L’unica vera carezza della giornata arriva sui titoli di coda, quando contattiamo Monchi al telefono per chiedergli se intenda replicare al duro attacco di James Pallotta. "No, perché la Roma è più importante di me", scrivono Massimo Cecchini e Filippo Maria Ricci su La Gazzetta dello Sport.
rassegna stampa
Roma, divorzio in piazza. Monchi si spiega e Pallotta lo attacca
L’ex ds: "Idee divergenti con lui". Il presidente: "Gli ho dato le chiavi del club e i risultati sono questi..."
Il tono di voce però è sorpreso, come di chi sa di aver (semmai) usato il fioretto per poi rimanere colpito da una cannonata. Certo, con l’aria pesante che circola intorno alla Roma negli ultimi giorni, forse la conferenza di ritorno nella rassicurante Siviglia (al posto dell’intrigante Arsenal) poteva essere posposta, ma Monchi non aveva infierito. "Sono andato via per una ragione semplice: abbiamo capito che l’idea della proprietà era diversa rispetto alla mia. Il presidente pensava che fosse andare meglio a destra, io a sinistra. Continuare così non era giusto".
E ancora: "Io posso solo parlare bene di Pallotta e di tutta la Roma. Mai sentirete una mia parola contro la società. Il mio addio non è legato all’esonero di Di Francesco. È vero che la mia fiducia in Eusebio era grandissima, ma è una decisione che ha preso la società in un momento in cui già sapevo che il mio cammino non era sicuro. Ho commesso un errore da principiante perché era la prima volta che lasciavo Siviglia: avrei dovuto informarmi di più e conoscere meglio il club nel quale andavo. Mi sono trovato di fronte a una situazione che non conoscevo e sono stato colto di sorpresa. Però dei due anni a Roma non mi pento di nessuna decisione che ho preso. E firmerei ancora per la Roma". E poi a Rete Sport aveva aggiunto: "Ho condiviso tutto con il presidente e sapendo che forse per i tifosi erano decisioni difficili da comprendere. Pensate che abbia venduto Salah perché fossi contento di farlo? Ho dovuto perché ce n’era bisogno. La Roma comunque ha basi forti e dei veri professionisti a livello dirigenziale. Totti? Sta crescendo tantissimo. Spero che i frutti del mio lavoro si vedano in futuro e che Pastore, ad esempio, ancora possa fare la differenza. Io comunque amerò la Roma per sempre".
Le parole dolci, però, non hanno placato Pallotta: "Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere le dichiarazioni di Monchi, dove ha dichiarato che volevamo intraprendere strade diverse. Voglio fare chiarezza. Da subito ho detto che avrei voluto allenatori, preparatori, staff medico, addetti allo scouting e organizzazione tutto di primo livello. Ho speso tanti soldi per avere Monchi e gli ho dato le chiavi per dar vita a tutto questo. Gli ho dato il pieno controllo per ingaggiare l’allenatore che voleva, per assumere collaboratori, preparatori e per acquistare i giocatori che preferiva. Guardando i risultati e le nostre prestazioni, è chiaro che questo non abbia funzionato". Di questo divorzio non è escluso che sentiremo ancora parlare.
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