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Pjanic, l’erede al trono

(Il Messaggero – M.Ferretti) Tutto è cambiato dopo quel gol alla Lazio. Anzi, dopo quel vaffa spedito a Zdenek Zeman dopo aver segnato alla Lazio.

Redazione

(Il Messaggero - M.Ferretti) Tutto è cambiato dopo quel gol alla Lazio. Anzi, dopo quel vaffa spedito a Zdenek Zeman dopo aver segnato alla Lazio. Come se quella (inutile) rete a Marchetti, con pesante appendice verbale («Mi ha chiesto scusa», ha poi chiarito il boemo), avesse cancellato in un sol colpo il complicato passato e liberato la sua mente. E la sua classe. Sta di fatto che dal derby in poi, Miralem Pjanic è tutta un’altra cosa rispetto al precario eccellente della primissima parte di campionato.

Si è ritagliato uno spazio sicuro all’interno della squadra, sta dando spettacolo, è andato in gol altre due volte, in campionato contro il Torino e in Coppa Italia l’altra sera contro l’Atalanta, ha fatto segnare due volte Destro (a Siena e contro l’Atalanta). Goleador e assist-man anche se impiegato in due ruoli diversi, attaccante di destra o intermedio di sinistra.

IL RUOLO Ecco, un’ulteriore valutazione per decifrare la sua metamorfosi passa attraverso la posizione in campo. E va dato atto a Zeman di aver trovato il ruolo giusto per esaltare le sue qualità di attaccante. Complice l’assenza di Lamela, ha piazzato Miralem al posto dell’argentino, cioè a destra, ricevendo in cambio un’interpretazione inedita e concreta del ruolo sia a Siena che contro la Fiorentina.

Quando Zdenek, poi, l’ha impiegato come intermedio di sinistra, il bosniaco - senza Totti da quele parti - ha inventato calcio su calcio, terminando la partita contro l’Atalanta con il voto più alto in pagella. Il pallone che offre a Destro in occasione della terza rete romanista, ad esempio, è la sintesi perfetta del calcio zemaniano. Un colpo di genio alla Totti, verrebbe da dire. Già, Totti. Pjanic non ha mai nascosto che Francesco sia uno dei suoi punti di riferimento (e il capitano per lui stravede...). «Accanto a giocatori come De Rossi e Totti ho imparato molto. Non solo nello sport, ma anche nello stile di vita e atteggiamento da tenere fuori dal campo», ha confidato qualche giorno fa a L’Equipe.

E non v’è dubbio che, al momento, il giocatore della rosa (e forse non solo della rosa giallorossa) che maggiormente somiglia a Totti sia proprio Miralem. Ecco, ad esempio, quanto ha dichiarato Zeman sul suo conto dopo la partita di martedì di Coppa Italia. «Pjanic ha grandi qualità, ha tiro, dribbling, inserimento e passaggio gol». Non vi viene in mente il Totti del 1998, quello che a ventidue anni giocava alla grande proprio con il boemo in panchina? Miralem ha l’età di quel Totti, e l’accostamento non appare azzardato.

IL FUTURO È uno che guarda in alto, il bosniaco. «In passato mi sono ispirato a Zidane, per la sua creatività, per aver reso facili le giocate difficili», un suo virgolettato. E, ricordando gli anni trascorsi a Lione, non ha mai perso occasione per decantare gli insegnamenti ricevuti da Juninho Pernambucano, il brasiliano specializzato nei calci piazzati, e non solo. «Non paragonatemi a Iniesta, ma ammetto che quel passaggio per Destro l’ho studiato guardando lo spagnolo», ha confidato dopo l’Atalanta.

Totti, Zidane, Juninho e Iniesta, mica robetta di periferia.

La Roma ha puntato fortissimo su di lui, l’ha blindato fino al 2015 e ha detto no a tutte le offerte arrivate nella passata estate, con Barcellona e Tottenham in testa. Pjanic appare destinato a fare la storia della Roma, se ne avrà voglia e capacità. Non sarà un duello con Lamela (chi giocherà attaccante di destra domenica in casa del Chievo?) a complicare il suo percorso, fatto già di 201 (duecentouno!) partite ufficiali con le maglie di Metz, Lione e Roma. Tanta, tanta roba.