«Non siamo stanchi. Anzi, siamo pronti. E io ho tante cose da dire e i giocatori tante cose da fare». La ripartenza di Spalletti è tutta qui, nel voler mettersi subito alle spalle il derby perso in Coppa Italia con la Lazio e, magari, ipotecare fortemente il secondo posto, battendo oggi il Napoli, spedendolo poi a -8, scrive Andrea Pugliese su "La Gazzetta dello Sport". Del resto, Spalletti alla guida della Roma non ha mai perso contro i campani (sei vittorie e due pareggi) e lo stesso Sarri non ha ancora mai vinto contro i giallorossi (due pareggi e quattro sconfitte, tra Empoli e Napoli). Insomma, i numeri sono tutti dalla parte di Spalletti.
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Spalletti: «Roma stanca? No, abbiamo ancora da dire tante cose…»
Da giallorosso il tecnico toscano è imbattuto contro il Napoli: «Siamo pronti. E se il club mi chiama...»
«Quella di oggi è una partita delicata, difficile per tanti motivi – continua l’allenatore della Roma – Ci vorrà attenzione, forza e qualità. Poi è vero, le partite ravvicinate tolgono anche energie. Ma noi non siamo stanchi e non vogliamo fare compassione a nessuno: ci giocheremo la gara con le stesse possibilità del Napoli, nonostante loro abbiano riposato un giorno in più». E per Spalletti l’incubo stanchezza non riguarda neanche Dzeko. «A Milano ha giocato una grande partita, con la Lazio è stato sottotono. Ma per dire che è stanco ci vogliono almeno un paio di gare, altrimenti può essere anche solo una partita sbagliata, che capita».
Poi Spalletti scivola su altri temi. Il razzismo e i buu rivolti mercoledì dai tifosi della Lazio a Rüdiger. «Per essere al pari con il calcio europeo ci vuole un percorso etico, queste cose ci fanno restare indietro – dice Spalletti – Non vedo nessun significato educativo nelle nostre prese di posizione, mentre bisognerebbe attaccare chiunque si macchi di queste cose. Personalmente penso che i razzisti meriterebbero di vivere come un mio vecchio amico, “il raro”, che aveva due grandi occhi celesti ma era cieco. In Toscana nel mondo del calcio lo conoscevano tutti. E io, Montella e Prandelli lo abbiamo portato spesso in giro. Quando avvertiva una persona spalancava quegli occhi lì perché voleva vederle, conoscerle. Ecco, i razzisti dovrebbero vivere per un po’ come lui. Poi avrebbero la possibilità di valutare le persone per come sono fatte e non per il colore della pelle».
Chiusura con la questione contratto: «Potrebbe essere diverso annunciare il proprio addio nell’ambiente Barcellona o in quello Roma. Qui siamo più bravi a discutere di molte cose, c’è una passione dialettica alimentata dalle radio. La cosa più corretta, secondo me, è informare la società e poi lei ne fa l’uso che preferisce. Il giusto è questo. E se mi chiamano io la risposta alla società la do...».
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