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Nainggolan: “Pellegrini pensi meno a cosa dice la gente. Esonero De Rossi una follia”

Nainggolan: “Pellegrini pensi meno a cosa dice la gente. Esonero De Rossi una follia” - immagine 1
Il centrocampista belga sul match di stasera con l'Inter e non solo: "I Friedkin capiscono poco di calcio. La proprietà non conosce il tifo, non sa come funziona la città, la sottovalutano e vanno in crisi"
Redazione

Dove sta Radja Nainggolan? Con il cuore all’Olimpico, stasera per Roma-Inter. Con il corpo "a casa mia, in Belgio. Aspetto una chiamata da una squadra. Ma non se non arriva, smetto. Che devo fare? Mica faccio l’elemosina per giocare a calcio". Il Ninja si è raccontato in un'intervista a Davide Stoppini su 'La Gazzetta Sportiva' sul big match di stasera e non solo:

Pronostico chiuso? "No. Perché la Roma gioca in casa, ha il miglior tifo che c’è. E con quella gente, c’è una spinta in più. Certo, è una squadra che si sta ricostruendo, ha tanti giocatori nuovi e un allenatore che non sta raccogliendo tantissimo".

C’è una zona di campo dove l’Inter può andare in difficoltà? "Più che una zona, una modalità di gioco. La Roma deve cercare il possesso palla. Come facevamo noi all’epoca, quando contro le grandi vincevamo spesso. Oggi invece niente..."

Pellegrini è fischiato dai suoi tifosi, c’è chi dice paghi il peso della fascia di capitano. "Anche io ho avuto la fascia. E avevo davanti Totti e De Rossi...e allora? Io ho tanta personalità, mi fischiano o mi applaudono fa lo stesso, mi entra da uno orecchio e mi esce dall’altro. Io non ho mai sofferto le negatività intorno a me. Pellegrini è intelligente. È un buon giocatore: dovrebbe pensare un po’ meno a quello che dice di lui la gente".

È passata qualche settimana. Si è dato una spiegazione di quanto accaduto con De Rossi? "È stata una follia mandarlo via. Aveva fatto meglio di Mourinho, giovane, innamorato e conoscitore dell’ambiente, l’hanno cacciato senza dargli tempo di inserire tanti giocatori nuovi. E non lo meritava neppure come uomo. Per motivi calcistici? Cavolate, ci sarà altro. Non so, penso alla questione Zalewski: lui disse che non era stata una scelta sua metterlo fuori rosa. Tanti altri al posto di Daniele avrebbero detto il contrario su imposizione della società. È rimasto se stesso, di questo sia orgoglioso".

I Friedkin si saranno pentiti? "Ma sono imprenditori, cosa capiscono di calcio? Non credo tanto. Vengono, vogliono fare soldi, comprano ragazzi, spendono ma non bene. Dentro il mondo del calcio si sta con competenza e passione. Se pensi solo al business..."

Lei ha vissuto pure la contestazione di un’altra gestione americana, quella di Pallotta. "Vale per i presidenti quello che accade coi giocatori. Ora arrivano in un club che non lotta per lo scudetto, pensano di giocare in scioltezza, ma a Roma devi saper vivere con le pressioni addosso. La proprietà non conosce il tifo, non sa come funziona la città, la sottovalutano e vanno in crisi".