilità. Non tende più a nascondersi, ad emarginarsi dalla manovra, ma quando il gioco si fa duro entra in scena e regala prelibatezze degne del suo indiscutibile talento.

Pjanic c'è. Ora sì. Sta crescendo molto e da lui ci si aspetta ancor di più. Perché è nelle sue corde, perché ha la qualità per illuminare il gioco e donare alla Roma quel pizzico di magia in grado di far la differenza, soprattutto ora che Rudi Garcia dovrà fare a meno (sino a novembre inoltrato) di Francesco Totti. Altra dote limpida e lucente di Pjanic è l'abilità nel calciare le punizioni. Contro il Napoli, venerdì scorso, è arrivata la quarta perla assoluta dell'ex Lione su calcio da fermo nei suoi due anni e mezzo a Roma. Quattro gol, uno per ogni allenatore avuto. Il primo capolavoro è datato 29 gennaio 2012 (era Luis Enrique), nel match dell'Olimpico contro il Bologna. Perfetta esecuzione a giro al 62', utile ad impattare il gol del vantaggio felsineo di Marco Di Vaio.

La seconda gemma, ahinoi inutile, risale all'11 novembre 2012. Derby Lazio-Roma. Un gol beffardo, quello del 3-2 definitivo per i biancocelesti. Parabola impensabile, furba e letale per il distratto Marchetti, con tanto di epiteti ingenerosi rivolti dallo stesso Miralem al suo allenatore Zdenek Zeman. Storie passate, per fortuna. Terza punizione vincente il 24 febbraio del 2013. Teatro? L'Atleti Azzurri d'Italia di Bergamo, travolto dalla neve e con la Roma di Andreazzoli vivace e pungente. Di Pjanic il bellissimo gol del (provvisorio) 2-1 giallorosso. Unica rete siglata dal bosniaco in Italia lontano dallo stadio Olimpico. Poi Garcia, colui che ha salvato Miralem da contestazioni e "tentazioni" estive, riportandolo in prima linea. Ed il Napoli, vittima dell'ispirazione magica dell'ex allievo di Juninho Pernambucano.

A Roma di maestro ne ha trovato un altro, Francesco Totti. 20 gol in Serie A su punizione. Cinque a giro, quindici di potenza. Pjanic impara e apprende anche dal suo attuale Capitano. Intanto, con le sue quattro esecuzioni vincenti, ha già fatto meglio di tanti eccelsi tiratori giallorossi del recente passato. Gabriel Batistuta, ad esempio. A segno due sole volte in campionato su punizione, con il Verona al Bentegodi (19 novembre 2000) e la Juventus al Delle Alpi (29 settembre 2001), più una in Coppa Italia con la Triestina nel 2002. Cristian Chivu, centrale difensivo dal sinistro prelibato, si fermò a tre centri. Due nella stagione 2003-2004 (contro Brescia e Juventus) ed uno nel 2004-2005 (ad Udine). Anche Julio Baptista e John Arne Riise non andarono oltre le tre marcature. Il brasiliano segnò una volta in Champions League (1° ottobre 2008, Bordeaux-Roma 1-3), una in campionato (14 gennaio 2009, Roma-Samp 2-0), ed una in Coppa Italia (12 gennaio 2010, Roma-Triestina 3-1), mentre il norvegese si sbloccò a San Siro con il Milan (26 maggio 2009), segnando altre due volte nella stagione successiva, contro il Siena in campionato ed il Panathinaikos in Europa League.

Miralem Pjanic sorpassa tutti e vola. A caccia di uno dei migliori esecutori di calci di punizione dei primi anni duemila: Marcos dos Santos Assunçao, regista brasiliano protagonista nella Capitale dal 1999 al 2002. Giunto in Italia con la fama di straordinario tiratore, ci mise un po' a sbloccarsi, restando all'asciutto (da fermo) nel primo anno. La stagione dello scudetto lo vide realizzare due volte. La prima con l'Inter (4 marzo 2001). Gol un po' fortunato: traversone morbido da sinistra sfiorato di testa da Montella e terminato in rete. La seconda sette giorni più tardi, contro il Brescia: perfetta traiettoria a giro sul primo palo, nulla da fare per Castellazzi. Ma Marcos divenne irresistibile nel 2001-2002, sfornando quattro autentiche magie su punizione contro Atalanta, Bologna, Parma e Piacenza. Sei le sue reti totali su calcio piazzato. A Miralem Pjanic ne servono altre due per eguagliare "Assunçao Meravilhao". Ed entrare di diritto nell'élite migliori tiratori di sempre della storia giallorossa.