I limiti, come le paure, spesso sono solo un'illusione: questo l'ormai famoso pensiero espresso pubblicamente da Michael Jordan il 12 settembre 2009, giorno in cui è entrato a far parte della "Naismith Memorial Hall of Fame". Ieri sera allo Stadio Olimpico i tifosi romanisti hanno imparato una lezione simile: dove 11 mesi fa la Roma era stata scossa da uno dei più grandi traumi sportivi della sua storia, proprio lì, su quel rettangolo, ha ritrovato la prova della sua guarigione. Un intero popolo, solo 24 ore fa spaventato, incerto e in larga parte disposto a firmare per una sconfitta netta, purché non nettissimo, è stato preso per mano da un giovane ragazzo romano e condotto lontano dai vecchi mali. Un colpo di genio, di incoscienza giovanile se si vuole, ha dissolto le paure di una città e dato vita ad un nuovo mito, quello dell'eroe Alessandro Florenzi.
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Social Tribuna, Roma-Barcellona 1-1: la nascita di un mito
Con un gol storico Alessandro Florenzi prende per mano i giallorossi e spazza via ogni ricordo di Roma-Bayern. Sui social network "Cocco di nonna" è diventato un eroe
Idolo del web Florenzi lo era già. Umile e simpatico davanti ai microfoni, aggressivo e concentrato in campo, semplice e sobrio in pubblico: qualsiasi giocatore che volesse farsi o rifarsi un'immagine, potrebbe pensare di prendere appunti. Il "Cocco di nonna" (ancora nitido nella mente di tutti l'abbraccio a nonna Aurora di Roma-Cagliari del 21 settembre 2014) piace a tutti, romanisti e non. "Da tifoso del Napoli dico che uno come Florenzi fa simpatia. E' un bravo ragazzo, un grande calciatore... un grande!", scrive Vincenzo, a cui si aggregano Luca e tanti tifosi italiani, ammirati dalla "spontaneità di un ragazzo che non si monta la testa e che ama questo gioco".
I romanisti sentono il petto gonfiarsi di orgoglio ed esaltano il loro nuovo idolo indigeno, incoronato da Totti ("Un gol che rimarrà nella storia") e magnificato dai giornali di tutto il mondo. I commenti si trasformano nei versi di un mito: "Il boato al suo gol ha spostato il Colosseo di 100 metri!" (Vincenzo), "Dallo stadio quel tiro è durato 2 minuti" (Alessandro), "Il suo volto è lo stesso di tanti tifosi sugli spalti" (Marco). Il canto delle sue gesta rimbalza da una bocca all'altra, trovando nei social network la cassa di risonanza giusta per spiccare il volo: "Uno dei migliori gol della storia della Roma", "della storia della Champions", "della storia del calcio".
Un gol da quasi 56 metri contro il Barcellona: "una magia" (Claudia), o meglio "un sogno" (Luca) nel quale tanti speravano di convertire l'incubo Champions in cui il mondo romanista era piombato dopo quel Roma-Bayern 1 a 7. Come ogni racconto epico che si rispetti, sul campo di battaglia non è uno solo l'eroe a rendersi immortale con le sue gesta: dal generale De Rossi, al più legittimo (essendo greco) degli eroi Manolas, passando per il divo Edin Dzeko e a Salah piede veloce. "Undici guerrieri" li definisce appunto Roberto, rispondendo ai pochi romanisti ancora una volta scontenti.
C'è qualcuno che in effetti si lamenta per il tanto possesso palla del Barcellona e per i pochi tiri della Roma. A questa minoranza riproponiamo l'aforisma di Michael Jordan, che quel 12 dicembre alla Symphony Hall di Boston aggiunse dinnanzi alla platea: "Non sorprendetemi di vedermi un giorno giocare a 50 anni". Una predizione, quasi una minaccia, che il re del basket non ha mai concretizzato, perché forse non era davvero possibile. Forse i limiti sono più difficili da superare delle paure. Contro la squadra più forte d'Europa, ieri sera, alla Roma è riuscita metà dell'impresa, e scusate se è poco.
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