Diego Perotti, attaccante della Roma classe 1988, ha concesso una lunga intervista a SportWeek, inserto del sabato de "La Gazzetta dello Sport". L'argentino si è soffermato sul suo arrivo nella capitale, sul rapporto con Francesco Totti, sul nuovo stadio giallorosso, e non solo. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni:
rassegna stampa
Perotti: “Segnare mi viene difficile. Roma ti dà pressione, ma deve stimolarti”
Parla l'argentino: "Sono innamorato di questa città. Oggi che ci troviamo in un momento cruciale si sente grossa responsabilità verso la squadra, ma me la godo"
Quali responsabilità lei crede di avere in questa Roma?
"Per me è stato decisivo giocare fin da subito. Sbarcai la domenica sera dopo la mia ultima partita con il Genoa, ed il martedì successivo giocai contro il Sassuolo: vinciamo 2-0 e servo l'assist decisivo per El Shaarawy. La notte prima del mio esordio ho dormito poco e male. Ero in ansia e preoccupato di non essere all'altezza di una squadra come la Roma. A Siviglia giocavo in un club importante, ma non come questo. Lì potevi accontentarti di arrivare terzo dopo Barcellona e Real, qui no. A Roma devi vincere. Oggi che ci troviamo in un momento cruciale della stagione si sente la pressione e grossa responsabilità verso la squadra, ma me la godo. Mi godo la possibilità di calciare un rigore e di essere decisivo".
Rispetto ai tempi del Genoa lei punta di più la porta: è una sua crescita o gliel'ha chiesto Spalletti?
"Se devo essere sincero, tanti allenatori mi hanno chiesto di tirare di più in porta. Non dovrei dirlo, ma segnare mi viene difficile. E non voglio che diventi un'ossessione, sennò è peggio. Certe volte vedo dei colleghi che tirano da posizioni impossibili e penso: 'Ma come fa a vedere la porta? Io non la vedo'. Per me è più naturale servire l'assist anche quando sarebbe più facile tirare".
Il "10" che ha tatuato sul collo rappresenta il numero di maglia che non osa chiedere a Totti?
(ride) "La verità è che questo tatuaggio ne copre un altro, un bacio che non era venuto bene. Il 10 è un numero che mi piace fin da piccolo, ma non c'entra nulla con Totti: non mi permetterei mai di chiederlo per rispetto suo e della Roma".
Ma lei si sente l'erede del capitano, almeno per capacità tecniche?
"No. Ho avuto la fortuna di giocare sia con Riquelme che con Totti ed è frustrante vederli calciare ogni giorno e sapere di non potere mai neanche avvicinarsi al loro talento. E' come una barriera che ti separa da loro e sai che non potrai mai scavalcarla".
Con Totti siete amici?
"Non andiamo a cena insieme ma parliamo di calcio. Mi piace fargli qualche domanda, ma cerco di non scocciarlo più di tanto. Verso determinati calciatori ho un rispetto particolare. Avere un papà calciatore in un epoca tanto diversa mi ha insegnato ad avere un certo atteggiamento. Quando sono arrivato in prima squadra al Deportivo Moron se non c'era posto nello spogliatoio mi cambiavo in piedi. Oggi un ragazzino della Primavera si rifiuta di stare in mezzo quando si fa torello, e se lo racconto a mio padre, mi risponde: 'E tu non lo prendi per il collo?'. Mi mantengo a distanza da Totti: se non è lui a ridurla, non sarò io ad accorciarla".
Lui e Spalletti si sono schierati per il nuovo stadio: è fondamentale?
"Sì. Vorrei avere i tifosi più vicini al campo. Forse non lo scudetto, ma sicuramente avremmo avuto qualche punto in più".
A fine ottobre il suo allenatore disse: "Chi di voi non riesce a reggere la pressione è pregato di cambiare aria"
"Roma è una città che ti dà pressione. Ma è una pressione che deve stimolarti, non impaurirti. Sono argentino e conosco i tifosi del Boca: qui è uguale. Non puoi accontentarti del piazzamento, devi alzare un trofeo. Ma credo che nessuno di noi se la faccia addosso. Fazio, per esempio: io sono in camera con lui. La sera appoggia la testa sul cuscino e dorme all'istante. Sono io quello che fa un paio di giri della stanza. Sono innamorato di Roma e mia moglie non si vede in nessun altro posto".
Perotti, il meglio deve ancora venire?
"Penso di sì. Spero che non sia il mio massimo livello. Ma è stato difficile arrivare fino a qua e, se guardo indietro, non posso che essere contento di quanto ho fatto".
Un dispetto che si può raccontare?
Il mio compagno di squadra Salah è molto riservato e pudico. Sotto la doccia lo tormento: “Fatti baciare, fatti toccare”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA