Volevano mandarlo in Arabia e sostituirlo con Soulé. Basta ricordare il piano della Roma su Paulo Dybala per spiegare la confusione che regna da mesi a Trigoria, scrive Gian Battista Olivero su La Gazzetta dello Sport. La sfida dell'Olimpico è venuta fuori come ci si aspettava: brutta, faticosa, piena di buona volontà ma di scarsa tecnica. La Roma doveva cominciare a traghettarsi oltre il mare delle difficoltà di vario genere nelle quali è naufragata: la riva è ancora lontanissima, ma almeno sul piano dell'atteggiamento ieri nessuno ha deluso. Juric potrebbe aver salvato la panchina. Usiamo il condizionale perché le vie dei Friedkin sono misteriose e a dire il vero non può certo essere stata la prova di ieri a fugare i dubbi sulla guida tecnica. Comunque l'allenatore ha ottenuto dalla serata ciò che si aspettava. Vanoli, invece, no. Il Toro è stato scialbo. Juric ha escluso per scelta tecnica Cristante e Pellegrini e ha dovuto rinunciare all'influenzato Dovbyk. Dybala fa il falso nove: parte dal centro, ma poi svaria aprendo spazi. Non succede nulla di significativo per venti minuti, poi Linetty appoggia maldestramente all'indietro, Dybala anticipa e dribbla Milinkovic e in una frazione di secondo riesce a girarsi e a calciare verso la porta da posizione defilata. La Roma estrae con Dybala la pepita dal fango, ma dimostra di essere ancora impantanata: non ci si può trascinare così fino a maggio, serve una sterzata rapida ed efficace.
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La Gazzetta dello Sport
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