rassegna stampa

Lo share entra nella ripartizione dei proventi TV

Con l’innalzamento della fetta in parti uguali dal 40 al 50% e la riduzione della componente storica dei risultati, ci sarà un riequilibrio nella suddivisione delle risorse dei diritti tv tra le squadre del massimo campionato

Redazione

Lo "share televisivo certificato" entra tra le modalità di determinazione del "radicamento sociale" utilizzato nella ripartizione dei proventi derivanti dai diritti tv della Lega Serie A. Lo stabilisce un emendamento del Partito democratico, riformulato, al Ddl bilancio votato dalla commissione Bilancio della Camera. Il dato va ad aggiungersi alla proposta di modifica che corregge la norma sul tema approvata al Senato, al numero di spettatori paganti che hanno assistito dal vivo alle gare casalinghe.

Come scrive "La Gazzetta dello Sport", una novità non da poco nel processo di riforma della Legge Melandri portato avanti dal ministro dello Sport, Lotti. Nella sua formulazione originaria, la ripartizione dei proventi televisivi avrebbe penalizzato fortemente le big, in particolare la Juventus che, utilizzando solo gli spettatori paganti allo stadio per calcolare il 20% della torta legato al «radicamento sociale», sarebbe arrivata a perdere 35-40 milioni su base annua. Inserendo lo share tv per le partite trasmesse dalle televisioni a pagamento i danni per le grandi società vengono attutiti, visto che gli ascolti amplificano la differenza rispetto alle medio-piccole. Con l’innalzamento della fetta in parti uguali dal 40 al 50% e la riduzione della componente storica dei risultati, ci sarà comunque un riequilibrio nella suddivisione delle risorse dei diritti tv tra le squadre del massimo campionato.